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É solo una questione di punti

 |  Redazione Sconfini

È il caso della macchina da cucire, il cui primo rudimentale modello risale addirittura al 1790. Inventata dall'inglese Thomas Saint, questa primordiale macchina per cucire non fu mai immessa sul mercato. Certo quell'antico modello non ha nulla a che fare con quanto oggi siamo abituati a vedere; esso, infatti, era pensato per cucire pelli robuste, impiegava un filo singolo e cuciva a catenella. Il tessuto veniva forato con un punteruolo, quindi un meccanismo portava il filo sopra il foro e una sottile asticella lo faceva passare dall'altra parte. Successivamente veniva agganciato da un uncino che portava il filo al foro successivo. Bisognava poi voltare il tessuto, o meglio la pelle, dove veniva riprodotto lo stesso procedimento grazie al quale si otteneva un cappio legato a catena con il primo.

 

Passarono quarant'anni quando in quel di Lione (Francia) Barthélemy Thimonnier costruì una macchina da cucire che ebbe una discreta diffusione. All'inventore d'oltralpe l'ispirazione venne osservando il lavoro all'uncinetto, e al posto della vetusta asticella introdusse nel suo prototipo un ago uncinato che permetteva di cucire con il punto a catenella. Un esemplare della macchina di Thimonnier, risalente al 1830, è oggi conservato nel Museo della macchina per cucire, raccolta privata del collezionista Giuseppe Brioschi (Arcore, Milano).

 

Storia e leggenda spesso s'intrecciano. Così capita anche per questo oggetto. Si narra, infatti, che il prototipo di Thimonnier venne venduto a un industriale che ne fece costruire 19 esemplari. Le sarte dell'epoca, spaventate dall'idea di venir sostituite dalle macchine, distrussero questi modelli bruciandoli. Ma ormai le idee circolavano, cosicché attorno al 1834 negli States, altWalter Hunt inventò la prima macchina che permetteva il punto di spola; tale invenzione, però, non venne mai brevettata. Ad avere il brevetto, invece, fu la macchina dello statunitense Elias Howe nel 1846, molto simile a quella ideata dal suo connazionale 12 anni prima.

 

Sempre negli Stai Uniti ebbe i natali Isaac Merrit Singer, che propose una macchina molto, forse troppo, simile a quella di Howe, tant'è che gli fu intentata una causa per violazione di brevetto, lite giudiziaria dalla quale Singer uscì sconfitto. E forse non tutti sanno che, alla fine, Singer, invece di occuparsi della produzione di questi strumenti, divenne un importante punto di riferimento per la soluzione dei problemi produttivi delle macchine per cucire e contribuì in modo sostanziale alla loro commercializzazione. Solo dopo il 1851, ottenuto il brevetto per la prima macchina per cucire a doppia impuntura, Isaac Merrit Singer fonda la I.M. Singer & Company assieme ad Edward C. Clark, un avvocato di New York.

 

L'Europa non si fermò, e in Svezia nacque un'altra realtà industriale importante nel settore, quella di Husqvarna, che diede il via al commercio delle proprie macchine in tutto il mondo con il nome di Viking. In realtà, vicino alle imponenti cascate svedesi, era sorta, nel 1689, una fabbrica di armi. Allorché nel 1870 la casa iniziò a non ricevere più commesse importanti di fucili, ci si dedicò alla ricerca di un nuovo settore produttivo, che venne individuato proprio in quello delle macchine da cucire, produzione che iniziò nel 1872 e che tutt'oggi prosegue.

 

Costanti negli anni sono stati i progressi tecnici e i cambiamenti estetici dei modelli commercializzati. In particolare, negli anni Trenta, periodo in cui comparvero le prime macchine elettriche, si puntò alla funzionalità dell'oggetto a discapito dello stile decorativo che aveva caratterizzato le precedenti produzioni.

 

Oggi anche per le macchine da cucire il computer è diventato un valido alleato. Le macchine dell'ultima generazione, infatti, consentono, tra l'altro, di realizzare senza difficoltà ricami e disegni personalizzati grazie all'utilizzo di software costantemente rinnovati. È sufficiente collegare la macchina al personal computer, ed ecco che la creazione ideata disegnando al PC viene realizzata in breve tempo su stoffa, con poca fatica e molta soddisfazione da parte di chi si può improvvisamente scoprire fashion designer.

 

Tiziana Benedetti

 

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