Povero Renzi non riesce a star tranquillo neanche un attimo. Non bastassero il problemino dei contributi da dirigente maturata all'insaputa dei contribuenti per oltre 10 anni e la lunga indagine per bancarotta fraudolenta a carico del papà, ora ci si mettono in mezzo pure il cognato coi suoi fratelli.
A Firenze, Andrea Conticini, marito della sorella del premier, è accusato di aver acquisito denaro proveniente da note organizzazioni umanitarie (tra cui l'Unicef). Il denaro, secondo il pm, sarebbe stato "recuperato" dai suoi fratelli Alessandro e Luca. Questi ultimi, a loro volta, sono indagati per appropriazione indebita.
Una storiaccia brutta che getta ancor più discredito, a prescindere a come finirà penalmente la vicenda, sul premier e il suo giro di amici, parenti, collaboratori. Mentre i suoi scontrini per centinaia di migliaia di euro relativi a cene e pranzi nel periodo in cui era sindaco di Firenze sono murati a palazzo Vecchio, i suoi uomini di fiducia non hanno perso tempo per allinearsi ai canoni berlusconiani degli uomini di potere.
Dal papà della Boschi, tra i protagonisti assoluti del clamoroso crac di Banca Etruria, con relativo strascico di suicidi al suo chiacchierato amico Marco Carrai (cattolicissimo, ciellino, "spia del Mossad", presidente dell'Aeroporto di Firenze, papabile manager della cybersecurity nazionale, uomo che ha messo a sue spese a disposizione la casa in cui Renzi ha abitato tra il 2011 e il 2013 a Firenze) di cui il premier è stato testimone di nozze; dal finanziere Davide Serra (il cui nome compare tra i 7.000 italiani nella lista Falciani titolari di conti svizzeri presso la banca HSBC e ha "base alle Cayman" come disse Bersani) all'amico Farinetti e al suo appalto senza gara all'Expo di Milano 2015, sono sempre di più le relazioni poco raccomandabili che si intrecciano con la carriera del Presidente del Consiglio.
Lui però poverino, non ne sa niente. Anzi, è un vero santo a rimanere immacolato nonostante i loschi figuri che gli girano per casa (o gli regalano la casa).