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M5S sconfitto dal trionfo dei fattoidi. Serve un cambio di passo

 |  Redazione Sconfini

Molto si è detto sui risultati delle recentissime amministrative.

 

Il centrosinistra ha stravinto (ma quasi mai si è presentato con il marchio del Pd, il che significa qualcosa) nei comuni, il centrodestra si è estinto (ma attenzione solo a livello amministrativo, non a livello nazionale dove Berlusconi esercita inspiegabilmente ancora il suo fascino elettorale), il M5S è molto ridimensionato ed è magra la consolazione dei comuni di Assemini e Pomezia.

Rari saranno i casi in cui il M5S vincerà la corsa ai sindaci e i motivi, che abbiamo già chiarito qui, sono principalmente due: a livello locale sono radicatissime le clientele che la vecchia politica ha messo in piedi in questi ultimi 20 anni ed è difficilissimo scalfirle; inoltre nel "piccolo" la potenza dei capibastone unita ad una qualità media percepita della classe dirigente del centrosinistra più alta (a volte a torto altre a ragione) rispetto agli inesperti esponenti del mondo pentastellato agevola una scelta conservativa.

L'esatto opposto di quello che accade ad esempio in chiave nazionale, dove le clientele si diradano e la qualità media della classe dirigente, anzi digerente, del centrosinistra è pessima, appena migliore di quella inqualificabile del centrodestra.

Il flop amministrativo dei 5 Stelle, soprattutto in Sicilia, però, è figlio certamente di un ingrediente aggiuntivo. La violentissima potenza dei fattoidi propinati dal 99% della stampa asservita ai potentati di destra e sinistra.

Il fattoide è un fatto non vero che però a suon di essere ripetuto dai media come un mantra migliaia di volte al giorno diventa reale nella coscienza collettiva.

In questo modo un fatto evidentemente non vero, come la proposta di Bersani di governare con i 5 Stelle (come ammesso da molti esponenti del Pd e verificabile con i 101 traditori di Prodi, dal non aver preso in considerazione la candidatura al Quirinale di Rodotà, dall'inciucio ampiamente previsto con il Pdl) è stata fatta passare come una responsabilità del movimento di Grillo.

Una mossa geniale ingigantita da una propaganda fatta di attacchi concentrici (Liguori dixit) indegni anche della Corea del Nord che da mesi bombarda un unico bersaglio: il Movimento 5 Stelle.

Il web non è stato sufficiente né ad aumentare il consenso, né a conservare quello precedentemente ottenuto alle politiche (25% in Parlamento, il 17% circa alle amministrative). Grillo sta perdendo la battaglia sulla comunicazione per due motivi: il primo e principale è perché lo scontro è impari: Repubblica, Rai3, Mediaset, alcuni programmi di La7 come l'imbarazzante Formigli in modo continuativo e spalleggiati da Corriere, Unità, le altre reti Rai sono infinitamente più potenti del pur influente blog di Grillo.

Il secondo è che anche se all'italiano piace votare "di pancia", bisogna dire che è spaventato dalle parole forti, che a volte tracimano nella violenza, che si leggono sul blog e che vengono strumentalmente ingigantite dalla propaganda dell'inciucio. Non è un caso che tutte le buone proposte di legge di 5 Stelle e le loro vittorie in Parlamento siano nascoste o affossate agli occhi della pubblica opinione.

Per questi motivi serve un fortissimo cambio di passo, occorre rivedere la strategia comunicativa spiazzando i servi del regime della pacificazione, che devono essere sbugiardati solo sul loro terreno, che è quello dei talk addomesticati. Bisogna giocare fuori casa e all'attacco per uscire da questa situazione di emorragia di voti, sfruttando quei parlamentari più preparati a stare davanti alle telecamere e a ribattere sui contenuti alle menzogne dei governanti.

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