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Globuli rossi, indicatori della nostra salute

 |  Redazione Sconfini

Il pallore cutaneo, oltre ad essere un anacronistico dettaglio estetico inneggiante aristocratiche origini, è comunemente il primo aspetto di uno stato di salute non buono, rilevabile anche da un occhio profano.

“Il colorito del volto degli anemici perde la sua freschezza e la sua tinta rosea, diventando grigio pallido o giallastro”, annota un testo clinico dei primi anni del secolo scorso definendo l’anemia nome scientifico della “povertà del sangue, nostro succo vitale”.

 

Comunemente si intende per anemia un numero insufficiente di globuli rossi e basta un esame emocromocitometrico per rilevare un quadro anemico. Per approfondire meglio questa particolare condizione clinica abbastanza comune, abbiamo intervistato il dottor Vincenzo de Angelis, direttore del Dipartimento di Medicina trasfusionale presso l’Ospedale Maggiore di Trieste.

 

Qual è l’esatta definizione di anemia e quali sono i parametri soglia?

“Correttamente l’anemia è la riduzione del livello di emoglobina, la proteina che è presente nei globuli rossi e la cui funzione consiste nel trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti. I livelli normali di emoglobina non dovrebbero essere inferiori a 13 g/dl nel maschio e a 12 g/dl nella femmina”.

 

Quanti sono i soggetti affetti da anemia?

“Non è facile definire la diffusione del quadro anemico, anche perché modesti gradi di anemia sono molto ben tollerati e quindi non sono indagati. Certamente la probabilità di un’anemia nella donna è superiore perché le donne, in età fertile, hanno una perdita di sangue con le mestruazioni che si aggira intorno ai 100 ml al mese, che però possono diventare di più se ci sono irregolarità del ciclo mestruale: se a questo si associano carenze alimentari (soprattutto ferro, elemento essenziale per la sintesi dell’emoglobina), a lungo andare compare il quadro dell’anemia”.

 

Quali sono i sintomi più comuni?

“Più che una malattia in sé, l’anemia è un complesso di sintomi la cui gravità è collegata all’entità della riduzione di emoglobina. I sintomi più comuni sono la facile stancabilità, la difficoltà di concentrazione, la difficoltà del respiro in condizioni di sforzo (o anche a riposo, se l’anemia è grave), la cefalea, il pallore cutaneo (da costrizione dei vasi sanguigni della cute, in modo da far arrivare più sangue e quindi più emoglobina agli organi interni). Nei casi più gravi (ma molto meno comuni), si può arrivare anche alla caduta dei capelli, alla fragilità delle unghie e a danni a carico del cuore, organo molto sensibile alla carenza di ossigeno”.

 

Quante forme di anemia esistono?

“In base alle cause, le anemie si possono classificare in due grandi gruppi. Al primo gruppo appartengono le anemie da aumentata distruzione di globuli rossi, come ad esempio le anemie che insorgono dopo una grave emorragia o quelle che derivano da perdite croniche continue di sangue, con le quali si perde il ferro (l’abbondanza delle mestruazioni nella donna, i tumori sanguinanti del tratto gastrointestinale, le ulcere gastriche e duodenali, ecc.), o ancora le anemie emolitiche, quelle cioè che derivano dalla rottura dei globuli rossi nel circolo sanguigno (anemie emolitiche autoimmuni); infine, a questo gruppo appartengono alcune anemie legate a difetti ereditari della membrana del globulo rosso (come la sferocitosi ereditaria) o di enzimi del globulo rosso (come il favismo, che è legato al difetto di un importante enzima eritrocitario, il glucosio-6-fosfato deidrogenasi). Al secondo gruppo, invece, si riferiscono le anemie da ridotta produzione di globuli rossi. In questo caso è il midollo osseo, che produce i globuli rossi, a non essere in grado di garantire una normale eritropoiesi: accade nelle leucemie (in cui il midollo osseo è invaso dalle cellule leucemiche), nelle mielodisplasie, nei difetti congeniti della sintesi dell’emoglobina (come la talassemia o anemia mediterranea), nelle gravi carenze di ferro, di vitamina B12 o acido folico; accade anche nei trattamenti dei tumori, in quanto i farmaci chemioterapici hanno azione di inibizione anche sulla funzione del midollo”.

 

Quali sono i fattori di rischio più comuni?

“Nella donna i fattori che favoriscono la comparsa di un’anemia sono le mestruazioni abbondanti, che richiedono un trattamento da parte del ginecologo per regolarizzare il flusso, in modo da ridurre le perdite; ma anche la gravidanza e l’allattamento, condizioni assolutamente fisiologiche, sono fattori di rischio perché il ferro è largamente utilizzato dal feto e dal neonato e in queste condizioni un supplemento di ferro, ulteriore a quello assorbito con una dieta normale, è spesso necessario. In entrambi i sessi, poi, la presenza di emorroidi sanguinanti può provocare, a lungo andare, la comparsa di anemia”.

 

Un basso livello di emoglobina può essere una condizione passeggera. In questo caso una dieta ricca di ferro e di complessi multivitaminici per integrare il minerale può essere sufficiente?

“Nelle condizioni come la gravidanza o l’allattamento, ma anche nell’adolescenza (periodo di crescita rapida dell’organismo), certamente una dieta supplementata di ferro o vitamine può impedire la comparsa di sintomi di anemia, ma generalmente l’evidenza di un’anemia impone ulteriori approfondimenti”.

 

Soprattutto se poi non è passeggera…

“In effetti, la comparsa di un’anemia in un soggetto che ha una dieta normale denuncia spesso la presenza di sanguinamenti gastrointestinali in atto e perciò è spesso la prima manifestazione di una neoplasia intestinale; dopo i 50 anni, un’anemia in un maschio o in una donna in menopausa non deve essere mai trascurata e va indagata dal medico”.

 

Quali sono le possibili terapie?

“Il trattamento dell’anemia è legato principalmente alla cura della malattia che ne ha provocato la comparsa: se l’anemia è dovuta a carenze di elementi essenziali all’eritropoiesi, la somministrazione degli elementi mancanti (ferro, folati, vitamina B12) risolve l’anemia; tuttavia se non si elimina la causa (ad esempio il sanguinamento occulto) il problema si ripresenterà. Nelle anemie legate a difetti ereditari del globulo rosso, c’è purtroppo poco da fare e alcuni di questi pazienti (come i talassemici) sono dipendenti dalla trasfusione di sangue. Questo è vero anche per i pazienti leucemici, per i quali la cura della malattia richiede l’uso di farmaci che inibiscono la funzione midollare. Il trapianto di midollo, in questi casi, conduce alla guarigione ma durante tutto il trattamento il paziente è dipendente dalla trasfusione di sangue”.

 

Le diete fai da te molto restrittive e l’uso non richiesto di integratori a base di ferro possono essere dannosi?

“Le diete restrittive e sbilanciate sono un rischio per la salute: le carenze di ferro e di vitamine indotte da diete fai da te possono provocare molti danni e tra questi c’è anche l’anemia. Per contro, anche l’assunzione di ferro senza necessità è priva di senso: il nostro organismo ha un meccanismo molto accurato di controllo sull’assorbimento del ferro e tutto ciò che viene introdotto in più del necessario viene eliminato. È quindi evidente che l’integrazione è inutile se non avviene nelle condizioni indicate, come ad esempio durante la gravidanza o l’allattamento”.

Ignazia Zanzi

 

PER SAPERNE DI PIU': Che cos'è l’eritropoiesi?

 

Lo sviluppo delle cellule del sangue si chiama emopoiesi e, quello specifico dei globuli rossi, o eritrociti, prende il nome di eritropoiesi. Per capire meglio perché esistono vari tipi di anemie è fondamentale conoscere, almeno a grandi linee, l’eritropoiesi, ossia il processo di formazione dei globuli rossi.

 

L’eritropoiesi è regolata da una glicoproteina, l’eritropoietina, che è sensibile al livello di ipossia (carenza di ossigeno) dei tessuti; quando alcune cellule specializzate del rene rilevano una carenza di ossigeno, aumenta la secrezione di eritropoietina che a sua volta aumenta la divisione cellulare che dà origine ai globuli rossi finiti e aumenta la sintesi dell’emoglobina. È importante notare che il meccanismo di formazione dei globuli rossi è formato da stadi, caratterizzati da fattori di crescita e dalle numerose sostanze che intervengono (le più conosciute sono il ferro, l’acido folico e la vitamina B12). Una qualunque alterazione del processo di formazione può produrre anemia.

 

In generale il mantenimento dei valori normali di globuli rossi e di emoglobina si basa su un equilibrio dinamico fra produzione e distruzione degli eritrociti, a sua volta influenzato da: ambiente midollare adatto (il midollo osseo è il principale organo emopoietico); normalità delle cellule staminali, dei progenitori dei globuli rossi; normalità dei processi di proliferazione cellulare e di sintesi dell’emoglobina; normalità dei processi di distruzione.

 

Il midollo osseo, i linfonodi e la milza sono tutti organi impegnati nell’emopoiesi. Tradizionalmente si distinguono: un tessuto mieloide, comprendente il midollo osseo e le cellule che da esso originano, che sono gli eritrociti (globuli rossi), i granulociti ed i monociti (globuli bianchi) e le piastrine; un tessuto linfoide, costituito da timo, linfonodi e milza, e dalle cellule che da esso originano, che sono i linfociti B e T.

 

Gli elementi maturi del sangue hanno tutti origine da una sola cellula emopoietica staminale multipotente: ciò significa che da tale precursore comune possono derivare tutte le cellule del sangue indistintamente. Da essa si sviluppano successivamente le cellule staminali linfoidi (che daranno vita ai linfociti) e le cellule staminali mieloidi relative alle tre linee midollari (eritrociti, granulociti e monociti, e piastrine), destinate rispettivamente alla produzione di linfociti e di cellule mieloidi. Dalla cellula staminale mieloide pluripotente traggono origine almeno tre tipi di cellule staminali commissionate, cioè capaci di differenziarsi lungo la linea eritroide (globuli rossi), megacariocitaria (piastrine), e monocito-granulocitaria (globuli bianchi).

 

Le cellule staminali commissionate della linea eritroide sono i primi progenitori sensibili all’eritropoietina (Epo), che è una proteina prodotta dal rene, la cui azione è fondamentale per lo sviluppo e la maturazione dei globuli rossi. Le cellule renali sono dotate di un sensore della quantità di ossigeno e, in base al grado di ipossia (riduzione di ossigeno) del sangue che passa attraverso il rene, viene regolata la secrezione di eritropoietina. Essa, legandosi ad un recettore delle cellule eritroidi, determina in esse una risposta che consiste nell’aumento della loro divisione, della sintesi di emoglobina (la ferro-proteina che è contenuta nei globuli rossi e che lega ossigeno) e dei recettori per la transferrina (la proteina che lega il ferro e lo trasporta nel circolo sanguigno).

 

Il globulo rosso maturo, per diventare tale, deve seguire alcune tappe maturative che portano all’eritrocita maturo. La differente concentrazione di emoglobina nei due sessi è dovuta alla maggiore presenza di testosterone nell’organismo maschile. Questo potente ormone anabolico stimola infatti l’eritropoiesi, cioè la formazione di nuovi globuli rossi.

 

 
In collaborazione con Help!

 

 


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