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Diagnostica per immagini: tecnologie complementari nell’iter diagnostico e terapeutico

 |  Redazione Sconfini

Oltre un secolo è passato da quando, nel 1895, W.C. Roentgen scoprì che i raggi X, attraversando il corpo umano, potevano impressionare la lastra fotografica e rivelare lo scheletro. Poi, dopo molti anni, negli anni ’70-’80, vennero l’ecografia, la tomografia assiale computerizzata e la risonanza magnetica, tecnologie che inducono a non parlare più di radiologia quanto di diagnostica per immagini.

 

Per gestire le moderne e più aggiornate tecnologie, senza cadere nel tecnicismo esasperato, anche la figura professionale del radiologo si è aggiornata. “Il medico radiologo, che è parte integrante del processo diagnostico e terapeutico – afferma il dottor Giorgio Petz, primario radiologo alla Salus di Trieste – non è sempre percepito come tale dal paziente, spesso portato ad interpretarlo come una sorta di “produttore di immagini” ed a sottovalutare il fatto che, per una corretta diagnosi, è importante conoscere la storia clinica del paziente, prendere visione dei suoi esami precedenti ed essere guidato da un preciso quesito clinico. Infatti, l’ampia gamma di possibilità diagnostiche disponibili permette di essere più selettivi nella scelta dell’indagine più appropriata, in base alla patologia ricercata. Questo ci conduce ad uno stretto rapporto oltre che con il paziente anche con i medici prescrittori”.

 

L’indagine mirata è un indispensabile requisito al fine di una diagnosi precisa e precoce. L’interpretazione del risultato richiede forse una sorta di “radiologia d’organo”, comunque specialistica? “Da diversi anni – continua Petz – si dibatte sull’opportunità di prepaltarare radiologi d’organo oppure esperti, dedicati ad una determinata tecnologia. Nei limiti del possibile succede che il radiologo sia “dedicato” anche se resta necessaria una preparazione, la più completa possibile, per affrontare tutti i campi specialistici, le varie patologie e per risolvere i problemi diagnostici dell’emergenza”.

 

Macchine più veloci, diagnosi migliori e più precise, significa poter dare un servizio a più persone, a costi sostenibili per l’utente e per il servizio sanitario? “Macchine più veloci – sostiene la dottoressa Michela Abbona, responsabile della Tac e della RM alla Salus – consentono sì di dare un servizio a più persone, ma va considerato che ad un esame complesso corrisponde spesso un tempo diagnostico maggiore. L’evoluzione della Tac (apparecchiature multislice), per esempio, permette di produrre moltissime immagini che per essere gestite ed interpretate richiedono tempo, aggiornamento e studio. Per quanto riguarda i costi, alcune apparecchiature estremamente evolute e con campi di applicazione selezionati hanno un elevato costo e sono giustificate in grossi centri, anche per la ricerca. Altre tecnologie avanzate sono disponibili oggi, a costi accettabili, anche in strutture piccole contribuendo così a decongestionare le liste d’attesa”.

 

Oggi l’utente accede facilmente all’informazione che può essere non organica e fuorviante. Questo conduce a richieste di esami, talvolta sollecitati dal paziente, non sempre adatti a rispondere al quesito clinico. “Sta a noi medici – sottolinea la dottoressa Abbona – spiegare il perché di una scelta diagnostica e, soprattutto, limitare le indagini che utilizzano radiazioni ionizzanti sostituendole, ove possibile, con tecniche alternative. La riduzione della dose di esposizione, infatti, è un obiettivo su cui ci si concentra molto di più che in passato”. “La diagnostica per immagini – conclude – è un mondo vasto e affascinante, in continua evoluzione. Tuttavia, va ribadito che le tecnologie più avanzate e “moderne” non vanno considerate migliori delle precedenti: infatti, se questo può essere vero in alcuni casi, per lo più esiste invece un rapporto di complementarietà fra le varie tecniche, e in particolare non va dimenticata la radiologia tradizionale, dalla quale non è tuttora possibile prescindere”.

Ignazia Zanzi

 


 

QUALI ESAMI, QUANDO E PERCHE'

 

> Radiologia tradizionale

È la metodica più conosciuta della diagnostica per immagini; gli esami più diffusi sono quelli del torace e dello scheletro. Quando si esegue una radiografia s’invia una piccola dose di radiazione nella parte del corpo da studiare. Dopo aver attraversato il corpo, le radiazioni, modificate a seconda delle strutture incontrate, proseguono fino alla pellicola radiografica impressionandola. Le radiazioni non si fermano nel corpo umano durante e dopo l’esame. Anche attualmente questa metodica è fondamentale per lo studio di alcune patologie: lesioni traumatiche delle ossa e delle articolazioni; alterazioni del polmone e della pleura; dolore toracico; febbre persistente. L’indagine radiologica non è dolorosa, è di rapida esecuzione e a basso costo. È necessario segnalare lo stato di gravidanza accertato o sospetto, nel qual caso la radiografia va eseguita solo se necessaria e non sostituibile da altri esami che non usano raggi X.

 

> Mammografia

È l’esame radiologico della mammella che impiega basse dosi di raggi X per individuare le forme tumorali ad uno stadio iniziale, prima che siano riconoscibili alla palpazione. Si ritiene di eseguire la prima intorno ai 35-40 anni, fatta eccezione per casi selezionati. È controindicata in gravidanza. La presenza di protesi può ostacolare la valutazione mammografica e, nel caso di seno ricco di componente ghiandolare, “denso”, sarà necessario integrarla con l’ecografia.

 

> Ecografia

Utilizza gli ultrasuoni, inviati attraverso una sonda. È impiegata nello studio delle parti molli (muscoli, tendini, legamenti, linfonodi, collo, mammella), degli organi parenchimatosi (fegato, pancreas, milza, reni), dei vasi e dello scavo pelvico (organi genitali maschili e femminili, vie urinarie). Può essere impiegata in alcuni casi anche nello studio delle vie digestive; è impiegata per guidare agoaspirati, biopsie, drenaggi. Può essere utilizzata in gravidanza. L’indagine è influenzata dall’esperienza professionale dell’operatore. L’eco-color-Doppler serve a studiare i vasi sanguigni.

 

> Tomografia Assiale Computerizzata

Utilizza le radiazioni ionizzanti e consente di analizzare le diverse parti del corpo usando un sottile fascio di raggi x ottenendo immagini di organi e strutture non visualizzabili con la radiologia tradizionale. Ha un vasto impiego che va dallo studio dell’encefalo, del massiccio facciale, del collo, a quello del torace e dell’addome superiore e inferiore, dell’apparato muscolo scheletrico e dei vasi. È utilizzata in radiologia interventistica e per la centratura del bersaglio nei trattamenti radioterapici. Se eseguita con il mezzo di contrasto (a digiuno e previa valutazione della funzionalità renale) il paziente può avvertire sensazione di calore, sapore amaro in bocca e possono intercorrere reazioni avverse da lievi a gravi (quest’ultime molto rare). Il radiologo valuterà di volta in volta la necessità di una preparazione farmacologica antiallergica. È necessario segnalare lo stato di gravidanza accertato o sospetto.

 

> Risonanza Magnetica

Si basa sull’esame degli effetti di un campo magnetico di elevata intensità sul corpo umano. L’apparecchiatura, aperta o chiusa (il paziente entra in una sorta di tunnel), trova applicazione in molti campi: nello studio dell’encefalo, del midollo spinale, del sistema muscolo scheletrico, del cuore e dei vasi, del torace e dell’addome. Per ciò che riguarda il sistema muscolo-scheletrico, in particolare, le apparecchiature dedicate (ARTOSCAN ed E-SCAN) essendo aperte eliminano il problema della claustrofobia, che può verificarsi a volte con gli apparecchi chiusi, e producono immagini di qualità ottimale nello studio delle articolazioni (traumatologia, medicina dello sport, reumatologia).

 

 

In collaborazione con Help!

 

 


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