Spread ai minimi da 5 anni. Perché?
Una notizia decisamente positiva viene rilanciata in questi giorni dal mainstream economico internazionale: lo spread tra i titoli di Stato italiani è i Bund tedeschi è sceso sotto quota 100 per la prima volta dal 2010.
Una notizia che dal punto di vista macroeconomico e delle ricadute in termini di interessi sul debito pubblico italiano è estremamente positiva in quanto finanziare la spesa pubblica nel prossimo futuro costerà meno rispetto agli ultimi anni. I tempi dell'ultima fase del governo Berlusconi (estate-autunno 2011) con lo spread costantemente oltre i livelli di guardia e giunto fino al record di 574 due giorni prima dell'addio dell'ex premier da Palazzo Chigi, sono un lontano ricordo.
Ma se è vero come è vero che i dati sulla disoccupazione giovanile peggiorano di rilevamento in rilevamento, la disoccupazione complessiva non diminuisce, siamo sempre in deflazione, il Pil è calato nonostante le ottimistiche previsioni renziane anche nel 2014, le retribuzioni sono tornate ai livelli dei primi anni '80 e il debito pubblico è fuori controllo e continua ad aumentare, come è possibile che lo spread (cioé il valore inversamente proporzionale alla fiducia che gli investitori internazionali hanno di un Paese) sia diminuito così tanto?
Una probabile risposta ci costringe a spostarci come purtroppo ormai sempre accade a Bruxelles e apparentemente sembra non aver nulla a che fare con l'Italia. Nelle scorse settimane, durante le febbrili trattative che hanno visto confrontarsi Commissione Europea, Bce e Fmi (ovvero la Merkel) e il duo greco Tsipras-Varoufakis l'agenzia Reuters ha sintetizzato un'intervista di quest'ultimo al quotidiano greco Kathimerini svelando la vera "polpa" delle richieste tedesche. La frase chiave è: "su molti punti le due parti hanno raggiunto un accordo ma rimangono due punti critici (sticking points): le privatizzazioni e la regolamentazione del lavoro".
Trattasi quindi di imporre alla Grecia la svendita del patrimonio pubblico e precarizzare e impoverire i lavoratori con nuove leggi che regolamentino il mercato del lavoro con un'applicazione draconiana della flessibilità in uscita.
In Italia i servi della Germania che da ormai troppi anni siedono a Palazzo Chigi (Monti, Letta, Renzi) hanno semplicemente anticipato per misero calcolo opportunistico le richieste della Troika attraverso la promessa di vendita di ingenti quote di beni pubblici strategici (Enel, Raiway, Banche Popolari, Servizi idrici ecc.) e ovviamente di riduzione delle tutele e dei diritti dei lavoratori dipendente con il Jobs Act.
Vince quindi la filosofia dell'uovo oggi è meglio della gallina domani: un po' di spread in meno oggi, per un futuro certamente più misero per l'Italia e gli italiani.
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