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Sharon McCutcheon

Tra emozioni e razionalità: cos’è l’autostima?

 |  redazionehelp

Cercare di iniziare la giornata – o per lo meno approcciarsi ad essa – col sorriso; ridare spazio alle proprie emozioni imparando a riconoscerle e a lavorare con esse, quindi vivere il presente e le relazioni col prossimo senza troppi dubbi né paure.

Cos’ha a che fare tutto questo con l’autostima? È quanto si è cercato di affrontare in occasione del singolare incontro recentemente nato dalla collaborazione tra il pub Golden Horse di Trieste e due psicologi professionisti – Luana Marghi e Marco Pizzi – intitolato “Giornata dell’autostima”. Un’iniziativa che, così su due piedi, potrebbe atterrire chi di autostima ha bisogno davvero, visto che i partecipanti sono invitati non solo a mettersi in gioco, ma soprattutto a farlo insieme a un gruppo di perfetti sconosciuti, e magari col rischio di riconoscere all’ultimo qualche volto noto. Il risultato può dunque essere che a rispondere all’invito sia chi ci viene per lavoro, chi per curiosità, chi per vedere se può imparare qualcosa di nuovo su se stesso. Pensare di partecipare a iniziative simili può anche inizialmente far sorridere, eppure bisogna dire che provare un’esperienza simile, almeno una volta nella vita, può esser utile e interessante. Ma andiamo per gradi: cos’è l’autostima? Il significato intrinseco della parola è stato rivelato nel corso della giornata, tra percorsi pratico-esperenziali e giochi di ruolo. “Sicuramente l’autostima non è l’accrescimento del proprio ego”, viene sottolineato a inizio corso. È, in sostanza, una parola che raccoglie un po’ tutto quello che noi siamo. È imparare a fidarsi del prossimo e, contemporaneamente, essere consapevoli di cosa significa prendersi delle responsabilità anche a nome di qualcun altro; è imparare a vivere assieme a una o più persone senza per questo opprimerle portando via loro libertà e spazio vitale; è capire se preferiamo comandare o essere comandati, quanto e come riusciamo a relazionarci con gli altri, quanto spesso rischiamo di usare atteggiamenti inconsapevolmente sgradevoli; è comprendere quanto, nel giudicare il prossimo, proiettiamo all’esterno opinioni che, in fondo, riguardano noi stessi. È imparare ad ascoltare le proprie emozioni pensando “di pancia” e lasciando da parte quella razionalità che spesso porta a giudizi errati, vivendo serenamente il presente. È l’emozione, infatti, che fa vivere il presente, mentre passato e futuro sono i tempi della ragione: per i rimorsi ed i rimpianti nel primo caso, per la paura di sbagliare o per l’eccessiva focalizzazione sull’obiettivo nel secondo. Situazioni in cui la persona coinvolta, troppo occupata a guardare indietro o avanti, si dimentica di vivere l’oggi, rischiando di scoprire un giorno di essersi perso quell’importante porzione di “viaggio” tra il ieri e l’oggi che è la vita. «Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono, ed è per questo che si chiama presente», diceva a tal proposito il Maestro Oogway, la figura saggia del film animato Kung fu Panda, per il piacere degli amanti dei cartoon e per l’orrore di chi odia simili divagazioni. Tra i temi centrali di questa storia vi è pure la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, anche questi troppo spesso offuscati dai nostri “ma”, “se” e “però” imposti dal nostro cervello. “Il rischio di assecondare eccessivamente la ragione – confermano gli psicologi – è di vivere in costante ansia. Ansia che ha alte probabilità di trasformarsi in nevrosi”. Alla fine della storia il panda Po mette da parte tutte le sue paure, si mette in gioco e riesce a sconfiggere il perfido Tai Lung. Alla base del successo, però, non c’è solo la capacità di mettersi in gioco, cercando di realizzare i propri sogni, ma anche la filosofia positiva – nel film portata ridicolamente all’estremo – con cui il protagonista affronterà, nonostante gli ostacoli, l’intero percorso di crescita. “Invece ogni giorno ciascuno di noi elabora oltre 60mila pensieri al giorno – spiegano Marghi e Pizzi – di cui la maggior parte sono negativi. Se impariamo a vivere in positivo, questa positività si trasmetterà anche nelle relazioni col prossimo, a beneficio di tutti”. Da qui l’invito ad affrontare la vita col sorriso. Nel quotidiano ciò significa anche accettarsi per come si è, in particolare le nostre mille sfaccettature pirandelliane. “Poiché la psiche è incongrua a priori – concludono – essa è tutto e il contrario di tutto. Ognuno di noi è uno e cento allo stesso momento”. Di conseguenza non c’è da stupirsi se i nostri gusti e le nostre idee cambiano nel tempo: l’importante è che tali cambiamenti corrispondano a un percorso di crescita e maturazione personale. Tutto questo è autostima. Corinna Opara


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