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Attentato a Berlusconi. Il clamoroso autogol degli oppositori

 |  Redazione Sconfini

berlusconiinsanguinatoUn autogol per i contestatori del governo. Il mini attentato a Berlusconi che ha visto come co-protagonista il quarantaduenne con problemi psichici Massimo Tartaglia è un clamoroso assist alla nuova rinascita del (futuro) quinto governo Berlusconi. Che ormai siamo in campagna elettorale lo si era capito dal "programma elettorale" teso a cancellare i poteri di controllo dell'esecutivo, proclamato da Bonn pochi giorni fa. Che il risultato potesse essere quasi messo in discussione (e che quindi l'asse Bossi-Berlusconi fosse in chiarissima difficoltà) lo si era capito dal fatto che si stava venendo a creare una sorta di Santa Alleanza (o armata Brancaleone a seconda dei punti di vista) a difesa della repubblica formata dai finiani messi alla porta dal Pdl, dall'Udc, dall'Alleanza per l'Italia di Rutelli, dal Pd di Bersani e dall'Idv di Di Pietro.

Alla folla dei contestatori (per l'ennesima volta passata inosservata dai media di regime) che voleva dimostrare una volta di più lo scollamento tra i diktat del Cavaliere e le esigenze del popolo ha fatto da contraltare il gesto di uno squilibrato declarato che ha cancellato mesi di difficile informazione dei misfatti governativi, di scandali a luci rosse, liason pericolose con la criminalità organizzata e di disastrosa politica economica.

Era il punto più basso del berlusconismo, ormai attaccato anche al suo interno da antiberlusconiani dell'ultim'ora. E invece, in pochi secondi lo scenario è cambiato completamente grazie anche alla complicità dei servi piazzati nei giornali e nelle tv (anche e soprattutto in quelle di Stato). Da consumato attore e freddissimo calcolatore (così lucido da risultare inquietante) Berlusconi ha prima subìto il violento e deprecabilissimo lancio del souvenir del Duomo da parte dello psicolabile e poi si è accasciato per pochi secondi nell'auto. Fino a qui poteva sembrare il simbolico lancio di monetine che il popolo romano lanciò a Craxi nel 1993 spingendolo a dimettersi e a fuggire ad Hammamet per evitare le patrie galere. E invece, dimostrando un temperamento (questo va riconosciuto a suo merito) fuori dal comune, Berlusconi è uscito dalla macchina cercando (pur con vistose difficoltà fisiche a causa dello shock, del dolore e della veneranda età) di issarsi sul predellino per mostrare al popolo adorante il suo volto sfigurato e sanguinante.

Un'immagine orrendamente cristologica ma che sembra molto freddamente calcolata, studiata in quei pochi secondi necessari ad elaborare il diabolico piano: da premier eversore, che tenta di non farsi processare ricorrendo ai più assurdi trabocchetti, che vuole cancellare la Corte Cosituzionale, che attacca ogni giorno i giudici e dà del traditore al Presidente della Repubblica, Berlusconi diventa agli occhi dell'opinione pubblica (quella numerosissima, che più facilmente si lascia suggestionare) la vittima di una continua cospirazione.

Un numero sempre maggiore di italiani avrebbe continuato a prenderlo per pazzo, ma la vista del sangue dal labbro e dallo zigomo e del setto nasale fratturato cambia tutto. Anche nello scenario pre-elettorale: Fini si è dissociato frettolosamente dalle dichiarazioni poco "politically correct" di Di Pietro, mandando a monte la Santa Alleanza con Casini e Rutelli ancor prima che essa veda la luce. Il Pd è riuscito a dividersi anche su questo episodio con la Bindi (ormai l'alter ego in rosa di Di Pietro) che continua ad attaccare il premier ferito (pur condannando l'episodio e l'attentatore) e Bersani che balbetta ipocrisie e parole di circostanza.

L'episodio ricorda un po' la vicenda del quindicenne Anteo Zamboni, che nel 1926 a Bologna è stato additato come l'anarchico che aveva appena tentato di uccidere con un colpo d'arma da fuoco Benito Mussolini. Fu linciato da alcuni squadristi sul posto in pochi secondi. Sul suo corpo senza vita segni di profonde ferite di coltello, strangolamento e un colpo d'arma da fuoco. Le sue responsabilità non furono mai chiarite e persino Mussolini dichiarò: "Degli attentati da me subiti, quello di Bologna non fu mai completamente chiarito. Certo che me la cavai per miracolo. L'esecutore, o presunto tale, fu invece linciato dalla folla. Con questo atto barbarico, che deprecai, l'Italia non dette certo prova di civiltà".

Ma la cosa che dovrebbe farci preoccupare di più furono le conseguenze di quel fallito attentato: già un mese dopo furono approvate le "Leggi per la difesa dello Stato". Circa 120 deputati dell'opposizione furono dichiarati decaduti, fu istituito il Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato, fu approvata l'istituzione della pena di morte e tutte le pubblicazioni ostili furono sospese.

In questo senso le ultime uscite dei moderatissimi ministri berlusconiani che propongono l'oscuramento dei siti web non allineati o comunque incitanti (secondo parametri tutti "particolari") all'odio non fanno ben sperare. Nuove leggi tese a sopprimere la libertà d'espressione e a difesa dell'impunità del premier e dei suoi accoliti sono in dirittura d'arrivo.

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