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La dieta senza glutine

 |  Redazione Sconfini

Di celiachia si sente parlare sempre di più, grazie agli intensi sforzi che vengono fatti da qualche tempo a questa parte sia a livello politico-sanitario che associativo. Esiste ed è attiva, infatti, l’Associazione Italiana Celiachia (Aic) con sedi nella maggior parte delle regioni italiane. “La celiachia – spiega Rossella Paniccià dell’AIC Friuli Venezia Giulia – è un’intolleranza permanente ad una proteina, il glutine”.

 

Coloro che sono affetti da questa patologia, nel momento in cui introducono nel loro corpo, tramite l’alimentazione, il glutine, presente in alcuni cereali quali frumento, farro e orzo, stimolano l’intestino a una risposta immunitaria abnorme. La conseguenza è l’infiammazione cronica dell’organo e la scomparsa dei villi intestinali. “I villi, le pieghe della mucosa intestinale, aumentano la superficie dell’organo – continua la presidente – e contribuiscono all’assorbimento di sostanze fondamentali per il metabolismo, quali per esempio il ferro e il calcio. Pertanto, se i villi non sono più presenti, si può soffrire di anemia (carenza di ferro), di osteoporosi (carenza di calcio)”.

 

Ma molti altri sono i possibili disturbi causati dall’intolleranza al glutine. In età pediatrica, generalmente avviene che il bambino celiaco soffra di diarrea, di anoressia, presenti la pancia gonfia e abbia un blocco nella crescita. Per l’adulto, invece, i sintomi possono essere altri, oltre a quelli sopra citati, dalla dermatite erpetiforme, a problemi di fertilità, al diabete.

 

Va da sé che, come sempre quando si parla di malattie, la diagnosi precoce appare strumento fondamentale per prevenire disturbi che, se trascurati, possono divenire irreversibili. Ma la diagnosi non è sempre facile e immediata. Questa difficoltà viene dalla diversità dei disturbi che il celiaco può avere e che non sempre conducono a sospettare questa intolleranza alimentare. “Molto spesso – riprende Rossella Paniccià – ci si reca dallo specialista per affrontare il singolo problema e, quindi, viene a mancare la possibilità di disegnare un quadro complessivo di tutti i sintomi, che possono anche apparire banali, quali il senso di affaticamento o d’inappetenza”.

 

L’arma vincente contro le conseguenze della celiachia è la dieta alimentare. Se il glutine è presente in frumento, farro, orzo, segale, significa che farina, amido, fiocchi di cereali, pasta, pane comune e pizza (per citarne solo alcuni) sono alimenti off-limits per il celiaco. Tuttavia, accanto a questi, lalta natura ci regala altri prodotti privi della temuta proteina: grano saraceno, legumi, ceci, riso e tanti altri ancora. Dalla celiachia, che viene trasmessa geneticamente, sia ben chiaro, non si guarisce, ma di sicuro ci si può convivere.

 

Ogni consumatore si sarà accorto che, da qualche anno, aumentano sempre più i prodotti alimentari che riportano sulla confezione la dicitura “non contiene glutine”. Il diffondersi di questo genere di alimenti è la riprova che la celiachia è una malattia che riguarda molte persone. Si stima, infatti, che sia celiaca una persona su 100/150 e che in Italia i celiaci siano 400.000, anche se coloro ai quali è stata effettivamente diagnosticata la patologia sono all’incirca 60.000. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, il problema della celiachia colpisce, sempre in termini di stima, 1.500 persone. “Attualmente – evidenzia la presidente Paniccià – i soci dell’AIC FVG sono 1.000, ma non tutti sono celiaci e non tutti i celiaci si associano”. Questa affermazione fa riflettere: soprattutto sapere che esiste un’associazione di riferimento appare un elemento importante per chi soffre di questo tipo di patologia, che ha conseguenze sulla quotidianità dell’individuo e quindi sulla sua vita di relazione.

 

“Da malattia rara, la celiachia sta entrando nel novero delle cosiddette malattie sociali”, spiega la presidente dell’AIC FVG. “Molto spesso – sostiene con forza – il celiaco tende a rifiutare inviti a cena, a rinunciare ad andare al ristorante e si arriva all’eccesso di impedire ai bambini celiaci di partecipare alle feste dei compagni di scuola, proprio per evitare di dover spiegare il problema. Ma questo è un atteggiamento errato perché da celiaci si può vivere, e vivere bene”.

 

“Un momento importante per coloro che soffrono di questa intolleranza permanente – spiega ancora Rossella Paniccià – è stato il decreto Veronesi, grazie al quale è stato stabilito che ogni persona a cui è stata diagnosticata la celiachia ha diritto ad un importo mensile destinato all’acquisto di alimenti nelle farmacie. Tale importo varia da regione a regione: in Friuli Venezia Giulia è pari a 180 Euro per le persone di età superiore ai 15 anni”. L’utente si reca presso l’Azienda sanitaria locale per ritirare una ricetta con la quale si reca in farmacia; durante il mese, il celiaco può compiere presso la stessa farmacia più acquisti alimentari, i cui importi vengono man mano detratti dalla ricetta stessa.

 

Questa è una delle tante piccole grandi conquiste conseguite grazie all’impegno dei volontari dell’Associazione, un gruppo di persone che si avvale di consulenti scientifici. Obiettivo dell’AIC, infatti, è lo studio della malattia e quindi la continua ricerca. Ma non solo. La celiachia richiede, inoltre, che la persona a cui questa viene diagnosticata sia adeguatamente supportata sia in termini di informazioni, dandole modo di sapere esattamente cos’è la malattia, sia dal punto di vista psicologico.

 

In questa direzione vanno lette alcune iniziative promosse dall’AIC. Innanzitutto, a breve partirà un corso tenuto da uno psicologo per formare i soci volontari all’attività di counseling, per sostenere il celiaco e la famiglia soprattutto nel momento in cui viene accertata la diagnosi. Altra iniziativa di rilievo riguarda il coinvolgimento del settore ristorazione. Ormai da alcuni anni, infatti, vengono organizzati corsi per ristoratori in cui, oltre a spiegare la celiachia, col supporto di dietisti e cuochi s’imparano a cucinare piatti specifici per i celiaci (importanti sono gli accorgimenti che bisogna prendere in quanto gli ingredienti da utilizzare non devono essere minimamente contaminati da altri contenenti glutine).

 

Altrettanto importante è la collaborazione, attivata da tempo, con le aziende alimentari che propongono nel loro campionario prodotti specifici. “Ogni neo-iscritto all’AIC – spiega la presidente Rossella Paniccià – riceve insieme al libro “Il vademecum del celiaco“ un prontuario in cui sono indicati, divisi per categoria, i prodotti e le relative marche che si possono acquistare per rispettare il regime alimentare imposto dalla celiachia”. “Cerchiamo inoltre di sensibilizzare l’opinione pubblica – conclude – anche attraverso la nostra partecipazione ad eventi importanti e di grande affluenza di pubblico”.

Tiziana Benedetti

 


In collaborazione con Help!

 

 


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