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Elezioni in Slovenia: vince il centrosinistra di Pahor

 |  Redazione Sconfini

L'esito delle elezioni in Slovenia non era affatto scontato: il premier uscente di centrodestra Janez Jansa è uscito sconfitto di stretta misura per mano della variegata coalizione di centrosinistra guidata da Boris Pahor.

Le accuse di corruzione, la battaglia persa nettamente con il caro-vita e il rallentamento dell'economia hanno pesato molto nella scelta degli elettori sloveni, che hanno così scelto di cambiare timoniere della giovane repubblica ex jugoslava. I elezioni, slovenia, jansa, pahor, sinistra, centrosinistra, centrodestra, slovenia, comunistisocialdemocratici (Sd) hanno raccolto il 30,5% delle preferenze, contro il 29,3% del partito democratico sloveno (Sds). Sono meno di 13.000 voti di differenza, ma bastano ad assegnare 29 seggi ai socialdemocratici contro i 28 agli uomini di Jansa. Quest'ultimo è quasi certo di perdere il ruolo di primo Ministro perché i suoi alleati sono crollati drammaticamente: il Partito del Popolo Sloveno (Sls) non è andato oltre il 5,3% mentre Nuova Slovenia non ha passato la soglia di sbarramento del 4%.

Per governare servono 46 seggi e per ottenerli Pahor e gli altri eredi del Partito Comunista Sloveno deve mettere daccordo il Partito della Democrazia Liberale (5,2%), la sorprendente nuova entrata Zares (9,4%) e i Pensionati (7,4%). Tutti sembrano già daccordo per saltare sul carro dei vincitori.

L'investitura di Pahor e della nuova "gauche" slovena pare essere questione di tempo. Ci vuole tempo infatti per capire ciò che è successo. Il ribaltamento dei pronostici e la metabolizzazione di un consenso che si è quasi triplicato rispetto alle elezioni del 2004 richiede un momento di riflessione.

Torna quindi al potere il centrosinistra in un Paese che dal 1991 al 2004 aveva sempre premiato gli ex comunisti. Salvo quest'ultima parentesi di Jansa, contro il quale si è messo anche l'ancora influente ex presidente Milan Kucan, che lo ha criticato per la poca trasparenza e per l'affaire Patria. Il primo ministro e altri esponenti del governo avrebbero infatti intascato tangenti dal produttore finlandese di armi e veicoli militari Patria, che nel 2006 a Lubiana si è aggiudicato un importante contratto. Un sospetto che gli sloveni non hanno perdonato e che ha fatto pendere l'ago della bilancia a favore dei socialdemocratici.


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