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Il discorso di Napolitano sarà un flop. Tutti sul carro dei boicottatori

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E' praticamente certo che quello che terrà il presidente Napolitano domani sarà il discorso di fine anno meno seguito della storia italiana almeno da quando esiste l'Auditel (1984).

Sono lontani i tempi in cui il presidente Pertini raccoglieva davanti alla tv oltre l'80% dei telespettatori, anticipando l'altro discorso da record di Ciampi nel 2001 (79,8%). Da allora è iniziato un lento declino (Ciampi 2002 si fermò al 71,3%) che l'ultima parte della precedente presidenza Napoliano (disgraziatamente riconfermato in carica la scorsa primavera) ha accelerato brutalmente (60,2% nel 2011 e 60% nel 2012).

Lo scorso anno il discorso di Napolitano raccolse solamente il 60% dello share (solo poco più di 16 italiani su 100) e quest'anno quasi certamente andrà peggio. Il suo incedere arrogante e spesso travalicante i vincoli costituzionali l'ha fatto diventare a torto o a ragione non solo poco amato ma troppo spesso odiato e contestato da quella crescente frangia di popolazione che lo vede come l'ultimo argine al mantenimento dello status quo. E' lui che si è fatto carico dei disastri della classe dirigente e politica italiana consentendone però il perseguire delle loro malefatte attraverso le larghe intese abbinata a una sistematica retorica reazionaria e contraria a quel cambiamento incarnato dalla voce del Movimento 5 Stelle.

Lontanissimo dall'essere il presidente di tutti, invischiato non si sa quanto a fondo negli intrallazzi del berlusconismo decadente, nella trattativa Stato-Mafia, certamente omertoso quando era ministro degli Interni sullo scandalo dei terreni inquinati nella sua Campania, Napolitano sta subendo in questi giorni un nuovo affondo mediatico che lo porterà senz'altro a scendere sotto i 10 milioni di telespettatori nonostante il suo messaggio sarà mandato a reti unificate (10.038.000 telespettatori l'anno scorso).

La prima spallata discorso di Napolitano l'ha data il giorno di Natale l'acerrimo nemico dello status quo Beppe Grillo che ha rilanciato con il suo discorso in streaming su La Cosa in contemporanea a quello del presidente. La pagina Facebook dell'evento, creata tre giorni dopo, si è popolata con alcune decine di migliaia di partecipanti: numeri più che buoni ma non indicativi. Il punto è che il boicottaggio si è esteso anche ad altre pagine di matrice non grillina che collezionano circa la metà dei like ma che creano un'interessante intreccio di proposte anti-Napolitano.

A fiutare come al solito l'andazzo è stato Berlusconi con lo zoo che si riporta appresso: due giorni dopo Grillo ecco salire sul carro dei boicottatori anche la rediviva Forza Italia con l'house organ Il Giornale. I numeri di questa iniziativa sono ridicoli ma (poco più di 600 like) ma mediaticamente il flop di Napolitano sarà ottimamente strumentalizzato dal Cavaliere disarcionato ma sempre pronto ad attaccare quando sente profumo di elezioni.

E visto che i camerieri del potere non dormono mai ecco arrivare i pompieri del Re Giorgio come l'arguto Gad Lerner che ancora una volta, pur ammettendo l'impossibilità elettorale tra Grillo e Berlusconi, accosta per l'ennesima volta Forza Italia e 5 Stelle rimarcando gli "interessi comuni, come un ritorno anticipato alle urne e l'antagonismo verso l'UE della Merkel". Solo una distrazione naturalmente il fatto che Berlusconi sia stato messo alla porta di Palazzo Madama grazie all'insistenza dei 5 Stelle sul voto palese: quisquilie. Vuoi mettere l'asse Grillo-Berlusconi (a proposito quando lo sbattono dentro?) sul boicottaggio a Napolitano.

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