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Quando il datore di lavoro commette atti illeciti?

 |  Redazione Sconfini

L'ambiente in cui svolgiamo la nostra attività lavorativa in taluni casi diventa l'ennesimo luogo in cui è possibile essere vittima di ingiustizie e soprusi, molte volte lesivi sia per la professionalità che per il proprio equilibrio psicofisico. Abbiamo incontrato l'avvocato del lavoro Franco Berti per parlare assieme a lui di mobbing e farci spiegare in cosa consiste il fenomeno e quali sono le manifestazioni che possono far pensare ad un comportamento costrittivo da parte del datore di lavoro o dei colleghi.

 

Cos'è il mobbing e quali sono le cause?

"Parola inglese che significa accerchiare in modo aggressivo e minaccioso, il mobbing esprime il comportamento ostile nei confronti di un componente del branco che è accerchiato ed aggredito allo scopo di allontanarlo. Questo atteggiamento lo si può trovare anche nel mondo umano, ad esempio nell'ambito lavorativo. Può succedere, infatti, che i responsabili di un'azienda o i colleghi abbiano questa condotta nei confronti di un dipendente allo scopo di isolarlo, di metterlo in difficoltà, escluderlo fino al punto di indurlo a dimettersi o creando l'occasione, attraverso questo logorio, per licenziarlo. Le ragioni possono essere diverse, dalla riluttanza del dipendente a adattarsi a regole nuove che il datore impone, alla difficoltà ad adeguarsi alle trasformazioni organizzative e/o tecnologiche, per arrivare alla mancanza di fiducia nei confronti di un lavoratore non ritenuto più meritevole come in precedenza e quindi considerato scomodo. A volte, più cinicamente, il mobbing diventa politica aziendale esercitata per ridurre il personale. In sostanza, quello che caratterizza il mobbing è un disegno mirato a neutralizzare il dipendente, fino al punto di estrometterlo con l'espulsione o l'autoespulsione".

 

Come si valuta l'attendibilità delle informazioni fornite da un lavoratore che intende procedere per vie legali?

"Il rapporto con il medico di base è importante per stabilire se certe manifestazioni che l'interessato riferisce come derivanti dall'ambiente di lavoro hanno effettivamente quell'origine e se gli episodi riferiti possono giustificare la percezione di essere vittima di mobbing. Una condotta scorretta e prolungata del datore del lavoro produce sul piano psicofisico delle patologie che da provvisorie possono diventare croniche. Quando una persona inizia ad avere episodi di ansia, depressione, nervosismo o comincia ad avere cefalea, insonnia, dolori toracici, è compito del medico di base verificare se sono situazioni derivate dal mondo del lavoro o meno, consigliando al paziente di recarsi da uno specialista di medicina del lavoro per accertare se le sue sofferenze derivano dal lavoro o da altre fonti. L'avvocato si fa raccontare gli episodi avvenuti sul luogo di lavoro. Il più tipico è il demansionamento: attribuire mansioni inferiori a quelle svolte, sottrarre competenze o addirittura ridurre all'inattività, sono condotte idonee a essere qualificate come mobbing. Altre condotte più mirate possono essere l'eccesso di controlli sul lavoratore, un trasferimento punitivo, la negazione delle ferie a scopo punitivo o l'uso esagerato del potere disciplinare. Quando dall'avvocato si presenta una persona che racconta una serie di episodi protratti nel tempo, è possibile che ci siano i presupposti per sospettare il mobbing. Certo è che molte volte, dal momento che il mobbing è un po' di moda, tutti sono convinti di essere mobbizzati e si tende a ritenere che tutte le condotte illecite del datore di lavoro nei confronti dei lavoratori siano originate da un intento persecutorio, mentre a volte il datore di lavoro commette degli illeciti esclusivamente per una situazione di convenienza".

 

Quali elementi possono essere considerati utili ai fini processuali?

"Oltre a riferire all'avvocato come si sono svolti i fatti, il cliente deve in qualche modo documentare le sue affermazioni, fornendo ad esempio il nominativo di eventuali testimoni che possono essere chiamati a testimoniare in suo favore. È bene ricordare che il 90% di queste cause sono giudicate sulla base di prove testimoniali. Altri elementi che possono giocare a favore della parte lesa sono tutti gli ordini scritti e le contestazioni disciplinari ricevute più volte nel corso di un periodo di tempo e che a suo parere sono immotivate, illecite o ingiustificate. La condotta mobbizzante può essere anche costituita da singoli episodi leciti che però s'inseriscono in un disegno complessivo più ampio che ha per fine l'estromissione della persona indesiderata: ne è un esempio la concessione delle ferie in periodi diversi da quelli richiesti, allo scopo di ostacolare il lavoratore, o il rifiuto di una promozione promessa da tanto tempo. Ovviamente, si deve trattare di una condotta ripetuta nel tempo; solo mettendo insieme vari comportamenti si può formulare una prova attendibile di mobbing. In una delle prime sentenze a favore del lavoratore, emessa nel 1999 dal Tribunale di Torino, il giudice si era basato sulle testimonianze dei familiari, che sostenevano il cambiamento del comportamento del congiunto, sulla testimonianza di un collega e su quella del medico di famiglia. Il consiglio è di consultare sempre degli esperti di medicina del lavoro. Nel momento in cui si supera una soglia e c'è una compromissione della salute, vale la pena iniziare una controversia".

 

Quali sono i comportamenti da mettere in atto sul posto di lavoro?

"Difendersi è molto difficile. Un modo potrebbe essere quello di far intervenire il rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, di cui le aziende di una certa dimensione dispongono. Questa figura professionale può svolgere un ruolo di mediazione assieme al medico aziendale che segue i lavoratori. Se si tratta di una persona corretta, che fa il suo lavoro in coscienza e non è schierata dalla parte del datore, dovrebbe farsi carico del problema e suggerire al datore delle condotte più appropriate. Un altro modo è rivolgersi alle strutture dei Servizi sanitari di medicina del lavoro. L'Unità Operativa di Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro (UOPSAL) è una struttura dell'Azienda dei servizi sanitari dotata di medici specializzati in questo settore a cui ci si può rivolgere sia per avere informazioni che suggerimenti e terapie. Una cosa da precisare è che il mobbing non riguarda solo il lavoro subordinato, ma anche tutte quelle forme di lavoro parasubordinato che sulla carta sono rapporti di lavoro autonomo, ma nella realtà sono uguali al lavoro subordinato. Nella sostanza, essendo fortemente caratterizzati in termini di precarietà, danno al datore di lavoro risorse aggiuntive rispetto a quelle del mobbing per liberarsi di un lavoratore, senza avere un chiaro disegno persecutorio".

 

Sono più le sentenze a favore o quelle a sfavore del lavoratore?

"Ritengo sia molto più facile perdere una causa di mobbing che vincerla. Tutte le cause in mano a testimoni sono fortemente a rischio. Per prima cosa i testimoni sono difficili da trovare ed inoltre ci possono essere testimoni portati dalla controparte che testimoniano a sfavore. Posto che i lavoratori tendono a schierarsi con il datore di lavoro per salvare il posto, l'esito delle prove è più favorevole al datore. La difficoltà di prova gioca a sfavore".

 

Quale consiglio si sente di dare ad una persona che sta subendo il mobbing?

"Se ha in mente di procedere per vie legali, il consiglio è di tenere un diario accurato di tutto quello che succede sul posto di lavoro: prendere nota di episodi accaduti e di possibili testimoni. Inoltre, è importante parlarne con i colleghi di cui ci si fida, per renderli partecipi della propria condizione e perché non siano impreparati ad un'eventuale causa cui potrebbero essere chiamati a deporre. Da avvocato ritengo che un mezzo è anche la registrazione delle conversazioni, consentita, anche senza avvisare l'altra persona, solo se avviene tra presenti. Questo significa che mettere un microfono in una stanza non è consentito. Come mezzo di prova è ammesso, anche se considerato non molto attendibile perché le registrazioni possono essere manipolate. Il consiglio poi è di parlarne con il medico di base, che deve essere consultato non appena si verificano situazioni di malessere o disturbi che possono essere ricondotti a condotte illecite del datore. Il medico legale valuterà poi se questi disturbi sono legati al mobbing. In molti casi è stata dimostrata la condotta illecita e anche la patologia del lavoratore, ma non si è potuto dimostrare che quest'ultima fosse conseguente alla condotta illecita, in quanto quella stessa patologia poteva anche essere riconducibile a situazioni di sofferenza di altro tipo".

 

Il mobbing è una malattia professionale? In caso affermativo, questo cosa comporta?

"Sì, il mobbing, se dimostrato, è considerato una malattia professionale. L'INAIL ha accettato che certe patologie di tipo ansioso e depressivo, a volte anche organiche, sono frutto di una costrittività organizzativa, cioè derivano da una disfunzione organizzativa sul posto di lavoro. Se supera determinate soglie indennizzabili, il riconoscimento di una malattia professionale comporta il diritto ad ottenere un'indennità dall'INAIL. Se la menomazione che ne deriva supera il 5% si ha il risarcimento del danno attraverso una somma di denaro, se supera il 15% è previsto un risarcimento in forma di rendita vitalizia".

 

Paolo Baldassi

 

 

 

 

 

 

 


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