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UWC: la cultura delle diversità

 |  Redazione Sconfini

Gli United World Colleges (UWC) sono una realtà educativa internazionale con dodici sedi sparse in tutto il mondo, alle quali se ne sta per aggiungere un’altra, in quel di Maastricht (Olanda). Rivolta ai ragazzi dai 16 ai 19 anni, questa istituzione ospita, del tutto gratuitamente, giovani studenti provenienti da tutto il mondo, con l’obiettivo di farne un domani cittadini capaci di costruire un mondo di pace. Così negli obiettivi dell’ideatore, il tedesco Kurt Hahn, che in piena guerra fredda, nel 1962, concepì il progetto di una scuola fatta da docenti e da studenti di diverse nazionalità, animati dal desiderio di superare le ostilità. Dopo due anni di studi, si consegue il prestigioso International Baccalaureate, un diploma che consente l’accesso all’Università.


Tra i college quello che sorge sul nostro territorio, si distingue per una serie di caratteristiche, che lo rendono invidiabile, agli occhi delle altre sedi. Parola del nuovo rettore, il canadese Peter Howe: “Far convivere ragazzi nati in Paesi che sono in guerra tra loro, è il modo più realistico di risolvere le conflittualità. Penso per esempio agli studenti degli Stati balcanici o a quelli Israeliani e Palestinesi, ognuno dei quali pensa di essere la vittima. Ma nello stare fianco a fianco, scatta tra loro necessariamente l’empatia. Parola, quest’ultima, preferibile, a mio avviso, a tolleranza. Empatia vuol dire mettersi al posto dell’altro e comprenderlo. Non si tratta di un percorso facile, anche perché la lingua ufficiale degli UWC è l’inglese e l’80% dei nostri studenti ha un’altra madre lingua. Un ostacolo, questo, che rappresenta però anche una sfida perché impone di imparare a rapportarsi con l’altro in modo corretto e rispettoso in un lingua diversa dalla propria”.


Coraggio, si diceva. Già perché a 16 anni lasciare la propria casa, gli amici, la scuola dove fino ad allora si è stati, ne richiede una buona dose. “Quando si entra in uno degli UWC – spiega Howe – si inizia un cammino che porta alla crescita e alla trasformazione individuale. E qaltuesto avviene anche perché l’insegnamento è impostato con la finalità di stimolare il senso critico dello studente. Di fatto, spesso si passa attraverso un periodo di destabilizzazione in cui tutte le certezze vengono rimesse in discussione”.


“Sono docente di economia – riprende il rettore – e studio le realtà economiche dei diversi Paesi. Ma quando incontro uno studente che proviene dallo Stato oggetto delle mie lezioni è inevitabile rendersi conto che ognuno, solo perché nato e vissuto in un Paese, ne è in qualche modo un esperto”. E qui entra in gioco l’ultima parola elencata: l’umiltà. “Se concedi a te stesso di aprirti agli studenti, scopri infatti che c’è sempre da imparare”, confida Peter Howe. Ma dietro questa parola c’è un altro più toccante significato. “Quando – aggiunge – si hanno in classe ragazzi che hanno perso i genitori durante una guerra, che sia in Afghanistan o in Darfur, non posso non rendermi conto che io non ho motivo di lamentarmi”.


Ma l’acquisizione dell’umiltà riguarda anche gli studenti. “Fa parte del normale cammino dell’adolescenza – osserva Howe – credere che ciò che si ha sia meritato: tanto il benessere economico della propria famiglia di origine quanto il fatto stesso di avere un solido nucleo familiare alle spalle. In realtà proprio grazie al confronto con coloro che provengono da realtà drammaticamente diverse, il ragazzo scopre che, di fatto, lui è solo fortunato. Nulla più”.


Ecco frequentare uno degli UWC, vuol dire crescere non solo in termini di competenza, ma anche come inaltdividui. “Sono a Duino da quattro anni. Ricordo – racconta il rettore – il primo impatto con questa struttura. L’edificio scolastico non è grande e nemmeno nuovo, ci sono mobili ormai vecchi. Provenendo da una realtà molto diversa come quella dei college Canadesi, ne rimasi scioccato. Ma poi successe una cosa bellissima: arrivarono i ragazzi, per l’inizio delle lezioni, e questo posto divenne il più bello del mondo”. Non sono le strutture degli UWC a essere importanti, ma è quella ricca e varia umanità che dà loro un senso e un valore. “Penso poi – rileva ancora Howe – a quei ragazzi che davvero non possono credere di avere un letto, con tanto di materasso, tutto per loro”. Sì perché in molte parti del mondo non è così scontato avere anche queste comodità.


Tra le sedi del Collegio del Mondo Unito, quella di Duino, si contraddistingue perché è inserita nella comunità; peculiarità, questa, che ne fa un open campus e che la differenzia dagli altri UWC, che sono invece collocati in zone isolate. Nel Collegio in provincia di Trieste, il più piccolo con i suoi 180 studenti e il primo al mondo a non essere inserito in un ambiente non anglofono, gli studenti vivono in stretto contatto con gli abitanti. Una convivenza che si concretizza, tra l’altro, attraverso alcuni servizi sociali. Fa parte infatti del piano di studi l’impegno dei ragazzi con anziani, bambini e disabili. “È importante – conclude Howe – che il nostro studente sia valutato non solo per il rendimento scolastico, ma anche in base all’entusiasmo con cui affronta l’impegno sociale”.


L’obiettivo non è preparare un futuro cittadino soltanto ricco di nozioni, ma anche un adulto maturo e responsabile che sappia, una volta entrato nella società, dare il suo contributo per diffondere la cultura della comprensione delle diversità e del rispetto tra le persone. Un cittadino globale, quindi, capace di risolvere conflitti, dotato di empatia, umiltà e coraggio. Gli elementi cardine su cui poter puntare per il raggiungimento di una pace che sia, ancor prima che politica, individuale.

Tiziana Benedetti

 


 

Il progetto UWC a Trieste

 

Il Collegio del Mondo Unito di Duino è nato nel 1982. Il progetto prese il via nel 1971 quando il diplomatico italiano a Londra, Gianfranco Facco Bonetti, venne invitato dall’UWC del Galles, prima sede dell’istituzione, a tenere un incontro sulla politica del nostro Paese. Bonetti si innamorò dell’idea e iniziò a darsi da fare per aprire una sede anche in Italia.


All’UWC, sostenuto economicamente da donazioni, si entra in modo completamente gratuito attraverso una selezione basata su meriti personali degli studenti e indipendentemente da nazionalità, politica, religione e dalle possibilità economiche. La valutazione della candidatura viene effettuata dai membri dei Comitati nazionali, presenti in 120 Paesi, che si occupano altresì di raccogliere i fondi e di pubblicizzare l’istituzione.


La sede in provincia di Trieste si contraddistingue, tra l’altro, per le opportunità offerte a giovani talenti musicali e scientifici. Per saperne di più, visitare il sito Internet www.uwc.org.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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