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Vita di coppia: cambia la società, cambia il modo di vivere insieme

 |  Redazione Sconfini

Il vecchio adagio “finché morte non vi separi” fa ormai acqua da tutte le parti ed è entrato così a far parte della storia del costume.

I tempi sono cambiati… e numerosi sono gli aspetti che giocano a sfavore di quelli che una volta erano considerati normali atteggiamenti nei confronti della crisi di una coppia. “Innanzitutto – afferma Maria Grazia Vendrame, Consigliera di Parità della Regione Friuli Venezia Giulia – dobbiamo prendere in esame i diversi ruoli che assolvono i membri di una coppia. In passato era l’uomo che portava il denaro a casa, mentre la donna si dedicava di solito esclusivamente a compiti domestici. Ne conseguiva che era lui la persona dominante all’interno del nucleo familiare, mentre la consorte era una figura totalmente subordinata al marito, situazione che non favoriva una sua emancipazione. Oggi, invece, la donna guadagna, lavora e molte volte ricopre ruoli che superano di gran lunga quelli del marito, situazione che certe volte non fa piacere al consorte che vorrebbe essere lui il capofamiglia”. Ragionevolmente, quindi, possiamo affermare che la subordinazione di una volta è cessata lasciando il posto a una forma di convivenza quasi paritaria, in cui la moglie non dipende più completamente dal marito.
Se le cose non vanno nel matrimonio e la coppia non riesce più a trovarsi perché gli interessi sono cambiati o semplicemente i sentimenti e il desiderio non sono più quelli iniziali, separarsi è la cosa che più di sovente accade, soprattutto in seguito a un tradimento. Qui il comportamento tra uomo e donna è differente: le donne tradiscono ma non sempre lo esplicitano, mentre gli uomini tradiscono e chiedono l’assoluzione all’altro coniuge, nella speranza spesso vana che vi sia ancora un sentimento che riassesti le cose. Ma, al di là delle cause della crisi, la coppia non è sempre sola. Spesso infatti ci sono anche altri individui che ruotano intorno ai coniugi e che potrebbero vivere questa divisione in modo traumatico. “Primi fra tutti – rileva la Consigliera – i figli, che vedono l’unità del loro mondo sgretolarsi e spesso vivono questo momento come una privazione senza limiti; in questi casi ci sono sempre lacerazioni personali e affettive in grado di minare la loro stabilità emotiva”. Indubbiamente, il nostro sistema sociale già da anni si adopera per arginare questi problemi, però sta di fatto che se la coppia decide di separarsi bisogna tenere in considerazione anche i danni che tutto questo porterà a chi le è vicino.
Accade di frequente che il tribunale prolunghi il periodo di attesa del divorzio a più di tre anni; per risolvere la questione dei figli, infatti, ci vuole spesso del tempo addizionale, per dar così modo di intervenire e porre un rimedio ad una situazione che può arrecare danno alla prole. “Credo – sostiene Maria Grazia Vendrame – che attendere un anno per un’istanza di divorzio può andar bene se non ci sono minori. In caso contrario, la cosa migliore da fare è aspettare più a lungo, per cercare di riparare una situazione che può diventare problematica se non affrontata con calma, razionalità e rispettando i tempi di ciascuna persona coinvolta”.
Affrontare in modo critico e consapevole il tema del divorzio pare oggi una necessità irrinunciabile. “Ai giorni nostri – conferma la Consigliera di Parità – una coppia ha una più alta probabilità di veder naufragare il proprio matrimonio e bisogna dire che sicuramente non c’è più la condizione di sposarsi per tutta la vita. Una volta le aspettative di vita erano inferiori e, rispetto ad oggi, la popolazione viveva di meno: era così normale che una coppia riuscisse a trascorrere tutta la vita insieme. Oggi, invece, le cose sono mutate perché si vive di più e il temperamento nei confronti della vita è cambiato: se ci si accorge che le cose non vanno più nel modo voluto, si fa presto a mollare tutto e ad andare per un’altra strada”. “Inoltre – aggiunge – la consapevolezza della parità pone le donne sotto una luce nuova, rendendole più forti agli occhi della società. La donna non vuole più subire e questa consapevolezza mette in difficoltà l’uomo. Di fronte alla non sopportazione, vivere il rapporto di coppia è sempre più complicato: non si è più disposti a chiudere un occhio sulle cose che non vanno bene e l’intransigenza domina, quindi se non si riesce a stare più insieme, se non si trovano più punti di contatto, ci si lascia”. Va detto anche che nemmeno il fatto che molte giovani coppie oggi convivono per un lungo periodo prima di arrivare al matrimonio, le rende poi immuni da un’eventuale separazione.
Nella coppia in crisi chi fa solitamente il primo passo? “Sono più le donne – risponde Vendrame – a chiedere il divorzio, o meglio sono le donne che domandano la separazione e poi gli uomini vogliono il divorzio. Infatti, dopo la separazione i mariti solitamente trovano un’altra compagna, mentre accade che le ex mogli si prendano del tempo “sabbatico” prima di tuffarsi nuovamente in una relazione”.
Quello che manca nelle giovani coppie che si accingono a sposarsi è spesso la consapevolezza di cosa significhi vivere in modo costruttivo un rapporto a due. “Le giovani coppie – sottolinea la Consigliera di Parità – si avvicinano al matrimonio con molta semplicità, una semplicità che spesso costa cara ed è l’artefice di così tanti problemi e sofferenze. Cosa significa amarsi? Cosa vuol dire vivere assieme? Sesso o sentimento? Queste sono le domande cui i giovani dovrebbero rispondere prima di intraprendere un percorso di vita assieme che duri nel tempo”.
Non meno importante è il ruolo dell’educazione impartita nelle scuole. Ricordiamoci bene che le istituzioni scolastiche sono i luoghi principali in cui i giovani vengono forgiati per diventare i futuri adulti. “L’educazione civica – asserisce Maria Grazia Vendrame – dovrebbe trovare il suo motivo di esistere all’interno della scuola: non un’educazione civica che prenda in considerazione unicamente gli articoli della nostra Costituzione, ma una disciplina che affronti anche il tema di come s’instaura una relazione di coppia insistendo molto, a mio avviso, sulla parte educativa in modo che due persone, quando s’incontrano, siano in grado di capire e sapere cos’è il sentimento, diverso dalla passione o dall’attrazione fisica”. Il discorso nelle scuole, poi, dovrebbe essere approfondito riferendosi anche a tutti gli episodi disdicevoli a cui assistiamo ogni giorno: gang formate da minori, bullismo, sopraffazione dei più deboli e via dicendo. “Questi – conferma in conclusione la Consigliera di Parità – sono argomenti che non possono essere affrontati solo all’interno della famiglia: è difficile che un genitore possa spiegare a suo figlio delle cose che non sta vivendo e spesso non ha neanche vissuto”.

foto: Gianni Scognamigno


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