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Alcol: sono troppi i comportamenti a rischio

 |  Redazione Sconfini

Come e quanto si beve è determinante per salvaguardare il benessere proprio e degli altri: in certe circostanze anche quantità comunemente considerate minime espongono a rischi chi consuma alcol, la sua famiglia e altri individui. Eppure gli stili di vita che derivano dal bere sono sottovalutati, e su essi poco si riflette se non dopo che producono conseguenze: è il caso degli incidenti stradali causati da stati di ebbrezza (ancora molti, troppi), degli episodi di violenza e di criminalità agiti sotto gli effetti dell’alcol, delle gravi malattie alcol-correlate.

 

Nel nostro Paese stanno assumendo un andamento preoccupante, in questi ultimi anni, alcuni fenomeni di consumo alcolico a rischio, quali i consumi fuori pasto, i consumi eccessivi e l’ubriachezza, con particolare riferimento alla popolazione giovanile, ma anche alle donne e alla popolazione anziana. L’idea del “bel paese” che con la propria cultura mediterranea del vino sarebbe rimasto indenne dalle conseguenze di una alcolizzazione precoce e dalle culture nordiche dello sballo, ha bloccato sul nascere molte iniziative preventive. Ad esempio, non esiste ancora una legge sulla pubblicità (in Francia, Paese di consolidata tradizione vitivinicola, è in vigore dal 1991 la legge EVIN) e la legge quadro sull’alcol (Legge n. 125/2001), che prevede il divieto di assunzione e somministrazione di bevande alcoliche nelle attività lavorative ad elevato rischio di infortunio e con rischio per la sicurezza, l’incolumità o la saaltlute di terzi, individuate dall’intesa Stato/Regioni del marzo 2006, è arrivata con ben 20 anni di ritardo e sta con fatica passando alla fase esecutiva.

 

“Tra le varie iniziative che abbiamo promosso nel recente passato per la prevenzione alcologica – racconta il dottor Alessandro Vegliach, psicologo del Dipartimento delle Dipendenze, Servizio di Alcologia dell’Ass n. 1 “Triestina” – molte si rivolgevano al mondo dei giovani e giovanissimi, essendo questi un target estremamente sensibile alle conseguenze causate dall’uso di alcolici. Stiamo assistendo a un costante aumento fra i giovanissimi, i giovani adulti e in particolare tra le donne, di modalità di assunzione di alcolici compulsive (tecnicamente: binge drinking cioè il bere che ha come fine l’ubriacatura, lo sballo): assumono 7-8 unità alcoliche in uno spazio temporale breve. Ciò avviene solitamente nei fine settimana con le modalità che derivano tradizionalmente dal bere di tipo anglosassone. Questa modalità di assunzione, che potremmo definire “tossicomanica” dell’alcol, viene purtroppo adottata in prevalenza da giovani al di sotto dei 16 anni (età legale per la somministrazione di bevande alcoliche)”. “Va ricordato – aggiunge Vegliach – che l’intossicazione alcolica, anche se isolata, aumenta di molto la possibilità di attuare comportamenti a rischio quali ad esempio la guida in stato di ebbrezza. A tal proposito, uno studio inglese documenta un dato allarmante: il 63% delle ragazze minorenni gravide sono rimaste incinte in stato di ebbrezza. E non si deve sottovalutare il fatto che, chi si trova per abuso di alcol in uno stato disinibitorio, è più facilmente propenso a far uso di altre sostanze stupefacenti con effetti che, pericolosamente, si sommano”.

 

Le conseguenze di tali fenomeni interessano non solo il mondo sanitario, ma anche quello sociale ed economico, con perdita di anni di vita e di lavoro, sofferenza per le famiglie e gli individui, violenza, disadattamento sociale. “È difficile prevedere le conseguenze di queste nuove abitudini sia sul piano personale sia sul piano sociale e sociosanitario – precisa Vegliach – ma è da immaginare che tra qualche anno i Dipartimenti delle Dipendenze saranno sottoposti a carichi di lavoro derivanti da una richiesta diversa sia in termini quantitativi che qualitativi. Attualmente si cerca di ridurre i danni acuti e di informare adeguatamente sul fenomeno e sui rischi connessi”.

 

Oltre agli interventi di prossimità che sono consolidati nella pratica e che si ripropongono (come il progetto “Overnight”, un bus navetta messo a disposizione dalla Provincia di Trieste che accompagna e riaccompagna i giovani alla e dalla discoteca di Sistiana unito ad una costante presenza sia in fase di spostamento sia durante la serata di personale sanitario del Dipartimento delle Dipendenze disponibile a informare, dialogare, conoscere e farsi conoscere dal mondo che frequenta i luoghi di aggregazione giovanile), bisogna cercare strumenti per evitare la tendenza a sottostimare la gravità del fenomeno, sia da parte della società, sia da parte di una quota delle famiglie. “Serve informare e contemporaneamente cercare di comprendere – sottolinea Vegliach – le dinamiche personali e sociali che portano i giovani ad utilizzare le sostanze in questo modo. A tale scopo gli interventi di prossimità sono sicuramente utili poiché permettono di acquisire maggiore conoscenza di un fenomeno al quale i servizi socio-assistenziali dovranno, necessariamente, dedicare maggiori risorse ed energie”.

 

Le responsabilità dell’abbassamento dell’età d’uso di alcolici è da attribuire a cause molteplici, tra le quali spicca la proposta sul mercato, da parte delle multinazionali, di bevande fruttate a basso contenuto alcolico che sono un eccellente incipit all’uso di alcolici da parte dei giovanissimi. “All’interno di una società che si muove in modo sempre più robusto verso modelli trasgressivi e narcisisti che usano la cultura dell’eccesso come strumento di rappresentazione – conclude Vegliach – dobbiamo cercare di evidenziare ai giovani e ai giovanissimi come comportamenti pseudoemancipativi quali l’uso di alcolici, tabacco e sostanze psicotrope illegali possono in realtà essere il primo ostacolo al raggiungimento della piena indipendenza, valore inossidabile ed assoluto a cui ancora oggi, perlomeno idealmente, tutti gli adolescenti anelano”.

Ignazia Zanzi

 


 

 Alcol: quali gli effetti e i danni

 

L’alcol è una sostanza tossica, psicotropa, potenzialmente cancerogena e con una capacità di indurre dipendenza superiore alle sostanze o droghe illegali più conosciute. A differenza del fumo, i cui effetti negativi per la salute possono presentarsi dopo decenni di uso abituale di sigarette, l’alcol può esporre a forti rischi anche in conseguenza di un singolo o occasionale episodio di consumo spesso valutato come moderato. I giovani al di sotto dei 16 anni, le donne e gli anziani sono in genere più vulnerabili agli effetti delle bevande alcoliche a causa della ridotta capacità del loro organismo a metabolizzare l’alcol. Pur apportando 7 kilocalorie per grammo, l’alcol non è un nutriente come per esempio lo sono i carboidrati, le proteine e i lipidi alimentari, e il suo consumo non è utile all’organismo o alle sue funzioni. È causa di danno diretto alle cellule di molti organi tra i quali i più vulnerabili sono il fegato e le cellule del sistema nervoso centrale.

 

Secondo il World Health Report dell’OMS, sono attribuibili al consumo di alcol: il 10% di tutte le malattie; il 10% di tutti i tumori (1 bicchiere di vino aumenta nelle donne il rischio di cancro della mammella del 7%); il 46% del cancro dell’esofago; il 41% del cancro della bocca e dell’orofaringe; il 63% delle cirrosi epatiche; il 41% degli omicidi; il 20% degli incidenti sul lavoro; il 45% di tutti gli incidenti; il 9% delle invalidità e delle malattie croniche. L’alcol è il terzo fattore di rischio di malattia e morte evitabili dopo il tabacco e l’ipertensione. In Europa i disturbi legati all’uso dell’alcol sono la terza causa di anni vissuti da disabile dopo depressione, Alzheimer e altre demenze. In Europa 1 giovane su 4 muore a causa dell’alcol, rappresentando attualmente la prima causa di morte fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni; ben 200.000 persone, soprattutto giovani, muoiono ogni anno negli Stati membri dell’Unione europea per cause alcol-correlate.

 

In base alle conoscenze attuali non è possibile identificare delle quantità di consumo alcolico raccomandabili o “sicure” ai fini della salute. È più adeguato parlare di quantità “a basso rischio”, evidenziando che il rischio esiste a qualunque livello di consumo e aumenta progressivamente con la quantità. È da considerare “a basso rischio” una quantità giornaliera di alcol, da assumersi durante i pasti principali (non fuori pasto), che non supera i 20-40 grammi per gli uomini e i 10-20 grammi per le donne. Queste quantità vanno azzerate negli anziani, nei giovani, nelle donne in gravidanza o che cercano una gravidanza, nelle persone affette da patologie croniche oltre che in tutte le persone che compiono lavori sensibili quali quelli identificati dall’accordo Stato/Regioni del 16/03/2006.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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