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E' più pericoloso l'ufficio di presidenza della regione Lombardia o la Chicago anni '20 di Al Capone?

 |  Redazione Sconfini

Mancano solo gli spietati omicidi e il mercato illegale di alcol, ma per il resto, qualora dovessero essere provate le accuse mosse, l'ufficio (ormai ex) di presidenza della Regione Lombardia parrebbe essere un covo di delinquenti più pericolosi della Chicago anni '20 governata nella sostanza da Al Capone.

Molti degli ingredienti sono infatti gli stessi: corruzione, tangenti, influenza sui media, interessi immobiliari e giri di denaro sporco a non finire.

Non sorprende quindi che l'80% dei componenti dell'ufficio di Formigoni (mister 4 mandati di cui gli ultimi due formalmente fuorilegge) siano già finiti in galera o siano accusati di reati gravissimi. Due sono del Pdl (Franco Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni), uno del PD (Filippo Penati) e il quarto, recentissimo della Lega Nord (Davide Boni).

A questi vanno aggiunti perché vicinissimi al governatore Formigoni anche gli ex assessori Guido Bombarda e Piergianni Prosperini, famoso per essere stato arrestato in diretta telefonica alcuni mesi fa. A coronamento del quadretto altri otto consiglieri regionali lombardi sono sotto inchiesta per una gamma di reati molto ampia che va dalla corruzione alla truffa, passando per il favoreggiamento della prostituzione (Nicole Minetti).

Dei cinque componenti originari dell'ufficio di Presidenza l'unico che al momento non ha problemi di giustizia e Spreafico (Pd), una sorta di mosca bianca in questa alcova di traffichini presunti corrotti.

Aggirarsi dalle parti del Pirellone insomma è pericolosissimo. Il rischio di imbattersi in un criminale o un presunto criminale è elevatissimo, certamente più alto di quello che ci si poteva aspettare nella Chicago anni '20 di Al Capone.

Tragicomico il caso Boni (Lega). Fino all'altra settimana Bossi e suoi si scagliavano contro Formigoni perché "non si può andare avanti con un arresto al giorno". Oggi, che hanno beccato un padano doc invece si grida al complotto. La solita ridicola pantomima leghista, insomma, causata forse dal venefico influsso dell'acqua del Po.

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