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Vietato invecchiare: menopausa e andropausa

 |  Redazione Sconfini

Le nostre facce sono sigillate, i nostri passi contati, le nostre ore fissate; ma il nostro cuore rifiuta il silenzio.

Albert Camus (La morte felice)

 

Si discute così tanto di menopausa, in questi ultimi tempi, che potrebbe sembrare superfluo definirla. Della menopausa come evento critico sul piano biologico e fisiologico, sappiamo ormai quasi tutto e conosciamo anche in modo approfondito la funzione equilibrante che gli estrogeni hanno non solo sulla funzione riproduttiva ma su tutto il funzionamento psiconeuroendocrino del sistema-donna. Ma nonostante la battente divulgazione scientifica, la menopausa rappresenta una crisi di transizione che sembra ancora invisibile ai nostri occhi poiché si svolge negli spazi intimi della mente e del cuore delle donne, e con difficoltà raggiunge spazi socialmente condivisi in quanto ritenuto un fatto privato, un po’ vergognoso, da nascondere.

 

E questo anche perché una delle più straordinarie differenze tra l’essere umano maschile e quello femminile è proprio la capacità della donna di vivere la propria evoluzione esistenziale attraverso i mutamenti e le trasformazioni del suo corpo. Nella donna, infatti, eventi “fisiologici” come la prima mestruazione, come la gravidanza, come la menopausa diventano contemporaneamente trasformazioni “psicologiche” attraverso le quali lei ha la possibilità di prendere coscienza dei diversi stati esistenziali, personali e sociali assieme, che scandiscono la sua vita. Purtroppo la menopausa, soprattutto nel nostro modello sociale, viene vissuta da molte donne come uno stato di malattia da curare e questo non solo per i sintomi connaturati alle modificazioni ormonali ma anche per la sensazione, talvolta inconscia, di “inutilità femminile” e di inevitabile vecchiaia che ne consegue.

 

È vero, con la menopausa arriva una svolta che può essere più o meno brusca a seconda del carattere, delle esperienze personali, della fortuna. Ma comunque di svolta si traltatta. E non tanto per i mutamenti organici che per quanto forti preferirei lasciare sullo sfondo: dalle vampate ai sudori, dalle palpitazioni all’irritabilità, dagli sbalzi d’umore alle difficoltà del sonno, dai problemi di concentrazione e di memoria alla fatica improvvisa, dall’aumento di peso ai dolori muscolari. In realtà con la menopausa va in crisi un ruolo, un’identità sessuale di natura squisitamente culturale che si organizzava intorno a quattro elementi.

 

Il primo è la seduttività, luogo d’origine di ogni amore travolgente, l’arte più antica del mondo, l’unica in cui non esistono regole né maestri, quella in cui tutti vorrebbero essere esperti e soprattutto vittime. Il piacere di piacere, forse il mito più forte del nostro presente in cui l’immaginario è ormai ostaggio delle icone della pubblicità e dei mass media con spese astronomiche in botulino, iniezioni di silicone, sieri anti-invecchiamento, blefaroplastiche, lifting e liposuzioni.

 

Il secondo elemento è la maternità. Fin dalle culture più ancestrali la donna è stata ammirata e venerata come dispensatrice di vita, come l’unico essere che può affacciarsi alla porta dell’ignoto e guardare al di là avendo l’innato potere di trasformare se stessa in un passaggio attraverso il quale un nuovo corpo e una nuova esistenza prendono vita. Come per la capacità di sedurre, quindi, anche quella di procreare trasmette senso di potenza e di autorealizzazione e non è difficile intuire come questa funzione assuma nell’immaginario collettivo e in quello personale un’importanza straordinaria.

 

Il terzo fattore è l’eroticità, valore che ha acquistato influenza e prestigio in tempi relativamente recenti. Con i movimenti di liberalizzazione sessuale degli anni Settanta, la donna ha cominciato a rivendicare e apprezzare il diritto a poter trarre piacere ella stessa dal rapporto sessuale. Oggi fa quasi sorridere, sembra un fatto scontato, addirittura banale ma chi ha più di cinquant’anni sa che si è trattato di una conquista difficile, a volte cruenta, ma assolutamente indispensabile alla ridefinizione del ruolo femminile.

 

Il quarto ed ultimo principio che sorregge l’immagine attuale della donna è la realizzazione nell’ambito lavorativo (e anche in quello del tempo libero). Un piacere intellettuale connesso a qualsiasi attività, dalla lettura alla cucina, dallo sport all’impegno sociale, svolta con slancio e coinvolgimento.

 

La menopausa con la sua intensa accelerazione del percorso vitale, scuote soprattutto i primi due elementi. Il fiore della bellezza giovanile comincia lentamente ad appassire, il corpo dà i primi segnali di invecchiamento, diventa più vulnerabile e vede compromessa la sua integrità di funzionalità ed efficienza, mentre viene meno la possibilità di essere madre oltre che per la capacità di generare nuove vite anche nel continuare ad accudire i figli già esistenti, spesso ormai grandi e in piena fase di separazione, soprattutto psicologica, dai genitori.

 

Per quanto riguarda l’eroticità il discorso è più sfumato. A volte, durante la menopausa la donna conosce addirittura un aumento del desiderio sessuale legato al prevalere degli ormoni maschili, gli androgeni, su quelli femminili, gli estrogeni, in forte calo. Ma l’onda del piacere si infrange molto spesso contro un partner stanco, disattento o annoiato. Oppure contro un uomo che, pur desideroso di mantenere un’accettabile vita sessuale, fa una certa fatica a adattare la propria sessualità, più impulsiva e centrata sull’orgasmo, a quella della donna che con l’età ha enfatizzato il versante della tenerezza, dei preliminari, del ritmo lento.

 

Ecco perché quando si cita lo stereotipo secondo il quale le donne, con la menopausa, vanno mentalmente ed eroticamente in pensione bisognerebbe annoverare tra le cause anche la mancanza o la difficoltà di una sensibilità comune e di un terreno d’incontro con il partner. Se infatti l’identità della donna ristruttura in modo più equilibrato i quattro fattori di cui ho parlato, se ha saputo coltivare interessi intellettuali e relazioni più ricche anche con il marito, la maturità può riservare piacevoli sorprese. Una donna di cinquant’anni è più libera, più “calda”, più esperta nell’arte amorosa di una ragazzina. Ed è un peccato che tanta ricchezza ed esperienza vadano perdute per stanchezze o incomprensioni spesso superabili.

 

A questo punto, però, qualche parola va spesa anche per i cambiamenti che avvengono nell’uomo. L’andropausa è stata per molto tempo, e per certi versi lo è tuttora, messa in dubbio. Secondo alcune teorie non esiste, secondo altre è una realtà, secondo altre ancora esiste ma è un fenomeno poco frequente.

 

L’espressione, creata per definire il climaterio maschile, è piuttosto recente e, sebbene non si possa parlare per l’uomo di una situazione assolutamente equivalente a quella della menopausa femminile, è palese che intorno ai cinquantacinque anni comincia ad osservarsi nell’uomo una riduzione degli ormoni sessuali maschili. Il termine più corretto per indicare l’andropausa è quindi P.A.D.A.M., acronimo anglosassone ottenuto da Partial Androgen Deficiency in Aging Male. In altre parole potremmo dire che, mentre nella donna avviene una “rivoluzione”, nell’uomo è in corso una “riforma” poiché nell’andropausa non c’è una trasformazione fisica o psichica netta e il passaggio è decisamente più graduale.

 

Tuttavia dopo i cinquant’anni l’uomo acquista improvvisamente la consapevolezza che il declino fisico comincia ad accelerare: il 25% circa del tessuto muscolare è destinato a convertirsi in adipe mentre fegato, reni e apparato circolatorio, così importanti per la fisiologia della sessualità, vanno incontro ad una progressiva perdita di efficienza e funzionalità. Tali modificazioni non giustificano però alcun tramonto del desiderio o nessuna delle costellazioni di disfunzioni erettili che molti uomini lamentano in questa delicata età di passaggio. È vero, la sessualità della “maturità” va incontro ad una metamorfosi che va compresa ed assecondata senza caricarla di inutili ansie, di rischiose manifestazioni depressive o di patetici giovanilismi. La stagione della golosità e dell’ingordigia, se mai c’è stata, finisce ed inizia quella del rapporto equilibrato e profondo.

 

Caratteristiche come una maggior “lentezza” dell’eccitazione e del piacere o un allungamento dei tempi di refrattarietà, cioè l’intervallo che intercorre tra un’eiaculazione e una nuova erezione, se condivise e valorizzate possono essere infatti fonte di notevole soddisfazione per sé e per la propria partner. Viceversa se queste manifestazioni diventano il capro espiatorio di difficoltà o di conflitti più generali, si possono rapidamente strutturare meccanismi di rinforzo psicologico negativo capaci soltanto di esasperare ulteriormente le difficoltà sessuali e le paure connesse.

 

Al di là della riuscita tecnica del rapporto sessuale, la cosa importante è ricordare che la vita è dinamica, in costante cambiamento, e di conseguenza anche l’approccio all’amore e al sesso seguono un percorso evolutivo. Un’attenzione particolare va quindi rivolta innanzitutto al mantenere un contatto, fisico e mentale, con il proprio corpo e con le sue sensazioni senza mai perdere la voglia di toccarsi, accarezzarsi, senza mai perdere la confidenza e la complicità con i propri partner. Scriveva Robert Musil: “Il linguaggio dell’amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso…”.

 

dott. Filippo Nicolini, psicologo

 

 


 

Il mondo è bello perché è vario

 

Il fenomeno della menopausa ha assunto, nella nostra società, un significato negativo poiché tale è l’impronta che la cultura le attribuisce ed è proprio questo significato a determinare in molti casi un atteggiamento ostile e molte delle difficoltà psicologiche e fisiche collaterali. Ma non è dappertutto così.

 

In alcune tribù dell’Africa, nelle donne della classe Rahjput dell’India così come in certe popolazioni arabe, la menopausa, liberando la donna dall’impurità del flusso mestruale, le conferisce un maggiore prestigio sociale. Le donne possono così socializzare liberamente con gli uomini, partecipare o essere protagoniste di riti propiziatori, vengono esentate dai lavori pesanti, e, in virtù dell’esperienza acquisita, possono esercitare ampi poteri sulla famiglia e sulla comunità.

 

A Formosa e in Giappone, poi, ancora oggi l’ingresso della donna nell’ultimo gruppo anagrafico, intorno ai sessant’anni, viene celebrato con un imponente festeggiamento e da quel momento le sue opinioni e le sue richieste vengono tenute in grande considerazione.

 

L’aspetto curioso è che in queste culture così diverse la sindrome climaterica è praticamente assente.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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