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Il colore dei diamanti

 |  Redazione Sconfini

 

Sono tante le persone che non conoscono la moltitudine di intensità e sfumature di colore che presentano i diamanti. La colorazione di una pietra è dovuta alla

reazione della luce che la attraversa o che da essa viene riflessa; infatti, alcune lunghezze d’onda vengono assorbite, mentre altre passano, determinando il colore della pietra. È facile distinguere una pietra da un’altra se le due pietre hanno colori diversi, ma quando si deve distinguere tra tonalità dello stesso colore, come nel caso del diamante incolore, allora incominciano le difficoltà.

 

Nel 1930 le colorazioni dei diamanti vennero distinte con delle denominazioni di lingua inglese: Jager, River, Top Wesselton, Wesselton, Top Crystal, Crystal, Top Cape, Cape. La nomenclatura inglese, seppure con lievi modifiche, si diffuse in tutto il mondo ed è ancora in uso sotto la dicitura di “Old Terms”. La maggior parte di queste definizioni si riferisce ai luoghi di provenienza dei diamanti: sono, infatti, i nomi delle antiche miniere di diamanti.

 

I diamanti Jager erano assolutamente incolori con una visibile fluorescenza blu che conferiva loro un colore bianco-blu, e venivano estratti maggiormente dalla miniera di Jagersfontein.

 

Per i diamanti provenienti da fiumi o da giacimenti alluvionali si è tramandato il termine River. Queste pietre generalmente presentavano un ottimo incolore privo di fluorescenza ed erano migliori dei diamanti provenienti dai camini sotterranei.

 

La miniera Wesselton produceva a quel tempo le pietre dai colori migliori, e così il suo nome era diventato un grado di classificazione per quelle gemme dalle tonalità molto pallide e perciò molto vicine all’incolore (comunque inferiori al River).

 

Il grado di colore Crystal veniva assegnato a quella pietra con una gradazione di colore apparentemente bianca se osservata dalla tavola e lievemente tinta se osservata di lato, perché Crystal era riferito al colore di un particolare vetro, fabbaltricato in quel periodo in Inghilterra. Infatti, se si osserva il vetro di una finestra, risulta perfettamente trasparente ed incolore, ma se lo si osserva di taglio, lo si vedrà colorato.

 

Il termine Cape deriva da Cape of Good Hope (Capo di Buona Speranza). Poiché le pietre di questa provenienza erano in media più intensamente gialle di quelle indiane e brasiliane, i diamanti con più forte saturazione di giallo erano designati come Cape.

 

Inoltre, per differenziare una significativa percentuale di diamanti dal distinto colore di fondo giallastro con forte fluorescenza blu alla luce del giorno, che conferiva loro un aspetto debolmente bluastro e nebuloso (spesso descritto come “oleoso”), a tali pietre veniva attribuito l’appellativo Premier, dal nome della miniera dalla quale venivano estratti. In un primo tentativo di definire il colore si riconobbe, però, che per il grado Jager non si trattava di diamanti con una debole saturazione di blu, ma che l’apparente colorazione blu era causata dal fenomeno della fluorescenza indotta da radiazioni ultraviolette. Si osservò come effettivamente parecchi diamanti presentassero colori diversi in luce diurna e in luce artificiale, e ci si accorse che la lieve tonalità blu era causata solo dalla presenza di raggi ultravioletti nella luce diurna. Il termine Jager, come sinonimo di miglior grado di colore, fu quindi tolto dalla scala, insieme al termine Premier.

 

Col passare del tempo, tuttavia, il termine Bianco-Blu si è talmente radicato nella mentalità comune, identificandosi quale grado di colore più elevato, che dal punto di vista puramente commerciale si persevera in questa definizione, benché non sia per niente appropriata in quanto il grado di colore River indica l’assenza totale di colore nel diamante e non una colorazione tendente al blu.

 

In seguito furono aggiunti alla scala Light Yellow e Yellow, termini usati per definire le pietre la cui saturazione di giallo è chiaramente riconoscibile anche da parte di un occhio inesperto.

 

Intorno al 1940 è stata formulata una nuova classificazione del colore, dietro suggerimento del G.I.A. (Istituto gemmologico americano) che propose di lasciare gradualmente gli “Old Terms” per sostituirli con una serie di lettere dell’alfabeto, dalla D alla Z: attualmente è la classificazione maggiormente utilizzata, accettata anche dall’I.G.I. (Istituto gemmologico italiano). Ogni lettera corrisponde ad una sfumatura di colore, da perfettamente incolore (D) ad una tinta gialla evidente (Z).

 

Se il diamante fosse di una colorazione considerata oltre alla lettera Z, e fosse soprattutto di colorazione naturale e non trattata (soltanto un istituto gemmologico di livello internazionale potrebbe garantirlo), farebbe parte dei diamanti con colore fantasia (Fancy Colour). I diamanti Fancy possono avere qualsiasi colorazione, con infinite sfumature, non solo quella gialla. Abbastanza comuni sono i diamanti di color marrone con sfumature verdognole, giallognole, grigiastre, aranciate o rossastre, che nel commercio vengono descritte come color “caffè”, “cognac”, “champagne”. In confronto alla gamma del giallo e del marrone fantasia, i diamanti che presentano un colore, relativamente intenso, nelle tinte rosa, rosso, verde, blu e porpora sono molto più rari, persino nelle tonalità più chiare e nei livelli di saturazione più bassi. Essi sono piuttosto ricercati dai collezionisti e raggiungono prezzi molto elevati.

Billy Blasi

 


In collaborazione con Help!

 

 


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