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Barcolana solidale: the show must go on

 |  Redazione Sconfini

Sole. Vento. Trieste. Il Villaggio Barcolana stracolmo di gente. Migliaia di persone sulle rive. Quasi 2.000 iscritti alla regata d’autunno. E tra le barche tirate a festa, ipertecnologiche e con alberi alti anche trenta metri, c’era pure il trabaccolo, un’antica imbarcazione della marineria adriatica vagamente somigliante ad un veliero dei pirati. Il pregevole scafo è di proprietà della Lega Navale di Grado ma per un giorno è diventato la casa galleggiante di Capitan Uncino.


La favola “Peter Pan e la nave dei pirati” è stata uno dei grandi successi, in termini di partecipazione popolare, della manifestazione velica per eccellenza del capoluogo giuliano, ed è stata una spettacolare iniziativa delle associazioni di volontariato nostrane. Motore del progetto è stata la Federazione del Volontariato di Trieste che ha ereditato l’idea dall’associazione Tutela Onlus, ma a girare la chiave d’accensione è stato il Centro Studi Melanie Klein. Non è però un successo di pochi, anzi. Se centinaia di bambini assieme ai loro genitori hanno potuto vivere l’emozione di un viaggio nelle favole lo si deve anche a decine di ragazzi che per puro spirito volontaristico hanno giocato a fare i pirati divertendo così i piccoli visitatori della Barcolana.


La Federazione del Volontariato di Trieste vede i natali nell’ottobre dell’anno scorso e fin da subito si pone, tra gli altri, l’obiettivo di creare una rete di associazioni che consenta loro di condividere esperienze, risorse umane ed economiche per rendere maggiormente efficace l’azione di solidarietà sul territorio. Ne fanno parte trenta sodalizi, eterogenei per ambito di attività ma accomunati dal desiderio di far conoscere alla cittadinanza il valore morale, l’utilità pratica e la necessità di promuovere sul territorio azioni solidali condivise.


Il volontariato del Friuli Venezia Giulia si presenta con numeri importanti e con una rappresentanza istituzionale articolata. Sono state censite più di 6mila associazioni senza scopo di lucro di cui poco più di mille sono quelle cosiddette Onlus di diritto, iscritte cioè al Registro regionale delle Organizzazioni di Volontariato. A Trieste sono seicento circa i sodalizi di cui si ha conoscenza anche se il numero di quelli che hanno una loroalt definita struttura e che operano con una certa costanza è decisamente minore. Tutto questo variegato mondo, però, naviga quotidianamente tra mille difficoltà e tra queste ci sono pure la scarsa conoscenza tra associazioni e la carenza cronica di volontari.


Con manifestazioni quali “Peter Pan e la nave dei pirati”, “Leopoldo Duca di Tergeste” (emozionante e fantasiosa fiaba di cavalieri e principesse presentata in costume al Castello di San Giusto), “Crescere con le favole” e “Insieme a Trieste” (svoltasi recentemente al Salone degli Incanti), tutte targate Federazione del Volontariato e Melanie Klein, si sono presi due piccioni con una fava aprendo la strada ad un nuovo modo di fare volontariato: quello spettacolare. Non è un modo migliore o peggiore e, semplicemente, un altro modo. Molto distante, certamente, da quello tipicamente assistenzialista nell’accezione più ampia del termine e che caratterizza una buona parte di organizzazioni senza scopo di lucro, in assenza del quale, peraltro, vivremmo senza dubbio in una società peggiore, ma assolutamente indispensabile – a parere di chi scrive – per tamponare le falle di una barca qual è il volontariato, per continuare in metafora, che sta lentamente affondando.


Quando il presidente con i capelli bianchi non sarà più in grado di mantenere salda la rotta a chi lascerà il timone dell’associazione se durante la traversata nessun mozzo sarà diventato almeno marinaio? Quando il perdurare della crisi accentuerà il già diffuso individualismo associativo (leggasi “ognuno pensa al suo orticello”), chi sarà disposto a fare uno o due passi indietro per il bene della comunità se la comunità nemmeno la conosce? Ecco allora una tra le tante possibili soluzioni: il volontariato-spettacolo.


Per organizzare uno spettacolo teatrale, seppur amatoriale, c’è la necessità di formare un gruppo di volontari disposti a recitare insieme. Ancor prima, però, è necessario chiamare a raccolta un folto gruppo di associazioni per condividere o presentare loro il progetto. Incontro dopo incontro i volontari delle organizzazioni coinvolte iniziano a conoscersi tra loro, partecipano allo sviluppo dell’azione, condividono idee e si confrontano su proposte concrete. Ognuno, in sostanza, si sente protagonista di un’avventura che da solo avrebbe avuto difficoltà ad immaginare e a portare a termine. Si attribuiscono ruoli, incarichi e responsabilità e alla fine di un duro lavoro di preparazione si apre il sipario. A questo punto, davanti al pubblico, le emozioni fanno il resto.


I batticuori creano forti legami tra i volontari, alimentano il senso di appartenenza ad una squadra e stimolano il lavoro di gruppo per il raggiungimento di un obiettivo comune: recitare per trasmettere spensieratezza e valori morali. E quando lo spettacolo è rivolto ai bambini e ai loro giovani genitori ecco che il volontariato entra nelle case e nei cuori dei futuri volontari che nello spettacolo ritrovano il divertimento e il piacere di stare insieme. E senza saperlo fanno volontariato, contribuiscono alla raccolta fondi che poi vengono utilizzati per aiutare gli altri e così si conoscono “gli altri” e la conoscenza diventa rete. Poi la rete incontra un’altra rete e allora diventa network. E a questo punto abbiamo il volontariato che auspico, caratterizzato da una fitta ragnatela di relazioni umane, solidarietà, condivisione e conoscenza. E se per far crescere nuovi volontari o per far nascere il desiderio di dedicarsi al volontariato è necessario lo spettacolo, ebbene the show must go on. Poi conosceranno anche l’altro volontariato. Quello che ha fatto crescere me come uomo.

 

Pierpaolo Gregori

 


In collaborazione con Help!


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