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I segni del tempo: non solo rughe

 |  Redazione Sconfini

 

Succede così. Improvvisamente, una mattina, ci si guarda allo specchio e si nota un segno sul viso che prima non c’era. La reazione è legata allo stato d’animo, alla personalità del

soggetto. Vero è che nella maggior parte dei casi quella ruga c’era già da un po’ di tempo, ma il nostro sguardo andava altrove, verso obiettivi da raggiungere, sogni da realizzare. Di fatto la scoperta che qualcosa è cambiato nel nostro aspetto fisico è legata a un cambiamento ben più profondo, un mutamento dell’animo. Scatta comunque il desiderio di rimediare e di cancellare o, quantomeno, attenuare i segni del tempo.

 

Oggi le possibilità di intervento sono molteplici: chirurgia, creme, iniezioni di botulino. E altro ancora. Ma il punto è non solo scegliere la tecnica o il prodotto che più sembra adatto a noi ma anche trovare chi ci sappia guidare nella scelta giusta. “È molto importante per una persona che si reca da un professionista – afferma Tecla Zurla, titolare insieme alla figlia Consuelo Starace del centro estetico Charme di Trieste – avere la possibilità di parlare. Devono emergere le ragioni profonde per cui si decide di intervenire sul proprio aspetto fisico. È attraverso il dialogo che si costruisce una relazione. La fiducia reciproca sta alla base dei rapporti che stabilisco con i miei clienti. In questo contesto, ed è così che lavoriamo, è possibile indicare e applicare le tecniche utili alla soluzione dei problemi ed essere certi dei risultati”.

 

Persone di tutte le età, ognuna con la propria storia, unica e irripetibile, giungono in un centro estetico. “Ho visto cambiare l’aspetto fisico delle mie clienti in modo sorprendente – racconta Tecla – ma ciò che più mi sta a cuore è che ho visto mutare il loro stato d’animo. Ogni professionista del nostro settore dovrebbe tener presente che il cliente che viene in un centro specializzato in trattamenti estetici dovrebbe sentirsi completamente a suo agio. Dovrebbe potersi lasciar andare. Perché è inutile pensare che le tecniche, e oggi ce ne sono molte, siano sufficienti a trasformare ciò che appare di una persona. L’estetista in qualche modo deve avere una sensibilità tale da offrire al proprio cliente un benessere totale”.

 

Dall’estetista si va perché è forte il desiderio di stare bene, nella propria globalità, fatta di animo e corpo. “Di fatto – sostiene Tecla – ho sperimentato nel corso degli anni che gli stessi trattamenti danno risultati più eclatanti quando la persona si sottopone ad essi con un senso di totale abbandono, di fiducia, sentendosi, in poche parole, in buone mani”. Vero è che è bene potersi orientare qualora si decida di compiere un intervento sul proprio corpo: avere tutte le informazioni necessarie prima di sottoporsi a qualsiasi tipo di trattamento è fondamentale. Sta quindi alla brava estetista, e questo è un must, rendere adeguatamente consapevole il cliente.

 

L’invecchiamento della pelle può essere affrontato con diversi strumenti. Ne segnaliamo uno che viene dall’America e che è finalmente sbarcato anche in Europa. Si tratta di un macchinario particolare che, sfruttando la radiofrequenza bipolare, permette di stimolare la produzione di collagaltene. “La tecnologia Aluma – spiega Consuelo – ha come caratteristica principale quella di essere indolore e di non lasciare segni subito dopo l’applicazione. Praticamente, come dicono negli Usa, si può parlare di un trattamento “pausa-pranzo”, ovvero di un tipo di applicazione dopo la quale si può tranquillamente ritornare sul proprio posto di lavoro”.

 

In cosa consiste esattamente questa tecnica? “Col passare del tempo – risponde Consuelo – il nostro corpo smette di riprodurre collagene e quello rimasto si presenta spezzato. Grazie alla stimolazione che si consegue con Aluma il collagene non solo riprende a formarsi ma anche quello che si era frammentato si riallaccia, restituendo compattezza alla pelle”. Le applicazioni, che possono essere effettuate in qualsiasi parte del corpo, durano mediamente venti minuti. “La macchina che utilizziamo nel nostro centro estetico – riprende Consuelo – è dotata di un manipolo la cui parte terminale, costituita da un beccuccio, viene cambiata in base alle dimensioni della zona da trattare. Questo manipolo viene fatto scorrere sulla pelle, dove è opportunamente steso uno strato di gel specifico che facilita la conduzione del flusso. La pelle viene leggermente risucchiata in modo da ottenere una plica di tessuto dove i due strati di derma si posizionano paralleli. Attraverso questi si fa fluire la radiofrequenza bipolare che riscalda la parte trattata in profondità, senza che questo comporti alcun dolore in superficie”.

 

“Utilizzare questa tecnologia – sottolinea Consuelo – non è facile. Prima di partire con l’applicazione vera e propria bisogna infatti studiare attentamente lo stato del derma. In particolare, i primi interventi devono essere mirati a rafforzare la parte superiore a quella dove si è notato lo svuotamento. Solo così si è in grado di creare una struttura capace di reggere quella inferiore. Il paragone visivo più immediato lo possiamo fare con un sacco: è inutile sperare che il sacco si regga semplicemente riempiendo immediatamente il fondo. È prima necessario rafforzare la parte alta e, quindi, dopo aver reso la parte superiore più consistente, possiamo intervenire sull’altra, cosicché il nostro sacco diventa rigido e diviene in grado di autoreggersi, senza pieghe”.

 

La novità di questo macchinario made in Usa, e il cui utilizzo in Europa viene concesso solo in centri autorizzati e preventivamente selezionati, sembra quindi risolvere il problema dell’invecchiamento della cute alla radice. Esso infatti stimola con l’emissione di un numero variabile di piccoli flash (il numero cambia in relazione alla zona del corpo) l’attività dei fibroblasti che a loro volta danno il via a un naturale processo di autoriparazione del derma, stimolando, nel lungo periodo, la sintesi del neocollagene, persino in quelle zone dove il rinnovamento cellulare è rallentato se non addirittura cessato a causa dell’età. “La contrattura delle fibre di collagene, causata dalla leggera aspirazione, offre un immediato effetto tensore – spiega Tecla – e sin dalle prime sedute si possono notare visibili mutamenti”. “Anche se ogni persona è diversa dalle altre – continua – possiamo dire che per raggiungere gli obiettivi prefissati e desiderati, cioè quelli di una pelle compatta, tesa e consistente, sono mediamente necessarie dalle sei alle otto sedute, le quali devono essere opportunamente distanziate le une dalle altre: questo per dare il tempo al processo di autoriparazione innescato di produrre i suoi effetti visibili”.

 

Vedere il proprio corpo ringiovanire senza la necessità di un intervento chirurgico o anche senza applicazioni dolorose è allettante. “Tutti possono usufruire della nuova tecnologia – conclude Consuelo – per sentirsi meglio, fuori e dentro. Il trattamento, tuttavia, noi lo sconsigliamo alle donne in gravidanza, a quelle che allattano e ai portatori di pace-maker”.

Tiziana Benedetti

 

 
In collaborazione con Help!

 

 


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