Da oggi la Svizzera è un po' più "europea". Con un referendum che si è tenuto lo scorso week end gli elvetici hanno detto Sì alla libera circolazione dei lavoratori tra l'Unione Europea e la loro Confederazione. Il cantone meno europeista si è rivelato quello a maggioranza italiano, il Ticino, che ha detto NO con un robusto 65,8%. Complessivamente però, i Sì hanno prevalso con un netto 59,6%, nonostante si pronosticasse un risultato sul filo di lana.
Il referendum era un passaggio importante per il governo svizzero, che si è impegnato a far vincere il Sì anche per rilanciare anni di intese bilaterali siglate tra Ue e il paese alpino. Una sconfitta anche politica, invece, per la destra conservatrice che aveva promosso il referendum, che storicamente si batte per mantenere quanto più possibile in un isolamento dorato la Confederazione e che ovviamente aveva sbandierato in campagna referendaria lo spettro di un aumento della disoccupazione a causa di un'inevitabile invasione di lavoratori a basso costo dagli altri paesi europei. L'Accordo sulla libera circolazione delle persone era giuridicamente legato agli altri sei accordi dei Bilaterali tra Ue e Svizzera: se non fosse stato rinnovato, anche gli altri accordi rischiavano di decadere con gravi conseguenze per l'economia svizzera. Infatti - ha martellato sul fronte opposto il governo - gli accordi con l'Ue migliorano l'accesso delle aziende svizzere al mercato dell'Ue, che ovviamente è il primo partner commerciale della Svizzera (il 33% della bilancia commerciale).
Attenzione però: il "Sì" degli Svizzeri non spalanca le porte della libera circolazione a Bulgaria e Romania, che avverrà solo gradualmente. Via libera però ai lavoratori transfrontalieri, destinati ad aumentare sensibilmente, francesi, tedeschi, austriaci (in parte minore) ma soprattutto italiani che sono destinati a "colonizzare" proprio il canton Ticino, il land meno disposto ad accoglierli.
Che sia l'inizio della fine di secoli di isolazionismo in salsa svizzera e della storica neutralità in tema di politica estera?