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Terapia orticolturale, quali i benefici?

 |  Redazione Sconfini

Il verde ha un sicuro effetto benefico sulle condizioni di un malato: lo confermano i numerosi studi condotti a riguardo e l’esperienza di tante strutture che utilizzano il verde come un ausilio per la terapia di svariate patologie.

I risultati che si ottengono sono promettenti e fanno pensare che l’associazione di questo tipo di terapia con le terapie mediche costituisce un binomio vincente in grado di restituire ciò che in precedenza la malattia aveva tolto o compromesso. Sia chiaro che la terapia orticolturale non ha la pretesa di sostituirsi alla medicina tradizionale, ma può accompagnarla in quelli che sono i procedimenti terapeutici per guarire da un evento morboso.
“Gli studi condotti in merito sono vari”, riferisce la dottoressa Alessandra Chermaz, terapista orticolturale, diplomata presso il New York Botanical Garden. “Ricordiamo – prosegue – quello del dottor Ulrich che nel 1984 condusse una delle ricerche più rilevanti su questo argomento, studiando i tempi di recupero di pazienti che avevano subito un intervento chirurgico di colecistectomia. Lo studio, durato 10 anni, ha evidenziato che i pazienti che godevano della vista di alberi attraverso la finestra, avevano un periodo di ospedalizzazione seguente all’intervento più breve (7 giorni invece di 8) e le dosi di antidolorifici di cui necessitavano erano inferiori rispetto a quelle somministrate a degenti la cui unica visione era una parete con mattoni a vista”. Da uno studio più recente inoltre, effettuato su donne che avevano subito un intervento di mastectomia, è emerso che trascorrere giornalmente un certo periodo di tempo nel giardino dell’ospedale, ristabiliva e migliorava l’abilità di concentrazione e di focalizzazione dell’attenzione delle degenti e, soprattutto, riduceva lo stato di depressione spesso susseguente a questo tipo di intervento.
Lavorare con la terra, occuparsi di un giardino, curare una pianta, sono attività che stimolano le diverse attività sensoriali e conseguentemente fungono da supporto in quei casi in cui si cerca di riparare un equilibrio spezzato. Dalle malattie mentali alle situazioni di malattia fisica, la terapia orticolturale può giovare a ristabilire quanto è andato perso. Sfortunatamente, il nostro Paese non è così avvezzo a dare la giusta considerazione a questa tipologia terapeutica, che però trova un largo riscontro in altri Paesi come la Svezia o gli Stati Uniti, dove addirittura esistono strutture che si occupano solo di questo e lo fanno con successo, visti i risultati ottenuti nel corso degli anni. Negli Stati Uniti sono stati istituiti già da tempo Master in terapia orticolturale, in Italia ci stiamo avvicinando anche se con molta insicurezza e tanti dubbi.
Secondo alcuni esperti i benefici derivano dal preparare il terreno, dal piantare, dall’organizzare lo spazio, dal seguire lo sviluppo, dal prendere coscienza di poter cambiare il paesaggio in cui si vive. “Sono tutte semplici attività – conferma la terapista orticolturale – con una forte valenza didattica, in grado di impartire ai partecipanti delle utili nozioni che poi potranno essere utilizzate anche nella vita di tutti i giorni. Le varie fasi agricole consentono di comprendere ed organizzare il ritmo della vita”. “Da non sottovalutare – aggiunge – il miglioramento della percezione del tempo, che permette di migliorare l’orientamento e la percezione delle stagioni che passano. È un elemento molto importante questo, che non deve essere sottovalutato: la crescita durante la notte o il giorno, la fioritura in determinate stagioni, sono un utile elemento che consente l’identificazione e il collocamento temporale di determinati avvenimenti permettendo così di distinguere le stagioni e le loro peculiarità a chi è deficitario, per problemi psichici, e non ha la capacità di orientarsi bene nel tempo”.
Il contatto con la terra, l’osservazione di forme, colori, ombre e luci dei vegetali, trasmettono sensazioni rilassanti, stimolano le capacità percettive, ma anche quelle affettive, attivate con il prendersi cura di una pianta. Si trova o ritrova, inoltre, fiducia nelle proprie capacità di far vivere e crescere un essere; da non sottovalutare poi l’aspetto positivo dello sperimentare un metodo di lavoro che deriva dal raggiungere un obiettivo.
I disabili fisici con patologie congenite o derivanti da traumi traggono giovamento dalla cura di un giardino: attraverso l’acquisizione o riacquisizione delle proprie capacità si migliorano l’autostima e il senso di controllo sull’ambiente e sulla realtà. Accudire fiori e seminare ortaggi può servire anche a persone con esaurimenti nervosi di ogni genere, ansiosi e stressati: sembra che queste tipologie di disturbi, che aumentano sempre di più, traggano giovamento dalla pratica orticolturale. “Attraverso i profumi e i sapori – sottolinea la dottoressa Chermaz – si ricarica lo spirito e si sciolgono le tensioni. Anche i manager sotto stress alla palestra prediligono sempre più il giardino, dove si suda di meno e ci si rilassa sicuramente di più”.
L’ortoterapia è un’attività che aiuta la persona a recuperare la propria autonomia, nel caso vi sia stato un evento traumatico, e acquisire un equilibrio di pensiero, qualora la problematica sia collegabile ad un disagio psichico che compromette l’attività di un individuo. La pratica riabilitativa cerca di rendere l’individuo il più autonomo possibile. Per fare ciò si cerca di rafforzare l’autostima al fine di aiutare l’individuo a riconquistare un ruolo attivo nella vita, non dimenticando mai la sua dimensione sociale, al fine di favorire l’inserimento in un gruppo.
Sono ormai molte le testimonianze di sicuri benefici manifestati dall’attività di questa pratica, dove anche i gesti più semplici, le attività più basilari possono avere un significato importante. “Mi vengono in mente numerosi episodi – ricorda la terapista orticolturale – ma tra questi vorrei ricordare G.B., un ragazzo dai comportamenti aggressivi che destava preoccupazione. Dopo averlo accettato all’Orto botanico, la terapia orticolturale ha sortito degli effetti positivi su di lui conferendogli sicurezza e fiducia, cosa che non mi sarei aspettata, e sedando gli atteggiamenti violenti che aveva mostrato così spesso nei confronti dei suoi simili”. Basteranno questi esempi concreti a dimostrare l’utilità di questa pratica molte volte screditata da chi non ha la competenza necessaria per esprimere una motivata opinione?

foto: Abigail Lynn


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