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Coppie sull'orlo di una crisi di nervi

 |  Redazione Sconfini

Il numero delle separazioni pronunciate in un anno sta ormai raggiungendo quello dei matrimoni celebrati nello stesso periodo: è una crisi dell’istituzione familiare, è solo una difficoltà di relazione con l’altro o è qualcosa di più intimo e personale che riguarda l’individuo, i suoi sentimenti e la sua sessualità?

A guardarsi intorno, a parlare con amici e colleghi o a leggere le statistiche che ci perseguitano impietosamente, si è pervasi da una malinconica rassegnazione accompagnata da un sottile senso d’angoscia circa lo stato di salute della coppia.

coppie in crisi cimiteroIl modello individualista e consumistico che caratterizza il nostro vivere attuale sta deteriorando con rapidità e con chirurgica precisione unioni e sentimenti, cancellando in un attimo progetti esistenziali che fino a qualche momento prima sembravano indistruttibili. Per contro, però, pianti inconsolabili, suppliche dolorose, inseguimenti, violenze, lunghe ore in uno studio di psicoterapia, abusi di psicofarmaci, somatizzazioni, tentativi di suicidio, hanno sempre accompagnato e accompagnano tuttora le pene di amori perduti, i dolori e le sofferenze di uomini e di donne che decidono di non continuare assieme il loro viaggio esistenziale.

Allora viene da chiedersi: condividere una vita a due è una delle più sublimi condizioni umane o è un obbligo imposto dalla società e dalle sue regole atte a soffocare la naturale e istintiva libertà degli individui? In realtà, a livello razionale e come tendenza esistenziale, oggi tutti vogliono essere autonomi e indipendenti, ma a livello emozionale, affettivo e sentimentale il bisogno di vivere in coppia rimane un’esigenza primitiva, necessaria, assoluta.

La vita quotidiana non è facile, e ancora più difficile è trovare un attimo di tempo per fermarsi a riflettere su di essa. Il tempo sembra non bastare mai, ci agitiamo in uno stato di perenne emergenza costellato di tensioni e stress, cercando di schivare i problemi senza mai affrontarli e finendo molto spesso per fuggire addirittura da noi stessi. La nostra è ogni giorno di più una civiltà dell’immagine e dell’apparire, tecnologicamente avanzata ma vuota di significati. Sappiamo “fare” sempre meglio, ma stiamo perdendo la capacità di “essere”, stiamo perdendo la capacità di trasmettere le emozioni, di provare le sensazioni, di vivere i sentimenti. Abbiamo semplificato le capacità e le occasioni di conoscenza, ma abbiamo reso più complicate e più superficiali le relazioni tra le persone.

Ho spesso la sensazione che i rapporti di coppia si siano fatti più facili, più agili e funzionali, ma trovo che sia sempre più difficile per le persone riuscire a stabilire una reale sintonia con l’altro, comprendere i suoi bisogni rispettando, e riuscendo nel contempo ad esprimere, i propri. Buona parte degli adulti non sa cosa voglia dire amare in modo maturo e sembra ignorare che le relazioni affettive sono spesso il teatro nel quale ognuno mette in scena i personaggi del proprio mondo interiore, riducendo invece il rapporto di coppia ad un’attrezzata palestra dove allenare i propri desideri sessuali. È vero che la sessualità può essere intesa come uno dei più forti programmi biologici orientati a favorire la costruzione ed il mantenimento dei legami di coppia e che rappresenta anche uno dei più efficaci modi di fare esperienza di sé e del mondo perché permette di conoscersi e riconoscersi con l’altro e nell’altro, ma purtroppo oggi si parla sempre più di sesso, se ne mostra sempre di più, mentre dalle statistiche e dai racconti dei miei pazienti emerge che lo si pratica sempre di meno, più frettolosamente e con scarso desiderio.

La tanto celebrata rivoluzione sessuale dello scorso millennio (anche se sono passati solo poco più di trent’anni) e l’apparente liberazione dai tabù delle precedenti generazioni hanno effettivamente messo in discussione remore e paure figlie di una cultura di stampo repressivo, ma per contro la serena ricerca del piacere, nella sua accezione più autentica e consapevole, continua ad essere un terreno impervio, spesso irraggiungibile, come testimonia la crescita esponenziale delle difficoltà relazionali, delle disfunzioni affettive e soprattutto di quelle sessuali, declinate sia al maschile che al femminile. Paradossalmente lo spirito rivoluzionario si è oggi spostato sugli aspetti riproduttivi, su quelli farmacologici e più recentemente sulla definizione di nuovi modelli di convivenza sia eterosessuale che omosessuale.

In ogni caso, all’interno di un matrimonio, in un’amicizia amorosa o in una fugace relazione senza presupposti di continuità, è importante ricordare che, per funzionare, la sessualità dovrebbe contenere sempre una componente di gioco, affettivo ed erotico, e dovrebbe collocarsi a metà strada tra la realtà e la fantasia, tra il concreto e l’immaginario, equilibrando il controllo e la concentrazione con l’irrazionalità e l’abbandono, mescolando la capacità tecnica frutto dell’esperienza con il rispetto e la fiducia nell’altro in un contesto nel quale sentirsi liberi di esprimere anche la forza prorompente di sentimenti e di emozioni istintive e disordinate. La coppia dovrebbe riuscire a coniugare l’accettazione della spontaneità, dell’individualismo, del bisogno di cambiamento e di trasformazione con la tentazione dell’abitudine, con quella necessità di durata e di stabilità che costituisce il tessuto di base dell’esistenza. In altre parole, coniugare il brivido dell’imprevisto con la sicurezza della routine.

Ma non basta. Per poter superare difficoltà e conflitti bisogna anche essere in grado di riconoscere le incomprensioni generate innanzitutto dalla carenza o dall’incapacità di comunicare, sempre di più sintomo del malessere esistenziale, nonché dalle interpretazioni prevenute del comportamento reciproco dei partner. L’incomprensione, infatti, è un processo attivo che agisce in maniera devastante quando una persona si costruisce un’immagine distorta dell’altro, distorsione che porta non solo ad errate interpretazioni di ciò che l’altro dice o fa ma anche all’attribuzione di una dolosa e malevola intenzionalità.

La nostra mente è facile preda d’illusioni, percezioni e convinzioni soggettive poiché ognuno crea una propria rappresentazione della realtà, un modello personalizzato, e interpreta ed elabora ogni nuova esperienza in modo da conformarla ad esso eliminando, nei limiti del possibile, i dati discordanti e potenzialmente destabilizzanti. Ecco allora che nelle coppie spesso ognuno cerca di rinforzare le proprie ipotesi verificandole di rado, tende a far prevalere il proprio punto di vista piuttosto che ascoltare e cercare di capire quello altrui, tende a vedere solo la propria parte della storia, non chiede spiegazioni di certi comportamenti in quanto è convinto di conoscerle già.

Occorre, quindi, che ognuno si assuma la piena responsabilità del miglioramento del rapporto anche se cercare di conoscere a fondo il proprio compagno o la propria compagna è un processo talvolta scomodo e rischioso perché può mettere seriamente in discussione il rapporto. Ma è bene ricordare che, fuori dall’accezione comune, il significato del termine “crisi” identifica uno stato dinamico ed evolutivo che prelude ad un cambiamento sostanziale. È in questa capacità di rinnovamento e di reciproca messa in discussione che si possono scoprire doti, risorse e motivazioni spesso sepolte sotto le macerie di abitudini sbagliate e di rancori mai espressi.

dott. Filippo Nicolini, psicologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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