Come previsto la prima chiama per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica è andato a vuoto.
Per non "bruciare" il candidato scelto all'unanimità dal PD, Mattarella, Renzi ha imposto scheda bianca ai suoi grandi elettori che hanno eseguito.
Ciò che però oggi da questa votazione è emerso in tutta la sua prepotente (in)attualità è il metodo di votazione. Cioè, siamo rimasti al 1945! Decine di persone impegnate a portare in Aula cabine elettorali protette da tende di velluto, elettori chiamati uno per uno in ordine alfabetico che scendono dagli scranni o interrompono il chiacchiericcio coi colleghi per andare a esprimere il loro voto su un foglietto da depositare in una specie di damigiana che si trovava là forse dai tempi di Giolitti.
E poi 6 persone che prendono il foglio, lo aprono, lo stiracchiano, lo leggono, lo controllano, lo ripiegano e lo ripongono in un'altra damigiana antidiluviana. Durata totale? Circa 4 costosissime ore che il popolo paga milioni di euro quando un semplicissimo sistema di voto elettronico segreto potrebbe risolvere il problema in pochi minuti.
Basterebbe approntare il numero sufficiente di postazioni di voto.
Forse però una risposta c'è. In un Paese normale un condannato per maxi frode fiscale affidato ai servizi sociali e non più in possesso di tutti i diritti civili assieme a un non eletto oltre che condannato in primo grado per danno erariale non potrebbero pensare neppure lontanamente di poter decidere da soli il prossimo Presidente della Repubblica.
E poi, in un Paese normale, il sistema informatico sarebbe già stato fatto in una settimana con una spesa di poche migliaia di euro. Qui ci sarebbero voluti centinaia di milioni per imbastire un sistema elefantiaco e non funzionale che sarebbe entrato a regime dopo una quarantina d'anni.
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