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Come nasce una perla?

 |  Redazione Sconfini

Sono poche le gemme più attraenti delle perle naturali che, nel corso di tutta la storia, hanno avuto un posto così speciale nella gerarchia degli oggetti usati per ornamento personale. La scoperta della bellezza decorativa delle perle si perde nelle nebbie della preistoria; forse furono le prime gemme conosciute dall’uomo. I primi scopritori delle perle potrebbero essere stati, all’alba dell’umanità sulla Terra, gli abitanti delle coste marine o delle rive dei fiumi che si nutrivano di molluschi produttori di perle.

 

La nascita di una perla è un evento davvero miracoloso. A differenza delle pietre o dei metalli preziosi, che devono essere estratti dalla terra, le perle sono prodotte dalle ostriche o meglio da “maltolluschi perliferi” che vivono nelle profondità marine. Le pietre preziose devono essere sottoposte al taglio e levigate per farne emergere la bellezza. Ma le perle non hanno bisogno di questo processo complementare. Nascono da questi molluschi con una naturale iridescenza, una lucentezza e una morbida luminosità intrinseca che nessun’altra gemma al mondo possiede.

 

La formazione della perla avviene quando sui fondali marini elementi estranei al mollusco penetrano all’interno dell’epitelio, creando un’azione di forte disturbo. In breve, la perla si forma attorno ad un corpo estraneo (granello di sabbia, parassita, larva marina, frammento di conchiglia) entrato nel mollusco; questa intrusione produce una forte reazione nell’animale che, non riuscendo ad espellerla, inizia un processo d’isolamento secernendo una sostanza cristallina liscia e dura, definita sostanza madreperlacea. Fino a quando il corpo estraneo resta nel mantello (lembo cutaneo che si trova tra il guscio e il corpo dell’animale), l’ostrica perlifera continua a secernere intorno ad esso la sostanza madreperlacea, strato su strato. Dopo pochi anni, il risultato sarà quello di una bella e splendente gemma che chiameremo perla.

 

La differenza tra una perla naturale e una perla coltivata è molto semplice: l’oggetto estraneo, nel caso di perla naturale, entra nel mantello del mollusco in maniera del tutto casuale, mentre, nel caso di perla coltivata, viene introdotto chirurgicamente nel mollusco dall’uomo.

 

Il nome fondamentale nella storia della perla coltivata è sicuramente quello di Kokichi Mikimoto, che dedicò tutta la sua lunga vita allo studio dei molluschi ed al commercio delle perle: i suoi successi consentirono al Giappone di instaurare un monopolio di mercato. Nel 1888 Mikimoto diede vita al primo allevamento di molluschi perliferi, ottenendo il prototipo di una perla coltivata, e, di fatto, creò e organizzò l’industria della perla coltivata.

 

Tuttavia, i primi ad ottenere una perla coltivata di forma sferica furono nel 1903 l’operaio carpentiere Tatsuhei Mise e nel 1907 lo zoologo Tokichi Nishikawa, impiegato presso il Ministero della pesca. Essi unirono la loro esperienza perfezionando il metodo basato sull’inserimento di un nucleo sferico di madreperla e di un frammento di tessuto epiteliale, tuttora usato, e brevettato nel 1908.

 

Pochi anni dopo, le prime perle coltivate arrivarono in grandi quantità sui mercati mondiali creando un vero scompiglio. Era, infatti, difficilissimo distinguerle dalle perle naturali e la loro sostanziale differenza di prezzo suscitò il panico fra gli operatori del settore. Il mercato ritrovò un suo equilibrio solo dopo l’introduzione di metodi veloci e sicuri per poterle distinguere.

 

Le perle coltivate si dividono in:

1) AKOYA: perle coltivate giapponesi che prendono il nome dal mollusco che le produce. Sono proprio queste le conchiglie usate per i primi esperimenti di coltivazione delle perle.

2) BIANCHE DEI MARI DEL SUD: perle coltivate in Australia, Myanmar, Indonesia e Filippine. Esse vengono prodotte da grandi molluschi tropicali o semitropicali appartenenti alla famiglia “Pinctada maxima” dalle labbra bianco-oro. Generalmente misurano dai 10 ai 18 millimetri.

3) NERE DEI MARI DEL SUD: perle coltivate nella Polinesia francese (Tahiti) prodotte da grandi ostriche perlifere dalle labbra nere.

4) D’ACQUA DOLCE: si coltivano principalmente nei fiumi in Cina. Ogni conchiglia produce facilmente un alto numero di perle di piccole e medie dimensioni. Il loro basso costo le rende adatte per gioielli di prezzo molto accessibile o per una buona bigiotteria.

 

Le perle coltivate d’acqua dolce cinesi vengono prodotte anche senza il nucleo, ossia vengono inseriti nel mollusco frammenti di tessuto epiteliale e non la sfera di madreperla. È molto importante chiarire che questo procedimento è sempre da considerarsi un intervento umano e quindi la perla che ne verrà fuori sarà una perla coltivata di acqua dolce di origine cinese. Alcuni gioiellieri, invece, vendono queste perle per naturali, soltanto perché non hanno nucleo.

 

La realtà è che le perle naturali, quelle vere, sono talmente rare che ormai si possono trovare quasi solo nei gioielli d’antiquariato, e i fili di perle naturali, se si dovessero reperire, costerebbero cifre da capogiro.

Billy Blasi

 

 
In collaborazione con Help!

 

 


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