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Insonnia: dormire come un ghiro a volte è un sogno

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Con il termine insonnia si indica l’esperienza di un sonno insoddisfacente per quantità o per qualità. L’insonnia è caratterizzata da sintomi come difficoltà ad iniziare o mantenere il sonno, risveglio mattutino precoce e sonno poco ristoratore.

 

Accanto ai sintomi notturni possono essere presenti precisi disturbi diurni correlati, quali astenia, sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione e irritabilità. La ricerca dei disturbi notturni e diurni associati all’insonnia, definiti come indicatori dell’insonnia, è fondamentale per una corretta diagnosi del disturbo del sonno e per capire se e come questo influisce sulla salute e sulla qualità di vita del paziente. Per approfondire il tema ci siamo rivolti a un esperto in materia, il dottor Gian Luigi Gigli, professore ordinario di Neurologia all’Università di Udine.

 

Quanto è diffusa l’insonnia?

“In Europa tra il 4% e il 22% della popolazione riporta di essere stato affetto da tale disturbo per un periodo compreso tra i 2 ed i 6 anni. Diverse indagini collocano al 13% circa la prevalenza dell’insonnia cronica nella popolazione generale; in particolari gruppi di soggetti tale percentuale può aumentare anche notevolmente. Per esempio, lo studio epidemiologico Morfeo 1, condotto in Italia dall’Associazione Italiana Medicina del Sonno in collaborazione con  i medici di medicina generale, ha mostrato una prevalenza del disturbo del sonno tra la popolazione che afferisce presso l’ambulatorio del medico di medicina generale pari al 64%. Di questi pazienti, il 44% riportava che l’insonnia andava a compromettere le attività diurne, mentre solo il restante 20% non riferiva segni di sofferenza durante le ore del giorno come conseguenza di un sonno alterato. I principali fattori di rischio per la comparsa dell’insonnia risultavano essere: la depressione, la presenza di malattie concomitanti, il sesso femminile, l’essere disoccupati, il basso livello d’istruzione e l’età avanzata”.

 

Quali sono le differenza tra insonnia occasionale ed insonnia cronica?

“Una domanda fondamentale da porre al paziente è: “Quando è iniziata l’insonnia?”. In base alla risposta distingueremo un’insonnia di recente insorgenza (meno di un mese) da un’insonnia cronica (che dura più di un mese). L’anamnesi dovrà concentrarsi anche nella ricerca di eventi o situazioni nella vita del paziente che possono averla scatenata. L’insonnia di recente insorgenza è spesso correlata ad una situazione disturbante. Le situazioni spiacevoli come un lutto familiare, la perdita del posto di lavoro e i contrasti familiari sono più frequentemente riportate come causa d’insonnia. Solo a volte è possibile risalire ad eventi causa di un’intensa emozione positiva (promozioni, matrimonio) come correlati all’insorgenza di sintomi d’insonnia. L’insonnia occasionale può esaurirsi spontaneamente, ma può anche trasformarsi in una forma cronica detta psicofisiologica, sicuramente più difficile da trattare rispetto alle forme d’insonnia di recente insorgenza. In tale tipo d’insonnia, il ripetersi di difficoltà di addormentamento finisce per diventare causa d’insonnia cronica: essa diviene per così dire appresa e il paziente fatica a addormentarsi per l’ansia generata dalla paura di non addormentarsi. Compito del medico esperto di medicina del sonno è quello di carpire il substrato psicologico del paziente con insonnia, al fine di riconoscere eventuali aspetti caratteriali (tendenza all’introspezione e al pensiero ruminativo) che, attraverso lo sviluppo di meccanismi di condizionamento negativo legati al sonno, potrebbero agire come fattori perpetuanti l’insonnia, determinandone la cronicizzazione. Purtroppo, spesso l’insonnia non viene identificata tempestivamente, anche perché più della metà dei pazienti insonni tende a non riferire il disturbo al proprio medico curante. Da evidenziare che l’insonnia va sempre riconosciuta come un importante problema clinico, e come tale va sempre riferita al proprio medico di medicina generale, il quale, se necessario, potrà avvalersi di centri esperti in Medicina del Sonno per risolvere casi particolarmente difficili”.

 

Da cosa può essere provocata?

“Le cause d’insonnia sono diverse. La raccolta anamnestica è un momento fondamentale perché permette, in base ai sintomi notturni riferiti dal paziente, di indirizzare il sospetto diagnostico. Considerando le possibili cause d’insonnia, possiamo distinguere delle forme in cui non è possibile riconoscere uno specifico fattore causale, come l’insonnia idiopatica e quella psicofisiologica. Altre forme d’insonnia, invece, sono secondarie a particolari comportamenti (insonnia da alterata igiene del sonno o da assunzione di farmaci e sostanze) o patologie non correlate con il riposo notturno (ansia, depressione, dolore cronico). Infine, esiste un grosso capitolo costituito dalle insonnie secondarie a specifici disturbi del sonno. I più comuni disturbi del sonno sono di natura respiratoria (come la sindrome delle apnee morfeiche ostruttive o centrali), oppure dovuti ad alterazione del ritmo sonno-veglia (come lo jet-lag o il lavoro in turni), o legati a particolari attività motorie durante il sonno (come la sindrome delle gambe senza riposo e le parasonnie)”.

 

Quali sono le forme più comuni d’insonnia?

“L’insonnia associata a depressione e la sindrome delle gambe senza riposo. I profondi legami tra insonnia e depressione sono noti da tempo. Un sonno notturno disturbato non solo si osserva in concomitanza con la depressione, ma talora ne è il sintomo anticipatore. L’insieme dei dati clinici e degli studi neurofisiologici ha permesso di confermare la tesi che insonnia e depressione sono strettamente interconnesse, condividendo parecchi meccanismi neurobiologici. Spesso è proprio la risoluzione del disturbo di sonno che annuncia il le ore non passano mai...miglioramento dei sintomi depressivi, mentre il permanere di disturbi del sonno dopo la risoluzione dell’episodio depressivo costituisce un campanello d’allarme per possibili ricadute della depressione. La sindrome delle gambe senza riposo è sicuramente una tra le forme più comuni d’insonnia cronica: purtroppo, è spesso poco conosciuta e solo un attento colloquio clinico riesce a porre l’accento su quelli che sono i sintomi classici del disturbo. Tipicamente il paziente affetto da sindrome delle gambe senza riposo riferisce una severa insonnia iniziale con notevole difficoltà all’addormentamento. L’insonnia è sempre secondaria ad una sensazione di “fastidio” o di “irrequietezza” agli arti inferiori, che costringe il paziente ad alzarsi dal letto e camminare per la stanza o a mettere in pratica dei movimenti (allungamenti, massaggi) che inevitabilmente ritardano il fisiologico addormentamento, anche di diverse ore. Il fastidio alle gambe viene temporaneamente alleviato da questi movimenti e tende a scomparire con le prime ore del mattino, permettendo così al paziente di soddisfare il suo bisogno di sonno solo per poche ore. Il crescente interesse riguardo alla sindrome delle gambe senza riposo ha permesso di individuare un numero sempre più ampio di soggetti affetti da tale disturbo, talora raggruppati in famiglie, di riconoscere nuove forme secondarie o sintomatiche della sindrome (come nell’insufficienza renale, nel diabete, nelle anemie ferroprive, nella gravidanza) e di sperimentare nuove molecole farmacologiche particolarmente efficaci nel controllarne la sintomatologia clinica”.

 

Come si manifesta l’insonnia nei bambini?

“I bambini presentano una grande capacità di adattamento: in età pediatrica possono modificare le loro abitudini di sonno, dormire ad orari diversi e spezzare il loro sonno in più segmenti. Alcuni pattern di sonno possono essere causa d’insonnia tra i membri della famiglia, ma per l’infante rappresentano delle variazioni fisiologiche della normale funzione ipnica (dal greco hýpnos, sonno, ndr), piuttosto che veri disturbi. La diagnosi d’insonnia in età pediatrica risulta particolarmente complessa per gli ovvi limiti che si presentano durante il colloquio clinico, dove sono spesso i genitori a riferire, interpretando, le caratteristiche ipniche del proprio bambino. Affinché un problema d’insonnia sia davvero rilevante in età pediatrica, bisogna rilevare la presenza di queste due condizioni: il bambino dovrebbe avere difficoltà evidenti a addormentarsi anche agli orari serali corretti; il sonno del bambino dovrebbe essere interrotto inopportunamente, anche in ambienti non disturbanti, con un periodo complessivo di sonno al di sotto delle esigenze fisiologiche, causando un disturbo delle funzioni diurne”.

 

Come si modifica con l’avanzare dell’età il ritmo sonno-veglia?

“Spesso pazienti anziani vengono visitati presso i nostri ambulatori perché riferiscono la presenza di sintomi d’insonnia precedentemente assenti. Anche se l’insonnia è effettivamente più frequente nei pazienti anziani rispetto ai soggetti di giovane età, quella che viene riconosciuta dal paziente come un’insonnia, però, frequentemente è solo il fisiologico cambiamento del ritmo sonno-veglia e delle caratteristiche del riposo notturno legato all’età. Infatti, con l’avanzare dell’età si osserva una tendenza all’anticipazione di fase, che consiste in un orario di addormentamento e di risveglio anticipato. Se il soggetto giovane presenta un crono-tipo da gufo, l’anziano diventa progressivamente un’allodola. Inoltre, il riposo notturno sarà sempre più disturbato e poco soddisfacente (minor tempo trascorso in fasi di sonno con caratteristiche ristoratrici)”.

 

Esistono regole del “buon sonno”?

“Certamente, e comprendono una serie di norme comportamentali ed abitudini di vita che, se accuratamente seguite, hanno il compito di favorire il sonno. Tali regole, indicate come norme di igiene del sonno, sono in gran parte dettate dal buon senso, come ad esempio: coricarsi ad ore regolari la sera e alzarsi al mattino possibilmente alla stessa ora; non dormire in ambienti troppo caldi; non assumere in modo persistente pillole per dormire; non bere caffè, tè o alcolici la sera. L’efficacia del seguire corrette norme di igiene del sonno sui sintomi d’insonnia dipende fondamentalmente dal peso che eventuali abitudini di vita scorrette hanno sullo stesso disturbo del sonno. Se l’insonnia è secondaria ad un’igiene del sonno scorretta, tali regole permetteranno di risolvere completamente il disturbo. Ma le abitudini di vita erronee difficilmente costituiscono la causa principale dell’insonnia, piuttosto agiscono da fattori perpetuanti l’insonnia; in questo caso un loro corretto trattamento rappresenterà un passo importante, anche se non definitivo per una completa risoluzione del disturbo del sonno. Non esistono dei cibi che ingeriti a cena migliorano il riposo notturno; piuttosto esistono delle vivande che andrebbero evitate la sera in quanto possono, indirettamente, alterare la continuità del sonno a causa di ripetuti risvegli. Come regola generale è controindicata l’assunzione di cibi particolarmente speziati perché possono causare ripetuti risvegli notturni; inoltre, va sconsigliata, specialmente in soggetti affetti da reflusso gastroesofageo, l’assunzione di cibi ad elevato contenuto lipidico in quanto rallentano la motilità gastrica favorendo il passaggio in esofago di contenuto gastrico e la conseguente pirosi, spesso riferita dai pazienti insonni”.

 

Come si cura l’insonnia?

“Il trattamento dell’insonnia è sempre personalizzato e deve tener conto del crono-tipo del paziente, delle condizioni familiari, delle abitudini lavorative, di eventuali specifici disturbi del sonno. Per esempio, la sindrome delle gambe senza riposo si cura con i dopamino-agonisti e non con i farmaci induttori del sonno; lo stesso vale per il disturbo del sonno secondario a depressione o a problemi respiratori notturni. La diagnosi e il trattamento delle patologie concomitanti sono fondamentali nei soggetti insonni: anche un semplice antidolorifico può determinare nei casi indicati un netto miglioramento del riposo notturno. Il trattamento dell’insonnia si basa su un approccio non-farmacologico e su uno farmacologico; in certi casi le due modalità di terapia possono combinarsi tra loro. Le soluzioni terapeutiche attuali sono in genere efficaci nel trattamento degli indicatori dell’insonnia e sui parametri oggettivi della polisonnografia. La terapia non-farmacologica si adopera in particolari condizioni al fine di evitare un cattivo utilizzo di ipnoinducenti da parte del paziente; purtroppo, la terapia non-farmacologica richiede parecchio tempo per dare dei risultati e necessita, quindi, di una grande collaborazione tra paziente e medico. Tra gli approcci non-farmacologici all’insonnia ricordiamo: l’educazione alle norme di igiene del sonno, la terapia cognitiva, le tecniche di controllo degli stimoli, la terapia della restrizione del sonno e le tecniche di rilassamento e di biofeedback; molto importante anche la fototerapia per i disturbi del ritmo sonno-veglia. Il trattamento farmacologico dell’insonnia è spesso l’approccio più realistico ed efficace, e si avvale di farmaci definiti ipnotici per la loro capacità di indurre il sonno; l’uso di tali molecole, però, non può essere continuativo per l’alto rischio di tolleranza e dipendenza. Spesso nella pratica clinica trovano spazio alcuni farmaci antidepressivi che posseggono proprietà sedative; a differenza degli ipnotici benzodiazepinici il loro utilizzo è meno gravato dalla comparsa di tolleranza e/o dipendenza”.

 

Quali sono le conseguenze dell’insonnia?

“L’insonnia causa importanti conseguenze diurne: affaticamento, sonnolenza, minor rendimento, apatia, disturbi dell’umore e ansia. La qualità di vita nei pazienti affetti da insonnia è significativamente più compromessa rispetto al resto della popolazione generale: in particolare, da alcuni studi sembra emergere che soggetti insonni presentino un profilo di qualità di vita sovrapponibile a quello dei pazienti affetti da malattie croniche come la depressione e l’insufficienza renale cronica”.

 

In che modo si può affrontare l’insonnia?

“Attraverso una collaborazione sempre più stretta con i medici di medicina generale e a campagne informative convincenti, si è riusciti negli ultimi anni a sensibilizzare verso i problemi dell’insonnia la popolazione italiana. Oggi l’insonnia viene riconosciuta come una reale malattia che necessita di corretto inquadramento diagnostico e terapie diversificate da soggetto a soggetto. Considerando la notevole compromissione della qualità di vita tra i pazienti insonni, la possibilità che il disturbo cronicizzi, l’elevata concomitanza con diverse patologie (come ipertensione arteriosa e depressione) di cui può condizionare la prognosi, l’unico consiglio da dare al paziente insonne è di riferire, senza procrastinare, i propri disturbi al medico di medicina generale, primo interlocutore per una corretta gestione del disturbo del sonno. Questi deciderà come gestire il paziente e, se lo riterrà necessario, in casi selezionati, potrà inviare l’insonne a medici specialisti in grado di affiancarlo nella più corretta scelta diagnostica e terapeutica”.

Angelica Pellarini

 

Norme igienico-dietetiche per l’insonnia

 

- Dormire solo il tempo sufficiente per un’adeguata efficienza nel giorno successivo.

- Coricarsi ad ore regolari la sera e alzarsi sempre alla stessa ora al mattino.

- Non recuperare il sonno con sonnellini pomeridiani.

- Svolgere moderato esercizio giornaliero, ma non nelle ore precedenti il sonno.

- Non dormire in ambienti rumorosi, né troppo caldi, né troppo freddi.

- Non assumere cronicamente pillole per dormire.

- Non assumere sostanze stimolanti la sera (caffè, tè, Coca-cola).

- Non bere alcolici la sera.

- Andare a letto solo se si ha sonno.

- Non svolgere di sera attività mentali troppo impegnative.

- Utilizzare il letto solo per dormire.

 

 

 In collaborazione con Help!

 

 

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