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Così com'è l'Italicum non funziona. Rischia di vincere il M5S. Renzi corre ai ripari

 |  Redazione Sconfini

C'era una volta l'Italicum, la "più bella legge elettorale possibile", "l'unico sistema in grado di garantire governabilità", "i cittadini eleggeranno il sindaco d'Italia".

Ci credevate? Sempliciotti. Neppure in tempo di farla passare in Parlamento e già si parla di modifiche alla legge elettorale voluta a tutti i costi da Renzi. Perché? Perché così com'è la prossima volta al governo ci va il Movimento 5 Stelle. Fermi restando tutti i profili di evidente incostituzionalità già presenti nel Porcellum (premio di maggioranza abnorbe e ingiustificato oltre che liste di nominati a coprire quasi l'intero corpo parlamentare), incenerito dalla consulta, i recentissimi ballottaggi amministrativi hanno dimostrato una cosa: il M5S non vince mai al primo turno, ma al secondo turno ha messo insieme 5 vittorie su 5 a tutte le latitudini dello Stivale.

L'Italicum così congeniato manderebbe al ballottaggio le due liste più votate al primo turno che, ormai è assodato considerando l'impossibilità della Lega Nord di trovare più del 15% di popolazione italiana favorevole a una deriva goffamente nazista e di Forza Italia di risalire la china con un leader quasi ottuagenario, condannato e ancora sotto scacco in pesanti processi in qualità imputato, vedrebbero protagonisti il Pd e il M5S.

Il Pd continua a riscuotere un successo ancora ampio seppur in fortissimo calo (tra il 33% e il 35%) rispetto al 41% delle Europee, mentre il M5S è largamente seconda forza con percentuali che oscillano tra il 21% e il 25%. Se non ci sono mutamenti imprevedibili il ballottaggio potrebbe veramente premiare il M5S perché è stato dimostrato che al secondo turno il Pd riesce a malapena a conservare il valore nominale dei suoi voti mentre in uno scenario di affluenza uguale o simile al primo turno è il M5S che funge da calamita dei voti di seconda scelta (clamorosi alcuni ballottaggi vinti non a caso dai pentastellati con il 75% dei consensi).

Supposto che l'unico obiettivo del Palazzo sia neutralizzare il M5S urge trovare una soluzione. Che è presto immaginabile: al ballottaggio non vanno le due liste più votate ma le due coalizioni più votate. Così tornerebbe in gioco anche il mitico centrodestra legaiol-forzista artefice di tante fortune per il nostro Paese nel ventennio precedente. Seppur scombicchierato, la somma algebrica di questo raggruppamento potrebbe superare il M5S al primo turno, favorendo un momentaneo riacutizzarsi del berlusconismo.

Fantasie? Non secondo Linkiesta, che cita Roberto D'Alimonte, tra i padri della riforma elettorale, il quale ha esplicitamente suggerito di assegnare il premio di maggioranza alla coalizione anziché alla lista vincente.

Certo, bisognerà metter mano all'Italicum ancora un volta, ma l'aiutino di Berlusconi sarebbe garantito. Resta da capire quanto sarà ingente contropartita.


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