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I limiti e le potenzialità della chirurgia plastica

 |  Redazione Sconfini

"A volte si assiste a richieste di interventi di chirurgia plastica senza un'adeguata consapevolezza che si tratta di interventi chirurgici veri, con i presupposti di elementi di rischio, d'inadeguatezza dei risultati, di complicazioni del decorso operatorio e  post-operatorio".

Il messaggio martellante influenza anche i più corazzati: gli stereotipi attuali della bellezza, gli archetipi dominanti e continuamente rivisitati, le moderne icone, condizionano il giudizio, la percezione estetica di sé e degli altri, quando non persino l'autostima. Certo i costi, le motivazioni culturali "superiori" e certi grotteschi risultati circolanti fanno desistere i più. Ma i dati sono chiari ed eloquenti: il numero di interventi chirurgici plastici con finalità estetiche è in forte, costante aumento. Molti di questi condividono la richiesta di fondo di adeguare i tratti somatici, le caratteristiche fisiche a canoni standard. In generale, o per meglio dire gli interventi meno riusciti e quindi più evidenti, tendono a proporre e a raggiungere un'omologazione di sembianze e attitudini fisiche, femminili ma anche maschili, che sovvertono la genetica e l'etnia, supportati dalla tendenza estetica più accreditata dai messaggi pubblicitari provenienti sempre più spesso dal mondo dello spettacolo e dell'immagine in senso lato.

 

La chirurgia plastica nasce con la chirurgia ricostruttiva, che non è l'alter ego nobile della più frivola estetica: è un tutt'uno di una straordinaria disciplina e tecnica chirurgica che fu concepita e si è evoluta in questi ultimi decenni non al servizio banale dell'immagine estetica precostituita ma al fine del miglioramento del benessere fisico e psichico dell'individuo.

Fu Gaspare Tagliacozzi, chirurgo di Bologna, che nel 1582 ideò una tecnica di ricostruzione del naso giunta quasi invariata fino all'800. Attualmente le tecniche sono divenute meno invasive e garantiscono un recupero post-operatorio più veloce. Secondo alcune stime nel nostro Paese la deviazione del setto nasale, ad esempio, è un problema diffuso e sottostimato pur avendo notevoli implicazioni sul benessere generale, influenzando la respirazione, e strettamente correlato al rischio di alcuni disturbi cardiovascolari per la presenza di apnee notturne.

 

La rinoplastica estetica, intervento diffuso e a volte associato alla correzione del setto nasale deviato, si propone di migliorare l'aspetto del naso e quindi del volto. Il miglioramento si ottiene grazie alla riduzione e al rimodellamento dello scheletro cartilagineo e osseo. L'intervento è giustificato da motivazioni estetiche e fisiologiche ed i risultati, quando siano raggiunti, portano ad un miglioramento del benessere fisico e psichico e quindi della salute in generale. È un aspetto che vuole giustificare il narcisismo? Semplicemente offre dello stesso problema una prospettiva diversa, una visione globale, un'informazione più completa. Un'interpretazione non demonizzante, non moralistica ma etica.

 

"La chirurgia plastica è, in effetti, un'arma al servizio del benessere fisico e psichico dell'individuo, al fine del ripristino o del mantenimento della salute", afferma il dottor Giovanni Papa, dirigente medico all'Unità Operativa di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell'Università di Trieste, che aggiunge: "Il chirurgo plastico deve essere, oltre che un chirurgo qualificato professionalmente, uno psicologo, un interlocutore che sappia ascoltare, interpretare anche i silenzi, saper capire e parlare al paziente". "La chirurgia plastica - continua - è tecnica sofisticata ma anche una filosofia chirurgica, e come tale ha in sé una logica e una concezione estetica persino nella chirurgia ricostruttiva, fruibile non solo da un'élite ma anche da chi ne abbia un bisogno giustificato. Le varie tecniche, applicabili con interventi personalizzati, sono finalizzate alla ricostruzione di un aspetto il più possibile vicino all'adeguatezza, all'armonia, che corrisponde al concetto di estetica media, ma che soprattutto soddisfi per quanto possibile la percezione di benessere verso se stessi e gli altri".

 

Questo ha un'importanza fondamentale in determinate fasi della vita come ad esempio nell'adolescenza quando si deve consolidare l'immagine, fisica e mentale, di se stessi. Il senso d'inadeguatezza può nascere da insicurezze fisiche e mentali, da consapevolezze razionali ma anche da bisogni indotti, chimere e modelli irraggiungibili e quindi ancora più frustranti.

 

Supportati dalle possibilità tecniche e dalla disponibilità economica i giovani, per esempio, possono fare degli interventi plastici estetici una richiesta ingiustificata, se non addirittura un abuso? "La richiesta di un adolescente - risponde Papa - non è mai ingiustificata. Sta al medico ascoltare e capire le motivazioni del suo anelito. La pubblicità delle possibilità applicative e un'informazione inadeguata possono generare in soggetti anche molto giovani la richiesta di interventi correttivi inconsapevoli, non verso le finalità ma verso la natura stessa dell'intervento". "A volte - sottolinea lo specialista - si assiste a richieste di interventi di chirurgia plastica senza un'adeguata consapevolezza che si tratta di interventi chirurgici veri, con i presupposti di elementi di rischio, d'inadeguatezza dei risultati, di complicazioni del decorso operatorio e  post-operatorio".

 

È chiaro quindi che l'informazione sulle possibilità applicative della chirurgia plastica estetica e ricostruttiva deve giungere ad ogni persona: a tutti deve essere offerta la possibilità di sapere che si possono ottenere benessere fisico e - perché no - estetico, ma che questo comporta rischi e delusioni. "La formula di rito del cosiddetto consenso informato - sostiene Papa - risolve in parte il problema, soprattutto dal punto di vista della responsabilità del sanitario, ma è la comprensione dell'informazione da parte del paziente l'obiettivo da perseguire".

 

C'è un limite d'età minimo sotto il quale gli interventi chirurgici di questo tipo sono sconsigliabili? "L'intervento, di qualsiasi genere, sia ricostruttivo che estetico, deve essere personalizzato - spiega Papa - e le tecniche devono cercare di unire all'adeguatezza dei risultati la miniinvasività. Se si deve tendere al raggiungimento del benessere generale, l'elemento principale sono i dati oggettivi di partenza, fisici e mentali, psichici e sociali. Non secondari sono parametri come lo sviluppo osseo, cartilagineo, le caratteristiche cutanee. Questi parametri un buon chirurgo plastico non deve mai sottovalutarli, ma neppure non considerare le ragioni di tipo sociale, relazionale e psicologico".

 

Se ad esempio ci sono casi selezionati in cui si deve sconsigliare un intervento troppo precoce, nell'età adolescenziale, come ad esempio in alcuni rimodellamenti della mammella, parimenti, secondo il dottor Papa, si possono responsabilmente consigliare interventi addirittura estetici in età precoce: "Ai genitori di un bambino con padiglioni auricolari molto ampi può essere prospettato un intervento correttivo prima della scolarizzazione e della socializzazione. Si potrà supportarli verso un intervento che migliorerà l'aspetto estetico, incoraggiando un intervento precoce prima di esporre il bambino ad un impatto sociale che potrebbe essere crudele e scoraggiante nei confronti di una caratteristica fisica oggetto di scherno fra coetanei".

 

La cronaca, però, ripropone spesso conseguenze mortali di interventi estetici considerati banali. Come mai? La risposta è ovvia: perché nessun intervento è banale per definizione. Lo può diventare se si rispettano: indicazione, tecnica chirurgica, adeguatezza delle strutture, tempi di ricovero idonei con personale qualificato. "Il messaggio che noi chirurgi plastici vogliamo far giungere - evidenzia Papa - è che si deve sempre perseguire il miglior risultato morfologico e funzionale, ma per garantire questo ci si deve affidare a strutture che abbiano i giusti mezzi tecnici. Ci si deve operare in strutture accreditate, pubbliche o private, che garantiscano strutture di supporto efficienti quali ad esempio i reparti di rianimazione e terapia intensiva".

 

I moderni e numerosi mezzi di informazione (giornali, radio, televisione, Internet), se usati correttamente, possono aiutare il paziente a verificare che il medico sia specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, e per lo meno sia iscritto alla Società italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (vedi www.sicpre.org). Ci si deve, quindi, informare prima sulla professionalità del sanitario e non verificarla sul campo, a volte amaramente. Chirurgi plastici non ci s'improvvisa. "La professionalità che è fatta di tecnica e di strumenti applicativi - conclude Papa - deve essere eticamente messa a disposizione anche grazie alla formazione culturale dei nuovi medici, all'informazione, e perseguita e qualificata nei corsi e negli insegnamenti ai medici e agli infermieri professionali".

 

Ignazia Zanzi

 

 

 

 

 

 


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