Skip to main content

Attaccati al tram

 |  Redazione Sconfini

Lasciamoci trasportare. In questa vita frenetica, dove i troppi pensieri ci distraggono da quello che ci circonda, possiamo provare almeno per un giorno a guardarci intorno. La città, che siamo abituati a percorrere di fretta pensando alla meta da raggiungere piuttosto che al posto dove ci troviamo, può regalarci squarci incantevoli e donarci l'emozione di scoprire ciò che da sempre abbiamo sotto gli occhi ma che mai abbiamo veramente visto.

 

Un percorso facile, alla portata di tutti, è quello che ci offre il tram che collega piazza Oberdan, nel centro città di Trieste, fino a Villa Opicina. Una storia ormai dal sapore antico quella di questo "tramvai" (parola, questa, che nasce da una di quelle popolari trasformazioni dei termini inglesi importati, tramway). Ed è popolare l'uso di questo mezzo, ed è popolare il suo esserci nella città. Un solo riferimento: la canzone triestina che definiva il veicolo, all'epoca all'avanguardia, "disgrazià", cioè sfortunato.

 

All'avanguardia si diceva, perché nel 1902, anno della sua entrata in attività, questa trenovia era una delle prime a venir costruite in Italia. Dapprima a cremagliera, quindi nel 1928 trasformato in funicolare, il tram è la linea numero 2, ma per tutti i triestini è semplicemente il "Tram", con la "T" maiuscola. Ma non è davvero malasorte per il capoluogo giuliano poter vantare la continua presenza del suo tram, oggi il solo per Trieste, e forse il suo essere rimasto unico non trova spiegazione soltanto nell'utilità (bastano venti minuti per trovarsi sbalzati dal traffico cittadino a Opicina, villa carsica a due passi dal confine con la Slovenia), ma anche perché sui suoi sedili retrò, un po' scomodi invero, è ancora possibile sognare.

 

La piazza dedicata all'eroico patriota è il punto di partenza per un percorso che è lungo 5 chilometri e che permette di salire a più di trecento metri sopra il livello del mare. Nel salire cambia il panorama e muta il clima: in media ci sono 5 gradi di differenza tra il downtown e l'altipiano, un sollievo alla calura cittadina nel pieno dell'estate.

 

Ma ecco che proprio in piazza Scorcola, dove il tram sosta per trovare a sua volta sollievo dall'inerpicante salita nelle braccia della motrice a cui si aggancia, si può godere della vista di interessanti esempi di architettura Liberty. Stile scelto, questo, dall'architetto Umberto Fonda per realizzare l'edificio di Salita Trenovia n. 2; si guardi la decorazione a ghirlande nella parte alta della facciata. E poco avanti, al civico 6, una ricca cornice decorativa ben si accompagna all'arco di rose scolpite sopra un balconcino.

 

Questo insistente richiamo alla natura sembra quasi il biglietto per continuare a inerpicarsi su quest'erta che improvvisamente è verde, improvvisamente è panorama marino. Un passaggio a livello e poi, ancora, vista inaspettata, s'intravedono le merlature del Castelletto Geiringer, oggi sede dell'European School of Trieste. Così si procede tra colori incantevoli che solo la natura può regalare: il rosso fuoco del sommacco in autunno, il verde dei pini e il blu del mare.

 

Fino a giungere all'ingresso di una frazione del capoluogo giuliano: Opicina. Non ci si può non accorgere di essere arrivati perché un obelisco si staglia davanti a noi. Questo monumento fu eretto in onore dell'imperatore Francesco I nel 1830, quando l'augusto personaggio fece visita alla città, all'epoca sotto il dominio asburgico, per inaugurare la strada per Vienna. Ed è stato proprio per recuperare questo frammento di storia locale che da poco tempo la titolazione della via ottocentesca è stata posta accanto a quella più recente (via Nazionale).

 

Se si decide di scendere dal tram alla vista dell'alto monumento, si può dapprima abbracciare in un unico sguardo il golfo di Trieste, e quindi percorrere una strada chiamata comunemente "la napoleonica", a causa di una di quelle leggende che conquistano la fiducia popolare. Si riteneva, infatti, che il sentiero fosse stato aperto dalle truppe di Napoleone, le quali però, di fatto, mai vi misero piede. Dedicato nel 1935 a Nicolò Cobolli, alpinista amante del Carso, il sentiero offre la possibilità di compiere una piacevole e non impegnativa passeggiata attraversando la verde e profumata pineta e, aspetto peculiare, al riparo dalla bora.

 

Opicina è una frazione di Trieste situata a pochi chilometri dal confine con la Slovenia: è un piccolo centro ben organizzato dove ai numerosi negozi si affiancano parchi giochi per bambini, dalla recente riorganizzazione, e dove ci si può rinfrancare gustando un gelato o assaggiando in una delle pasticcerie le tipiche creme carsoline, una vera e propria golosità per gli amanti dei dolci.

 

Tiziana Benedetti

 

 

 

 

 

 

 

 


Altri contenuti in Itinerari

Val Cornappo: da Nimis alla grotta Pre Oreak

Attenzione: "Affittasi mesi estivi (anche a settimana) tre soggiorni, tre camere da letto, tre bagni, garage, ogni confort e per cerimonie. Rivolgersi a ...". Specie negli ultimi tempi, ho letto ri...

Esploratori part-time tra Moggessa di Qua e di Là

Borghi abbandonati, villaggi semideserti, decrepiti rustici ormai lasciati ai verdi rampicanti… Non è un nuovo cartone su orientaleggianti mondi perduti, ma, strano a rivelarlo, la cruda realtà ter...

Una piccola Berlino sotto casa

Dove? A Trieste, in via Fabio Severo. La Kleine Berlin è un complesso di gallerie costruite dai tedeschi sul finire della Seconda guerra mondiale. Ma non pensi l'esploratore in pectore di trovare u...

Selvis e dintorni: lavori in corso in Val Tramontina

Per sei mesi l'anno Gianni fa il bagnino a Lignano e sverna a Tramonti, dov'è nato. "Al Cason" sul Tagliamento, davanti a uno spriz bianco, Giannone evoca storie della Repubblica Veneta "quando nel...

SottoTrieste. Duemila anni di storia in Cittavecchia

Un itinerario attraverso le diverse vicende storiche e le trasformazioni urbanistiche della nostra città dalla sua versione romana a quella dei primi decenni nel XX secolo, è il leitmotiv di un’esp...