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A volte ritorna: l’influenza stagionale

 |  redazionehelp

Ammalati oramai in tutte le stagioni.

Nei mesi scorsi si sono costantemente registrati casi di raffreddori e sindromi parainfluenzali da record perché circolano virus parainfluenzali indisturbati dalle incongruenze stagionali. Il clima impazzito favorisce i contagi: i passaggi da ambienti resi troppo freschi dai climatizzatori al caldo torrido o viceversa, da case troppo riscaldate al freddo pungente, predispongono le mucose a essere più vulnerabili e attaccabili dai parassiti. La temperatura ideale per loro è di 33 °C, quella della mucosa nasale. E sta per cominciare, tanto per non farci mancare niente, il tempo dell’influenza stagionale. Dopo 24-72 ore dal contagio i primi sintomi: malessere generalizzato, brividi, debolezza, febbre oltre i 38 °C, mal di testa, tosse, mal di gola e raffreddore. Sintomi simili, quindi è facile confondere le malattie. Influenza e sindrome parainfluenzale sono invece due cose diverse perché causate da diversi microrganismi: sempre virus ma di tipo influenzale A e B nel primo caso e di oltre duecento diversi tipi (adenovirus, virus parainfluenzali, metapneumovirus ecc.) nel secondo. Queste diverse malattie hanno, però, fondamentalmente e quasi sempre, una guarigione spontanea. Nella stragrande maggioranza dei casi i disturbi passano da soli: alcuni giorni – il tempo perché l’organismo reagisca – e i disturbi passano, senza conseguenze. Sono pericolosi solo quando colpiscono anziani fragili e persone già affette da malattie croniche. La vaccinazione rimane, per le autorità sanitarie e scientifiche, l’unico e più valido strumento di prevenzione, sicuro ed efficace. Distinguere fra vera influenza e altro malanno parainfluenzale, pertanto, è importante per valutare l’impatto della malattia di stagione sulla popolazione e verificare l’efficacia del vaccino. Il vaccino permette all’organismo di preparare le difese immunitarie prima della stagione del contagio. La vaccinazione però non garantisce un’efficacia totale: negli adulti in buona salute è di circa il 70%. Su dieci persone che si vaccinano tre possono prendere comunque l’influenza, quella vera. Questo perché la formula del vaccino è basato su una predizione, e non sempre si rivela essere quella esatta, se i ceppi virali previsti non sono quelli che realmente circolano (e non protegge certo dai malanni parainfluenzali). Una volta riconosciuto il verificarsi, nonostante tutto, dell’influenza, come si cura? È prioritario distinguere fra adulti e bambini. Per i primi contro febbre e dolore il proprio medico di famiglia saprà consigliare e prescrivere il principio attivo (paracetamolo, ibuprofene, diclorofenac, acido acetilsalicilico, naprossene) giusto. Studi clinici hanno dimostrato la scarsa efficacia dei farmaci antivirali ed è stato descritto in letteratura che i virus dell’influenza possono acquisire resistenza agli antivirali. Riducono di un giorno e mezzo le giornate di febbre ma solo se assunti all’esordio dei sintomi. Come tutti i farmaci, hanno delle controindicazioni d’uso e possono provocare effetti indesiderati: vanno quindi assunti sempre su consiglio medico. Inoltre il loro uso non va mai considerato un’alternativa alla vaccinazione antinfluenzale in quanto costosi, poco efficaci e non privi di effetti collaterali, a meno di dimostrate controindicazioni all’uso del vaccino, che rimane il mezzo più efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso per prevenire la malattia. Il riposo è senza dubbio la cura migliore: gli antichi rimedi danno sollievo senza effetti collaterali. Niente antibiotici (sono inutili contro i virus e contribuiscono all’effetto resistenza), bere molto per evitare disidratazione (bevande calde per aggiungere l’effetto coccola) e aspettare che passi. Gli antibiotici sono attivi solo contro le infezioni batteriche e costituiscono un presidio in caso di complicanze batteriche, che possono verificarsi nel corso della malattia, soprattutto in soggetti predisposti, a causa di fattori di rischio o di malattie concomitanti. È importante evitarne l’uso indiscriminato e l’indicazione al loro uso va riservata al medico. Approfondimenti clinici non hanno dimostrato alcuna efficacia dei farmaci non convenzionali quali l’Oscillococcinum, Echinacea e vitamina C assunta attraverso integratori o farmaci. Assumere vitamina C di frutta e verdura, in particolare dagli agrumi freschi e di stagione, rimane un’ottima regola alimentare. Nella maggior parte dei casi la sindrome influenzale può essere curata a casa (la decisione di ricoverare o meno un paziente spetta al medico curante), pazientando qualche giorno per tornare in forma. Se invece è il bambino ad avere la febbre, è sempre bene sentire telefonicamente il pediatra, descrivere i sintomi (durata e intensità della febbre, comportamento generale del bambino, gola arrossata, possibile dolore alle orecchie). Raccolte queste informazioni il pediatra stabilirà l’opportunità di visitare il bimbo, proporre un farmaco antipiretico, specificando quanto e ogni quante ore somministrarlo. Controllare sempre che l’antipiretico acquistato corrisponda a quello consigliato dal pediatra. La formulazione per bocca consente un più preciso dosaggio del farmaco in base al peso del bambino. Se il bimbo vomita o sputa il farmaco usare le supposte. Non somministrare ibuprofene e paracetamolo contemporaneamente. Infine non dare mai l’aspirina: l’acido acetilsalicilico nei piccoli è associato all’insorgenza della sindrome di Reye, malattia rara ma grave, che può danneggiare fegato e cervello. Ignazia Zanzi BOX: Igiene e protezione individuale La trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo, una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può giocare un ruolo nel limitare la diffusione dell’influenza. Un gesto semplice ed economico, come il lavarsi spesso le mani, in particolare dopo essersi soffiati il naso o aver tossito o starnutito, costituisce un rimedio utile per ridurre la diffusione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi. Sebbene tale gesto sia sottovalutato, esso rappresenta sicuramente l’intervento preventivo di prima scelta, ed è pratica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali. Recentemente il Cdc (Centre for disease prevention and control) europeo ha valutato le evidenze sulle misure di protezione personali (non-farmacologiche) utili per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, ed ha raccomandato le seguenti azioni: il lavaggio delle mani (in assenza di acqua, usare gel alcolici); una buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani); l’isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale; l’uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologie influenzali quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali).


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