Tanoressia: il nuovo disturbo dell’estate
Il mare fa parte da sempre della cultura triestina. Mare significa pesca, turismo, sport, ma anche tanto sole. Lo sanno bene tutti i triestini che si sdraiano pigramente sul litorale di Barcola o di quel di Muggia.
Li puoi trovare lì da maggio a settembre, dal mattino presto fino alla sera tardi, tutti i giorni della settimana, come vere e proprie lucertole assetate di sole. «Drogati» della tintarella, gli appartenenti alla tribù della pelle scura sono alla ricerca di un’abbronzatura perfetta e permanente. Tant’è che quando qualche viso pallido milanese si spinge fino a qui, nell’estremo Nordest, e percorrendo la costiera ingenuamente pensa che siano turisti, non sa che in realtà questa tribù non è di passaggio, ma è stanziale e che il vero triestino “patocco” non potrebbe mai per nulla al mondo rinunciare alla venerazione continua del Dio sole. Li puoi trovare tutti lì, capillarmente distribuiti lungo la costa gli innumerevoli adoranti, dagli anziani in pensione ai bambini in vacanza, rigorosamente rivolti verso il sole.
A conferma di ciò, zigzagando tra lettini e asciugamani, diligentemente e puntualmente stesi nello stesso posto di sempre, incontro la signora Adriana, la cui abbronzatura non lascia dubbi sull’assiduità della sua esposizione al sole. “Io sono triestina di nascita – racconta – e la passione per il sole mi ha accompagnato fin da piccola quando mia madre mi portava alla Lanterna. Adoro Barcola, tanto che nelle belle giornate invernali mi rifugio ai Topolini per non lasciarmi far scappare nemmeno un raggio”. Quando le chiedo la motivazione di tutto questo suo amore per l’abbronzatura, mi risponde lapidaria: “Credo che l’esigenza di espormi al sole sia scritta nel mio DNA”. Il signor Lino non è da meno ed esordisce, dicendomi che a lui il sole non ha mai fatto male e aggiunge: “Per me che sono uno sportivo, l’essere abbronzati è sinonimo di benessere, fa parte del sentirsi in forma, tanto più che il sole mi rilassa”.
Non sono sicuramente gli unici a pensarla così, lo dimostra il fatto che Barcola, soprattutto negli ultimi anni, è presa letteralmente d’assalto non appena si presenta qualche fugace raggio di sole. Forse, però, non tutti sanno che la ricerca di un’abbronzatura a tutti i costi è una malattia: si chiama tanoressia. In sostanza, siamo di fronte a delle persone che si sdraiano a prendere il sole per ore, ogni giorno e soprattutto nelle ore più calde, in riva al mare, ai bordi di una piscina o in montagna. In più, finita l’estate, si fanno ogni giorno una lampada, il tutto deciso senza un reale controllo o consiglio esperto. Si tratta di una vera e propria spinta irrefrenabile verso la tintarella. Infatti, queste persone non si sentono mai pienamente soddisfatte, con tutti i riflessi negativi sullo stato di salute che ne conseguono.
Il problema dunque è mentale, visto che prevale il sentimento d’insicurezza del proprio corpo. È una dispercezione corporea. Come l’anoressico non si vede mai abbastanza magro, così il tanoressico ritiene di non essere mai sufficientemente abbronzato. Secondo lo psicoterapeuta Mauro Cauzer, quando ciò accade, siamo in presenza di una distorsione della percezione corporea. “Ci sono – spiega – due tipologie di amanti del sole: il solitario e colui che insegue il gruppo. Mentre il solitario si rifà al mito della virilità, dell’uomo capace di affrontare qualsiasi condizione ambientale, colui che cerca il gruppo è quella persona che vuole socializzare e trova nel sole l’argomento comune che gli permette di aggregarsi. Non bisogna dimenticare l’aspetto narcisistico che può scatenare la ricerca spasmodica del sole, in quanto l’essere abbronzati è sinonimo di benessere, di giovinezza e di salute”. “Queste tendenze, tuttavia, se portate all’eccesso – conclude il dottor Cauzer – possono provocare in certe persone un comportamento ossessivo-compulsivo che non permette di poterne fare a meno, diventando quindi un condizionamento”.
Inoltre, quando parliamo di sole, non si può non parlare delle conseguenze legate all’eccesso di raggi ultravioletti, ed a farne le spese è soprattutto la pelle. Si va incontro, sostanzialmente, ad un processo di foto-invecchiamento precoce, in base anche al tipo di cute più o meno scura, alla durata dell’esposizione ed alla frequenza. “Il sole fa bene, se preso a piccole dosi – sostiene il dottor Agostino Crupi, esperto in dermatologia oncologica – e in orari appropriati, non si corre nessun rischio; la parsimonia nell’esporsi al sole è d’obbligo anche per prevenire l’invecchiamento prec