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Nuove scoperte: come nasce l’idea del brevetto

 |  redazionehelp

Incuriositi? Ancora un po’ di pazienza prima di scoprire di cosa si tratta. Prima vi proponiamo un altro quesito: cosa unisce un intingolo per condire i cibi, l’arte di modellare il vetro, Filippo Brunelleschi e la macchina a vapore? Vi abbiamo messo ancora più fuori strada, vero?

Ad unire tutti questi periodi storici sono eventi antichi come l’uomo e nello stesso tempo moderni: le invenzioni. A loro volta e ad un certo momento le invenzioni hanno prodotto nell’uomo il desiderio naturale di riservarsi il diritto allo sfruttamento di ciò che egli aveva inventato. Nasce così ciò che oggi è chiamato “brevetto” e che, alle origini, era semplicemente un documento con cui un’autorità conferiva a un inventore tale diritto.
Per capire com’è cambiato nel corso dei secoli il concetto di invenzione e come si è evoluta la definizione giuridica del brevetto ci facciamo aiutare da un esperto in materia, l’ingegner Ruggero Ferraiolo, titolare di un antico ufficio di consulenza in proprietà industriale, ora Ferraiolo Srl, fondato a Trieste da un nonno dell’ing. Ferraiolo nel lontano 1924. La società si occupa di assistere i laboratori di ricerca, le imprese e gli inventori nel depositare e mantenere un brevetto, un modello, un marchio, di garantire protezione al software con effetto tecnico, si occupa di diritto d’autore e design e fornisce assistenza tecnico-legale in Italia e all’estero sulle tematiche relative alla proprietà industriale.
“Possiamo affermare – spiega Ferraiolo – che l’invenzione nasce con lo sviluppo del cervello umano e con le prime manualità che l’essere umano ha dapprima esercitato e poi imparato ad utilizzare. Forse la prima invenzione è stata quell’oggetto che veniva utilizzato per schiacciare una noce, ma la cosa interessante è che una volta ciò che veniva inventato diventava patrimonio dell’intera società in cui “l’inventore” viveva”. “Un tempo – aggiunge – il riconoscimento della paternità dell’invenzione era inesistente. Il metodo per l’accensione del fuoco, o la stessa invenzione della ruota e dell’arco, per non parlare delle varie tecniche di estrazione dei metalli, che hanno segnato delle svolte epocali nei relativi periodi in cui si sono sviluppate, sono ascrivibili a più popoli di diverse latitudini che, forse, più o meno contemporaneamente, hanno avuto la stessa intuizione”.
Un tempo si inventava per sopravvivere o per migliorare le tecniche di sopravvivenza, mentre oggi si inventa per lo sviluppo e lo sfruttamento industriale e commerciale che un’invenzione può comportare. Non a caso la figura romantica dell’inventore solitario è quasi scomparsa, anche se non del tutto, mentre oggi le invenzioni nascono nei laboratori o negli uffici tecnici e sono frutto del lavoro in team di ricercatori specializzati. “L’impulso principale al cambio di passo nel concetto di inventare e brevettare – spiega Ferraiolo – è venuto dalla Rivoluzione industriale, quando al lavoro artigiano si è sostituita la produzione meccanica. Le prime invenzioni importanti in campo tessile, siderurgico (fusione di leghe metalliche, ndr), energetico e in tanti altri campi hanno evidenziato nuove esigenze e un nuovo modello non solo di protezione delle invenzioni, ma anche la possibilità di progettare a tavolino e brevettare invenzioni di grande impatto industriale e sociale”. In effetti basta pensare al fermento della Rivoluzione industriale che dall’Inghilterra è dilagata in tutta Europa tra il Settecento e l’Ottocento: dalla macchina a vapore per muovere macchine alle locomotive, dalla lampadina alla realizzazione delle prime mongolfiere, iniziano ad essere famosi i nomi dei rispettivi inventori e inizia a farsi strada il concetto di sfruttamento commerciale di un’invenzione.
Ma facciamo un passo indietro. Quando nasce l’idea di brevettare un’invenzione? “Il primo “brevetto” di cui si ha riscontro storico – ricorda Ferraiolo – è datato a circa il 500 a.C. e vede la luce nella Magna Grecia, nell’odierna Calabria, e più precisamente a Sibari. Il satrapo dell’epoca (il padrone assoluto della città) concesse ad un cuoco il diritto di essere l’unico, per un anno, ad utilizzare una salsa di sua invenzione. Il brevetto compie un salto di qualità nel XV secolo nella Venezia dei Dogi, dove furono concessi speciali diritti ai maestri vetrai di Murano e Burano inventori di nuove tecniche per la lavorazione del vetro. Alcuni di essi, emigrati nel Nord Europa, specie in Olanda, vi portarono la loro tecnica e l’idea del brevettare. Nello stesso periodo a Firenze, all’artista, architetto e ingegnere militare Filippo Brunelleschi viene concesso un brevetto per la validità di tre anni per aver inventato una speciale chiatta con argano per il trasporto di materiale pesante sul fiume Arno. Risulterebbe che proprio nel capoluogo toscano, nel 1421, sia stato concesso il primo brevetto di stampo giuridico”.
Dopo la Rivoluzione industriale, nella seconda metà del XIX secolo nascono le prime leggi organiche per la concessione dei brevetti nello Stato Piemontese e in altri Paesi europei. Ma evento storico nel campo internazionale della proprietà industriale (brevetti, marchi, modelli) fu la Convenzione di Unione di Parigi del 20 marzo 1883 che stabiliva principi, diritti, doveri e procedure che sono tuttora punti cardine nella materia, sia pure dopo revisioni che si sono succedute fino ad anni recenti, l’ultima nel 1967. L’Italia e altri 172 Paesi sparsi in tutto il mondo fanno oggi parte della Convenzione. L’Italia emanò una propria prima legge sui brevetti nel 1939 che recepiva tutti i punti fondamentali della Convenzione di Unione di Parigi nel contesto nazionale. Una prima quadratura del cerchio giunge nel 1977, quando l’Europa vara la Convenzione del Brevetto europeo in forza della quale con un’unica procedura di domanda di brevetto si può accedere alla protezione di un’invenzione in uno o più dei 38 Paesi che ad oggi (giugno 2010) hanno ratificato la Convenzione.
(Considerazioni particolari su detta Convenzione e su altre di pari o maggiore importanza saranno proposte nel prossimo numero di Help!)
Giuseppe Morea


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