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Pedalare in bicicletta... che passione!

 |  Redazione Sconfini

“Pedalare in bicicletta è un hobby, e anche uno sport, che si può praticare a tutte le età, a tutti i livelli e con la frequenza che si desidera, compiacendosi del paesaggio, della natura e della vita all’aria aperta”. Sono le parole di Pierpaolo Capponi, fondatore e titolare della Casa del Ciclo, esperto del settore delle due ruote da noi intervistato con lo scopo di invogliare sempre più persone a cavalcare una bici in modo consapevole e con passione.

 

Possiamo sfatare subito la leggenda metropolitana secondo la quale in una città come Trieste non si può girare in bicicletta?

“Certamente, eccome! In tutte le altre città della nostra regione, sia nei capoluoghi di provincia che nei centri meno grandi, un’alta percentuale di popolazione utilizza quotidianamente la bicicletta come mezzo di locomozione. A Trieste ciò non è impensabile, anche se a livello comunale non ci sono stati molti incentivi: non si vedono molte rastrelliere dove poter parcheggiare il mezzo, e metterne una a disposizione dei ciclisti ha un prezzo poco abbordabile (400 euro di tassa annuale più 900 euro di deposito cauzionale per l’occupazione del suolo pubblico); non viene reclamizzata la possibilità di transitare nelle zone pedonali (mentre nella gran parte delle altre città italiane è vietato); infine, per creare un’attività di noleggio legata al flusso turistico in costante aumento, bisogna superare numerosi paletti”.

 

Nonostante ciò, però, negli ultimi tempi la “popolazione ciclistica” sembra essere aumentata…

“Fortunatamente a Trieste giungono per motivi di lavoro o studio tantissime persone originarie di altri Paesi del mondo o da altre regioni italiane: questo fa sì che portino con sé e trasmettano una nuova cultura ambientalista e del benessere legata alla bicicletta, nonché un’educazione e una civiltà diverse. Bisognerebbe riflettere ed aprire gli occhi sullo stile di vita potenzialmente differente: si potrebbe godere di una migliore qualità dell’aria che respiriamo (più bici significa meno auto o scooter), si terrebbe sotto controllo l’obesità, ci sarebbe più rispetto verso questo mezzo anche da parte degli altri guidatori. E poi… in un momento di crisi come questo, in cui nelle tasche ci sono pochi soldi e il prezzo della benzina è schizzato alle stelle, la bici rappresenta sicuramente una validissima alternativa”.

 

È molto importante, allora, educare in tal senso le persone e far loro apprezzare questo diverso tipo di cultura?

“Direi proprio di sì. Inoltre, negli ultimi anni si sta ampliando notevolmente la gamma di modelli per l’uso cittadino, proprio per invogliare le persone ad avvicinarsi a questo mondo senza per forza imporre la bici da corsa o la mountain bike. Curando da tanti anni quest’attività, mi sono reso conto che esiste un “vuoto generazionale”: ci sono, infatti, ciclisti stradali e stradisti di 50-60 anni, ed appassionati di mountain bike di 30-40 anni, mentre al di sotto di quest’ultima fascia d’età c’è il nulla, o quasi. È fondamentale, allora, promuovere l’educazione ciclistica anche se non necessariamente spinta all’agonismo: trasmettere la passione per la bici, infatti, è uno dei principali obiettivi degli addetti ai lavori. Ricevere una bicicletta in regalo, fino a qualche anno fa, segnava una tappa importante della propria vita (ad esempio la Prima Comunione o la promozione a scuola), ma adesso si è persa un po’ questa magia… Io, ad esempio, con l’aiuto e la partecipazione di altri appassionati, organizzo degli incontri con i ragazzi nelle scuole e nei centri estivi e cerco insieme a loro di “sconfiggere” la pigrizia di qualche genitore che, non considerando l’importante sviluppo motorio che la bici permette, non ha voglia di alzarsi presto il sabato o la domenica e caricare la bici sul portapacchi per una bella gita sulle due ruote al contatto con la natura”.

 

Quale consiglio possiamo dare ai “ciclisti della domenica” per quanto riguarda la scelta dell’attrezzatura?

“Quando si acquista l’equipaggiamento, è bene affidarsi alle mani di un professionista, il quale è in grado di consigliare un acquisto ragionato in base all’uso: una buona attrezzatura serve di più a chi va sporadicamente in bicicletta perché è poco preparato e abituato rispetto a chi macina tanti chilometri e conosce perfettamente le proprie esigenze legate all’evoluzione tecnica acquisita nel tempo”.

 

Ci sono manifestazioni e opportunità di svago offerte sul nostro territorio a chi ama scorazzare in bicicletta?

“Ce ne sono molte in tutta la regione e sono in continua crescita dal punto di vista numerico, diversificate anche per difficoltà di percorso. A titolo di esempio (è impossibile nominarle tutte…), ricordo i corsi (tenuti a tutti i livelli) e le gite organizzate dalla scuola triestina di mountain bike “Alternativa Bike” (tel/fax: 040/638009 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) sul Carso triestino e sloveno, su percorsi facili, incantevoli e sicuri”.

Elisabetta Celi

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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