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Manovra: giovani senza più futuro

 |  Redazione Sconfini

Tra un rinvio e una smentita, una sortita e una retromarcia, un passo avanti e due indietro, la manovra che dovrebbe (ma non ce la farà) salvare l'Italia dal default sembra delineare ormai un quadro ben preciso. Almeno per quanto riguarda l'individuazione dell'identikit dell'italiano lungimirante, quello furbo, quello che della manovra se ne può sbattere le balle. E che in fondo se la ride.

 

 

Per meglio comprendere chi si gode al meglio (e continuerà a godere) il sistema paramafioso e tangentiziamente bipartisan che imperversa nella politica italiana conviene andare per esclusione, andando a depennare tutti coloro che o sono già stati bastonati nel recente passato (e saranno ribastonati) o saranno bastonati nel futuro prossimo.

Chi pagherà infatti il conto? In generale i giovani, cui è già in gran parte negato un lavoro (tasso di disoccupazione giovanile oltre al 30%) oppure, tra quelli che "lavorano", un reddito adeguato alle loro competenze (almeno un altro 40%).

Tra essi però chi sta peggio sono i giovani con una laurea, ancora peggio se una laurea impegnativa: per loro non solo niente lavoro qualificato, niente diritti, niente salario dignitoso ma, ormai è ufficiale, niente pensione. Non si possono più riscattare gli anni della laurea, né l'anno trascorso a fare il militare o il servizio civile. Significa che per tutti i maschi che hanno fatto la naja lo Stato ha rubato (inutilmente) un anno di vita. E chi ha una laurea in medicina con relativa specializzazione rischia di andare in pensione 10-12 anni dopo il previsto. Praticamente a circa 80 anni. Per gli altri laureati addio agli anni di studio universitario che non solo non possono essere più riscattati. Ancora peggio è andata a chi ha studiato, si è laureato e ha pagato (decine di migliaia di euro) per riscattare gli anni della laurea. Soldi buttati nel pozzo di San Patrizio del malgoverno italiano.

Le cose vanno male anche a tutto il parco buoi, ovvero ai lavoratori del pubblico e del privato che mantengono a galla il paese ormai preda di sanguisughe e ladri. Includiamo in questo elenco anche gli imprenditori onesti. Per loro si prevede complessivamente un aumento del 2% di tassazione che così si avvicina a grandi passi alla soglia del 60%.

In pratica ai giovani e ai lavoratori si cambiano in corsa le regole, che diventano sempre più penalizzanti, mentre gli evasori, i ladri, i corrotti e gli accumulatori di fondi neri all'estero non possono essere toccati "perché gli abbiamo già chiesto il 5% e non possiamo ritrattare la parola data".

Chi non sarà toccato dalla manovra è presto detto: il profilo è quello del cinquantenne/sessantenne già in pensione (magari doppia) che non aveva voglia di studiare e che si è messo a lavorare fin da giovane. Ovviamente lavoro artigianale o commerciale con piccola struttura di dipendenti (paganti in parte in nero) cui affidare la parte più logorante del lavoro, con emissione minima di fatture e montagne di fondi neri accumulati (e magari scudati al 5%) nell'arco di una trentina d'anni di lavoro. Lavoro che ovviamente continua (stavolta completamente in nero) irrobustito dalla pensione che gli pagano i poveretti di cui sopra.

Se poi qualcuno di questi inizia a dare di matto (e i segnali per una rivolta forse violenta ci sono tutti) non scandalizziamoci però.

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