
Crolla il prezzo del petrolio, la benzina cala a passo di lumaca
La crisi finanziaria mondiale e il crollo degli Stati Uniti quali leader indiscussi dal punto di vista economico-culturale, almeno in Occidente, sta avendo ripercussioni fortissime sul prezzo del barile di petrolio. Il valore del cosiddetto oro nero, che tra luglio e agosto di quest'anno ha toccato il suo record storico superando quota 145 dollari al barile, sta precipitando a una velocità incredibile e impensabile fino a poche settimane fa.
Molti analisti, probabilmente gli stessi "fenomeni", corrotti da chissà chi e da chissà cosa, che consigliavano fino a pochi mesi fa di investire in strumenti finanziari come i cosiddetti prodotti derivati, ritenevano che presto il prezzo del petrolio sarebbe arrivato a sfondare i 200 dollari. Ebbene, questi geniali analisti finanziari e i giornalisti economici che gli hanno dato credito, hanno come sempre (vedi investimenti nella new economy, bond argentini, Parmalat, Cirio, e prodotti derivati), sbagliato completamente la previsione. Da agosto a ottobre 2008 il prezzo del petrolio si è molto più che dimezzato. Il 27 ottobre ha raggiunto il prezzo di 59,02 dollari al barile, il più basso dal febbraio 2007.
A nulla sono servite stavolta le solite mosse di cartello dell'Opec (la sigla che raccoglie i principali paesi produttori di petrolio) di fare un po' di terrorismo mediatico e di tagliare la produzione di 1,5 milioni di barili al giorno. Il prezzo del petrolio è in caduta libera, senza paracadute e senza materasso sotto ad attutire il suo crollo. Gli investitori sono troppo concentrati sui timori di recessione finanziaria e crisi dell'economa reale. Molti degli investimenti previsti dai paesi produttori, sia immobiliari, sia finanziari, sia di sfruttamento di nuovi giacimenti petroliferi di difficile raggiungimento, sono stati tagliati o cancellati.
Naturalmente, parallelamente al crollo di circa il 60% del valore petrolio, i consumatori si aspettano un calo dei prezzi di benzina al distributore almeno simile a quello del petrolio. Naturalmente questo potrebbe avvenire nel mondo dei sogni, non nella realtà. Pur mettendo in conto un improbabile aumento di spese (personale, trasporto, logistica, estrazione, raffinazione, pubblicità e promozione, margine gestore ecc.) se la materia prima scende di così tanto, anche i suoi derivati devono scendere di pari passo. E invece, la benzina è calata di un modestissimo 15% negli ultimi tre/quattro mesi cioè un quarto di quanto atteso. Il silenzio della politica europea di fronte a questo sopruso perpetrato ai danni dei cittadini provoca un rumore assordante e suscita domande davvero inquietanti. Perché non si difende il consumatore? Perché questo silenzio di fronte a questa vergognosa prova di abuso di posizione dominante da parte delle compagnie petrolifere?