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A volte viaggiare può diventare un incubo

 |  Redazione Sconfini

 

Gli spostamenti ed i viaggi su mezzi di trasporto, in particolare in auto ma anche in nave o in aereo, per alcune persone sono occasione di spiacevoli e caratteristici disturbi, provocati per

lo più dal movimento impresso passivamente al corpo.

 

La cinetosi, definita nei paesi anglosassoni come motion sickness, è quella situazione di malessere profondo provocata da particolari condizioni di movimento corporeo, reale o apparente, nel rapporto tra l’ambiente circostante e l’individuo. Si prova inizialmente una sensazione di malessere generale, con nausea immediata, senso di stordimento, sonnolenza. Contemporaneamente vi è sudorazione, pallore, ed inevitabilmente subentra dopo poco il vomito.

 

“La sintomatologia – afferma il dottor Stefano Rigo, medico specialista in otorinolaringoiatria – non è ascrivibile ad un quadro patologico vero e proprio quanto piuttosto a un disturbo parafisiologico. Rappresenta, infatti, una reazione fisiologica del nostro organismo che, in presenza di stimoli di movimento contraddittori, ci “blocca” con il malessere, imponendoci l’immobilità. Il fenomeno può comparire in condizioni reali (auto, aereo, nave, giostre), ma addirittura in condizioni di simulazione, come possono essere dei videogiochi particolarmente realistici ed avvolgenti. Negli ultimi tempi difatti si è osservata una riduzione degli occhialini TV, quelli che ci consentivano di guardare un film all’interno di una maschera, poiché producevano dei disturbi molto violenti simili al mal di mare”.

 

L’incidenza di questo fenomeno sembra essere variabile in relazione al particolare ambiente che entra in galtioco: oltre ad essere variabile il grado di malessere, l’aspetto sintomatologico può esaurirsi al termine dello stimolo anomalo o persistere in forme diverse per alcune ore, in rapporto all’intensità e alla durata della stimolazione, alla personalità del soggetto, all’ambiente scatenante.

 

“I sintomi della cinetosi – spiega Rigo – sono riconducibili ad una discordanza di informazioni provenienti da meccanismi complessi caratteristici del nostro sistema dell’equilibrio. Per mantenere un corretto orientamento del corpo nello spazio, il sistema si avvale difatti di alcuni sottosistemi sensoriali: il vestibolare, il visivo e il posturale. Il primo, costituito dal labirinto interno all’orecchio, ci dà informazioni sulla rapidità dei movimenti del capo e sulla forza di gravità; quello visivo ci dà l’informazione inerente la collocazione e l’integrazione del corpo nello spazio; il sistema posturale, infine, integra il sistema con messaggi sulla condizione di contrazione o decontrazione dei nostri muscoli, rappresentando lo schema corporeo osteo-muscolare nel nostro cervello. Queste informazioni vengono processate e valutate dal nostro sistema nervoso centrale e la loro “congruità” ci dà le informazioni indispensabili per percepire e mantenere la stazione eretta o il movimento del nostro corpo nello spazio. La convergenza e l’integrazione dell’attività dei recettori (labirintici, oculari, propriocettivi) avviene a livello dei nuclei vestibolari del tronco e nel cervelletto. Va ricordato che il cervelletto svolge sui nuclei vestibolari un’azione prevalentemente inibitoria e che qualora risultasse deficitario il sistema vestibolare si comporterebbe in modo esplosivo”.

 

La cinetosi nasce quindi da una disomogeneità di informazioni: ad esempio, trovandoci sotto coperta in una barca quando il mare è agitato, il labirinto e la postura ci informano che siamo in balia dei movimenti, ma la vista, fedele all’ambiente circostante, denuncia una stabilità visiva in conflitto con le altre sollecitazioni. Insomma, si genera una situazione conflittuale tra le diverse informazioni sensoriali, che diventano incongruenti nel segnalare gli spostamenti spaziali. Da qui il termine di “conflitto” o “mismatch” neurosensoriale.

 

“La cinetosi inoltre – sostiene lo specialista – si verifica in modo più intenso in soggetti sensibili al movimento, quando i diversi sistemi utilizzati dall’organismo per stabilire la propria posizione nello spazio generano segnali marcatamente incongrui: le accelerazioni percepite dal labirinto non corrispondono alla contemporanea stimolazione e informazione visiva. La reazione del sistema nervoso alla fine è una risposta di tipo ancestrale: ferma l’organismo con la nausea per stabilizzarlo, e il disagio serve come protezione da una situazione di difficoltà!”.

 

Gli elementi predisponenti alla cinetosi sono individuabili in numerosi fattori: in primis, la suscettibilità del sistema vestibolare alle accelerazioni verticali a bassa frequenza (movimenti molto lenti), che sarebbero le più “nauseogeniche” (come ad esempio “l’onda lunga” in maltare). Anche l’ansia predisporrebbe alla motion sickness in quanto sembra generare una particolare attenzione verso tutti i messaggi inviati dal corpo.

 

Ci sono soggetti più suscettibili e predisposti a questo disturbo? “Si è detto del cervelletto come controllore-inibitore dei segnali vestibolari. L’esperienza della cinetosi – risponde Rigo – è riconducibile ad un’immaturità del cervelletto a elaborare segnali ridondanti vestibolari fornendoli così al sistema nervoso centrale quasi come segnali conflittuali. Tale condizione è tipicamente presente in molti bambini (in una percentuale dell’80%), nei quali le funzioni cerebellari non sono sviluppate completamente e di conseguenza il fenomeno cinetosi è quasi una consuetudine. Durante l’età evolutiva si va completando la maturazione funzionale dei sistemi ed il fenomeno si attenua fino a scomparire, tranne che in alcuni soggetti molto sensibili in cui il fenomeno persiste. Una verifica di questa sensibilità si può avere in occasione dei comuni test otovestibolari o nei tracciati delle prove caloriche. Ma l’abitudine e l’allenamento, in virtù della plasticità neuronale e delle capacità di adattamento del sistema nervoso centrale, consentono all’essere umano di superare in parte o totalmente il fenomeno della cinetosi. È un’esperienza vissuta anche da piloti d’aereo o dagli astronauti, affetti da disturbi solo alle prime esperienze di volo o dopo lunghi periodi di riposo, ma che con l’habituation svilupperebbero una disassuefazione al disagio”.

 

Nella realtà virtuale dei più moderni computer si può assistere a fenomeni di sensibilità e sintomatologia analoghi a quelli reali qualora non vi sia congruità visiva con quella vestibolare o posturale. “Interessante – racconta lo specialista in otorinolaringoiatria – è l’esempio di una nota casa produttrice automobilistica tedesca che aveva sviluppato una sorta di scuolaguida virtuale che avrebbe dovuto sostituire quella classica con la macchina, il tutto per ridurre le emissioni nocive: a seguito dei gravi malesseri degli aspiranti driver, ha ritirato il laboratorio in modo inglorioso, con tanto di articolo sulle principali testate europee”.

 

Un altro esempio di mismatch sensoriale è il “mal d’altezza”, detto impropriamente vertigine. “Il termine anglosassone distance vertigo – rileva Rigo – rende ragione della sovrastrutturazione neurosensoriale con ampia componente psichica e ansiogena del quadro sintomatologico sofferto anche per altezze a volte irrilevanti ma che comunque bastano a far percepire il malessere”.

 

Quali terapie sono efficaci e quali precauzioni possono attenuare i sintomi? “Le possibilità terapeutiche per sviluppare l’adattamento – risponde lo specialista – prevedono per coloro che, per esigenze professionali o di altra natura, sono continuamente esposti a stimoli cinetosici l’utilizzo di un programma di riabilitazione vestibolare che, con esercizi fisici e training psicologico, porti a progressiva abitudine e conseguente riduzione della sintomatologia, secondo il principio della plasticità neuronale per il quale l’organo sollecitato ad uno stimolo si adatta e non soffre più. Per tutti gli altri o per quanti mostrano una minore adattabilità, è plausibile una terapia farmacologica”.

 

Nel 1973 si è sperimentata la proprietà anticinetosica della scopolamina, divenuto poi farmaco di riferimento sugli astronauti che soffrivano particolarmente questo disagio in volo. “Questo farmaco – spiega Rigo – viene attualmente utilizzato come cerotto trasdermico anche frazionabile, applicato sull’osso mastoide dietro l’orecchio almeno mezz’ora prima del viaggio: efficace per molte ore, ha come effetti collaterali una midriasi importante (si soffre quindi l’esposizione alla luce, e non deve essere usato da chi è affetto da glaucoma e ipertrofia alla prostata, ndr) e sonnolenza”. “Altri farmaci in forma di compresse o gomme da masticare – conclude – sono palliativi mentre, se la componente ansiogena è preponderante, possono essere efficaci le benzodiazepine”.

Ignazia Zanzi

 


 

 I CONSIGLI DA SEGUIRE

 

Per coloro che abitualmente soffrono di disturbi da cinetosi, che generalmente cessano al termine del viaggio e non danno luogo a conseguenze gravi, sono valide ed efficaci alcune raccomandazioni e strategie da adottare prima e durante il trasferimento.

- Prima di mettersi in viaggio assumere un pasto leggero e cibi solidi, meglio senza bere.

- Sistemarsi nel punto più stabile del veicolo (in auto vicino al guidatore, se non si è al posto di guida; in nave porsi in punti che consentano la visualizzazione dell’orizzonte; in aereo preferire il posto in corrispondenza del finestrino, tra i sedili anteriori).

- Assolutamente non leggere e limitare i movimenti della testa e del corpo.

- Evitare fattori nocivi come fumo, aria viziata, affollamento e caldo, assicurando il ricambio d’aria.

- Non focalizzare i pensieri sulla paura di star male e, se possibile, preventivare e ripassare mentalmente il percorso attuando una sorta di meccanismo anticipatorio.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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