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Lifting del viso: via le imperfezioni!

 |  Redazione Sconfini

 

In Egitto già nel 1600 a.C. (papiro di E. Smith) viene descritto un peeling chimico per eliminare le rughe; perfino nel 4000 a.C. si trovano casi di chirurgia riparativa di mutilazioni; in India, nel VI

secolo a.C, Sushruta descrive tecniche di ricostruzione del naso e del padiglione auricolare utilizzate anche dai Greci e dagli Arabi, anche se appena nel 1587 l’italiano Tagliacozzi stabilisce i principi basilari della specialità dando impulso al cammino della stessa. Il primo testo di chirurgia plastica, che risale al 1775, può essere considerato quello del prof. J. Jones che parla delle conoscenze in campo chirurgico accumulate durante la Guerra d’Indipendenza e di Secessione Americana, in campo di battaglia.

 

Se dapprima la chirurgia maxillofacciale, ovvero l’origine della chirurgia plastica, era affidata ai chirurghi e dentisti, con il francese S. Noel e l’americano C.C. Miller la chirurgia estetica inizia a delinearsi come branca chirurgica autonoma da quella plastica. Il look giovanile e fresco del viso è da sempre, e oggi ancora di più, il dettaglio più immediato che si percepisce e si comunica di un aspetto complessivo gradevole e ben accetto nelle dinamiche di vita sociale e di relazione.

 

Il lifting del viso è un intervento col quale il chirurgo plastico nel rispetto della conoscenza anatomica, con varie tecniche collaudate e sicure, corregge senza stravolgere quelle imperfezioni estetiche che il tempo, le caratteristiche genetiche e lo stile di vita hanno prodotto sulla cute determinando nel soggetto un disagio psicologico e di relazione sociale. “L’intervento plastico-estetico – spiega il dottor Costantino Davide, chirurgo plastico alla Casa di Cura “Sanatorio Triestino” di Trieste – naturalmente proposto come soluzione migliore per il/la paziente in questione, tenendo conto della situazione di partenza e delle aspettative, se ben eseguito migliora l’aspetto, riportando l’orologio dell’età indietro di molti anni, ma non frena l’invecchiamento, che avrà la naturale progressione altdata dalle stesse caratteristiche epidermiche, stile di vita e caratteristiche genetiche del soggetto”.

 

Quali aree del viso sono corrette dal lifting?

“Il classico lifting cervico-facciale si riferisce al terzo medio e inferiore della faccia e al collo, mentre l’intervento della fronte ha indicazioni sempre più limitate ed in molti casi è stato sostituito da interventi non invasivi, come ad esempio dal botulino o dagli apparecchi a laser e radio frequenza. Durante il lifting, si esegue generalmente anche la correzione delle palpebre superiore e inferiore e se necessario del sopracciglio”.

 

Quali sono le tecniche chirurgiche più usate e su quali strutture si interviene?

“Tenendo conto della situazione di partenza, cioè delle caratteristiche in fatto di elasticità e idratazione della pelle, s’interviene sullo Smas (Sistema Muscolo Aponeurotico Superficiale): viene trattata, cioè, la fascia muscolare sottocutanea che viene plicata o sezionata. Si riposiziona quindi la pelle, il cui eccesso viene resecato. Questo intervento, soprattutto dopo i 40-45 anni, è quello più efficace e duraturo. Con la cosiddetta tecnica endoscopica, utilizzata inizialmente per la fronte, il chirurgo plastico specializzato in endoscopia raggiunge risultati efficienti ed eccellenti per mezzo di piccolissime incisioni praticate tra i capelli che, quindi, saranno invisibili dopo l’intervento. Alcuni chirurghi, oggi, lavorando in profondità, a livello subperiosteo, riposizionano il terzo medio della faccia, l’area zigomatica, ricostruendo l’anatomia del viso giovane. L’endoscopia può essere eseguita in seduta separata o durante il lifting del viso tradizionale. Per pazienti che presentano piccole aree di grasso (collo, sottomento) è possibile effettuare, insieme al lifting, la liposuzione con microcannule inserite in incisioni strategicamente posizionate; così come si può iniettare tessuto adiposo prelevato da altri distretti del corpo per rimpolpare e rimodellare certe zone del viso”.

 

Quali sono le analisi da fare prima dell’intervento?

“Indagini di laboratorio di routine, elettrocardiogramma ed eventuali radiografie precedono l’intervento plastico-estetico effettuato in strutture idonee”.

 

L’operazione si pratica in anestesia totale?

“È quasi sempre prevista l’anestesia locale associata ad anestesia generale o sedazione profonda per assicurare confort e sicurezza al paziente e al chirurgo”.

 

Quali sono gli accorgimenti del post-intervento e i tempi di recupero?

“Vengono applicati bendaggi per limitare gonfiori, drenaggi contro i ristagni di sangue usando particolari cautele per i pazienti fortemente fumatori, che potrebbero presentare alterazioni nel microcircolo con pericolo di necrosi di microaree cutanee per scarsa vascolarizzazione superficiale. Dopo pochi giorni di degenza e una decina di convalescenza, si possono riprendere le normali attività, con cautela e avendo cura di non esporsi al sole. Solitamente non vi sono ecchimosi ma lievi sfumature residue che troveranno giovamento da sedute linfodrenanti e, poi, laser e radio frequenza. Dopo circa 40-45 giorni si avrà l’aspetto di ringiovanimento praticamente definitivo. L’effetto non è definitivo ma ha in genere una durata media di dieci anni, durante i quali il progressivo invecchiamento sarà determinato da fattori come: esposizione al sole, cura e idratazione della pelle, stress, stile di vita (fumo, alimentazione) e fattori genetici”.

 

Ci sono tecniche che possono ritardare l’intervento di lifting?

“I trattamenti alternativi sono dermatologici ed estetici: filler iniettabili, peeling chimico o laser, botulino e applicazioni di fili per contrastare l’iniziale discesa dei tessuti. La scelta di questi metodi, che ritardano ma non possono simulare l’effetto di un lifting, non può prescindere da una visita specialistica che analizzi ogni caso individuale”.

Ignazia Zanzi

  


In collaborazione con Help!

 

 


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