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Donazione di sangue: un atto di solidarietà per la vita

 |  Redazione Sconfini

Il sangue è indispensabile nei servizi di primo soccorso, di emergenza o urgenza, in interventi chirurgici e trapianti di organo, nella cura delle malattie oncologiche, nelle varie forme di anemia cronica. Non c’è istituzione o singolo che, da solo, possa far fronte a questa perenne emergenza che può essere superata solo con la consapevolezza e la solidarietà di tutti i cittadini.

Molti possono donare il sangue e la maggior parte di noi, almeno una volta nella vita, potrebbe averne bisogno.
Il donatore occasionale deve rivolgersi a Avis, Croce Rossa Italiana, Fidas e Fratres, o presso i Centri abilitati del Servizio sanitario nazionale. Riceverà tutte le garanzie che il prelievo sarà effettuato correttamente. Ci si presenta la mattina a digiuno: si può bere un caffè o un tè caldo, ma non ingerire latte né cibi solidi. Il prelievo consiste nella raccolta di una certa quantità di sangue dal volontario con materiale rigorosamente sterile e monouso. Il personale è costituito da medici ed infermieri professionali appositamente formati e disponibili per qualsiasi informazione. I donatori di sangue e di emocomponenti con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l’intera giornata in cui effettuano la donazione, conservando la normale retribuzione per l’intera giornata lavorativa. Oltre alla donazione di sangue intero è possibile donare i singoli componenti del sangue con procedure denominate di aferesi (da afero: porto via da…).
Si può donare il sangue intero. La donazione dura circa 15 minuti. Oggi il sangue intero viene utilizzato quasi esclusivamente per la produzione degli emocomponenti (plasma, piastrine, globuli rossi). Si può donare sangue intero ogni 3 mesi per i maschi e le donne non in età fertile, ogni 6 mesi per le donne in età fertile.
Si può donare soltanto il plasma: plasmaferesi. Un separatore cellulare collegato alla cannula (l’ago che viene inserito in vena), permette di separare il plasma dalle altre cellule del sangue, che vengono reinfuse nel circolo sanguigno. Vengono prelevati circa 500 ml di plasma ed il tempo di donazione dipende dal flusso di sangue del singolo individuo: tanto più è veloce il flusso di sangue, tanto meno dura la donazione. Il recupero del volume ematico è immediato e per recuperare le sostanze come le proteine che si trovano nel plasma s’impiegano pochi giorni. Secondo la legge italiana si può donare il plasma ogni 14 giorni.
• Si possono donare soltanto le piastrine: piastrinoaferesi. La donazione dura all’incirca un’ora e mezza. Il procedimento è simile a quello della plasmaferesi: un’apparecchiatura separa la parte corpuscolata dal plasma ed estrae da questa le piastrine che vengono raccolte in un’apposita sacca. Il plasma, i globuli rossi e i globuli bianchi vengono reinfusi al donatore. È possibile effettuare fino a 6 piastrinoaferesi l’anno.
Si possono effettuare donazioni multiple di emocomponenti grazie ai separatori cellulari: ad esempio una donazione di plasma e globuli rossi (eritroplasmaferesi), una donazione di globuli rossi e piastrine (eritropiastrinoaferesi), una donazione di piastrine raccolta in due sacche, una donazione di plasma e piastrine (plasmapiastrinoaferesi).
La sicurezza è lo strumento attraverso il quale viene tutelata la salute dei donatori e dei pazienti. Per ogni unità raccolta, sia essa di sangue intero, plasma, piastrine o altri emocomponenti, vengono effettuati accertamenti di laboratorio atti a valutarne l’idoneità alla trasfusione, e precisamente: emocromo completo per lo studio di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine; transaminasi ALT (per lo studio del fegato); sierodiagnosi per la lue o sifilide, HIV Ab 1-2 (per l’Aids), HBs Ag (per l’epatite B), HCV Ab e ricerca di costituenti virali dell’HCV (per l’epatite C); controlli e determinazione del gruppo sanguigno e del fattore Rh. Secondo le normative vigenti in campo trasfusionale infatti nessuna unità può essere distribuita se non è stata prima testata per le evidenziabili malattie virali a oggi trasmissibili. Il donatore periodico, oltre agli esami sopra riportati, ogni anno deve essere sottoposto ai seguenti esami: creatininemia, glicemia, proteinemia, sideremia, colesterolemia, trigliceridemia, ferritinemia.
Per essere donatore anche solo occasionale le condizioni di base sono: un’età compresa tra 18 e 60 anni per candidarsi a diventare donatori di sangue intero, fino a 65 anni per proseguire l’attività di donazione per i donatori periodici (con deroghe a giudizio del medico); pesare più di 50 kg; pulsazioni comprese tra 50-100 battiti/min (anche con frequenza inferiore per chi pratica attività sportive); pressione arteriosa sistolica o massima tra 110 e 180 mm di mercurio, diastolica o minima tra 60 e 100 mm di mercurio; stato di salute buono; uno stile di vita con nessun comportamento a rischio. È doveroso autoescludersi nei casi in cui si abbia una storia personale con: assunzione di droghe, alcolismo, rapporti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive, epatite o ittero, malattie veneree.
Perché i donatori volontari sono periodici? Perché l’obiettivo primario e fondamentale è la sicurezza. I donatori periodici sono molto controllati dal punto di vista medico, vengono costantemente sottoposti ad un’accurata visita e ad attenti controlli sul loro sangue, e poiché la loro scelta di donare è libera, non condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili dei donatori occasionali. Il ricorso ai donatori periodici consente inoltre: maggiore programmazione della raccolta del sangue; possibile “conversione” dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella differenziata mediante aferesi; gestione anche delle situazioni di urgenze o emergenze; di effettuare educazione sanitaria e promozione della salute.
Il sangue intero e i concentrati di globuli rossi vengono conservati in appositi frigoriferi a una temperatura fra i +2 e i +6 °C, per un massimo di 35/42 giorni a seconda della soluzione additiva presente nella sacca. I globuli rossi possono essere conservati congelati a –80 °C per mesi e anche per anni. I concentrati di piastrine sono conservati a temperatura ambiente (+20/22 °C) per un massimo di 5/7 giorni. I concentrati di globuli bianchi devono essere utilizzati entro 12 ore dalla preparazione e conservati a temperatura ambiente. Il plasma viene congelato e, se conservato costantemente a temperatura inferiore a –30 °C, può essere impiegato in un periodo massimo di 12 mesi. Questi dati non sono fissi, ma evolvono in base al progresso delle applicazioni tecnologiche e vengono di volta in volta stabiliti da decreti ministeriali.
Dai dati appena riportati emerge l’importanza che riveste un uso razionale e programmato del sangue, al fine di evitarne inutili sprechi. Il Registro nazionale e regionale del sangue e del plasma, istituito con D.M. del 18.06.1991, è un sistema informativo stabile per la conoscenza dei dati relativi alla raccolta e distribuzione del sangue umano e al complesso delle attività svolte dai servizi trasfusionali esistenti sul territorio nazionale. A tutt’oggi sono stati pubblicati i rapporti relativi agli anni 1991-2006. Il Registro permette di conoscere la produzione e distribuzione di sangue e di emocomponenti sul territorio nazionale, rappresentando uno strumento importante per la programmazione dei fabbisogni: è compilato dal responsabile di ogni Struttura Trasfusionale (294 nel 2006), secondo il questionario definito per decreto ministeriale nel 1996, trasmesso al proprio Centro regionale di Coordinamento e compensazione (o all’Ufficio regionale competente) e da questi all’Istituto Superiore di Sanità. Il Registro è costituito essenzialmente da due sezioni: la prima fornisce dati relativi alla gestione dei donatori, delle donazioni e del plasma; la seconda è dedicata al monitoraggio di altre attività fondamentali per il sistema trasfusionale (diagnostica di laboratorio, informatizzazione, controlli di qualità, comitati per il buon uso del sangue).

foto: Hush Naidoo


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