Berlusconi si sente emarginato dagli alleati e minaccia elezioni anticipate
Il Noemigate e il le motivazioni della condanna dell'avvocato Mills stanno lasciando un segno molto profondo nella solidissima corazza di Silvio Berlusconi. Come un drago invincibile e forte di una pellaccia indistruttibile, la variegata galassia berlusconiana è messa a repentaglio da due microscopici virus che si sono in breve tempo ingigantiti, al punto da rendere un po' più debole la figura del premier.
Quest'ultimo, che quando va in giro trova sempre più nutrite schiere di contestatori e provocatori che lo chiamano "papi" (ma anche peggio), sente che, anche a causa del silenzio di buona parte del suo schieramento politico, l'idillio infinito con il suo popolo osannante potrebbe dirigersi verso un mesto capolinea.
Questo non è l'unico momento di difficoltà che ha scosso il leader del pdl nel corso della sua tormentata carriera imprenditoriale, politica e giudiziaria e infatti, dimostrandosi ancora una volta un vero gigante della strategia politico-mediatica (questo è uno dei suoi più grandi e indiscutibili meriti) sta pensando di giocare d'anticipo e ai suoi - in via ancora ufficiosa - ha confidato di essere pronto a giocare d'anticipo e ad andare a nuove elezioni.
Il tutto se, ovviamente, sarà abbastanza sicuro di vincerle e quindi il test europeo e le amministrative imminenti rappresenteranno più di una tornata elettorale intermedia. La paura più grande di Berlusconi è infatti non tanto quella di perdere le elezioni (cosa impossibile perché il suo Pdl praticamente corre da solo e vincerà largamente le europee) ma quella di un ribaltone e di un nuovo Governo istituzionale che possa fare alcune delle riforme, promesse dal Cavaliere e mai neppure abbozzate in Parlamento, e una legge elettorale che sostituisca lo scandaloso "porcellum".
Il risultato sarebbe un impoverimento del ruolo centrale di Berlusconi nello scacchiere di destra e una sua emarginazione dalla vita sociale dei vertici politici del Paese. Un'ipotesi irricevibile per chi è abituato ad essere il padrone assoluto della scena e soprattutto per chi ha in vista l'obiettivo del Quirinale. Superato un eventuale Governo di larghe intese, Berlusconi si ripresenterebbe, indebolito dalla sua stessa maggioranza, alle urne, magari nell'autunno 2010. E così il premier gioca d'anticipo minacciando (è bene sottolineare come questa sia solo una minaccia ad uso interno) elezioni anticipate. Alle quali si presenterebbe - per la settima volta, un record ineguagliabile nella storia del mondo occidentale - come leader unico del centrodestra, ovvero lo schieramento ampiamente favorito per la vittoria.
I due piccoli virus Noemi e Mills hanno colpito ancora pochi elettori, ma hanno fatto annusare la possibilità ad alcuni alleati ed ex alleati di Cavaliere la possibilità di sostituirlo alla guida del Governo (An) e intercettare i voti di chi a Berlusconi non crede più (Lega e Udc). Ed allora l'indomito Berlusconi alza la posta dimostrandosi disposto anche a giocarsi il tutto per tutto pur di proseguire a controllare il Paese, ribattezzato dalla stampa internazionale (durissima col premier) Berlusconistan. Come reagiranno gli alleati? Lo si capirà subito: se inizieranno nei prossimi giorni le difese a oltranza del Capo, anche da parte dei non fedelissimi, vuol dire che non ci saranno elezioni anticipate.