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Incontrarsi nell'arca dei colori

 |  Redazione Sconfini

Il viaggio, nelle sue accezioni reali e metaforiche, è il tema che, trasversalmente a tutte le culture, ha stimolato l’immaginario e la riflessione umana, rimandando alternativamente dall’introspezione alla scoperta degli altri e dell’altrove. Dalla metafora del superamento dei confini geografici e culturali, deriva che uno dei modi migliori per conoscere se stessi è incontrare gli stranieri. “Chiamiamo safar il viaggio – afferma la sociologa marocchina Fatima Mernissi – perché svela il carattere degli uomini”. L’esperienza migratoria può essere problematica ma non è solo difficoltà: può costituire un valore aggiunto, quando rende possibile l’integrazione di culture diverse. L’integrazione multietnica ha bisogno però di essere sostenuta e promossa con interventi appropriati: per attuare la “non discriminazione” degli stranieri è necessaria la “discriminazione positiva”, predisponendo diverse azioni e strumenti adeguati per attuare le pari opportunità per i migranti.

 

“Per integrare le culture – spiega con entusiasmo Gabriella Sossi, psicologa psicoterapeuta dell’associazione Aiko – è fondamentale promuovere la comunicazione: sono necessari luoghi di incontro, esperienze relazionali, spazi di transizione transculturali che vedano in forme diverse coinvolti gli immigrati sia come destinatari di interventi di carattere psicosociale, di formazione, di consulenza, sia come partner e collaboratori nella progettazione e realizzazione degli interventi stessi”. “Abbiamo concretizzato finalmente – continua – un progetto pensato e fortemente voluto per le donne e madri migranti, per le loro famiglie, per favorirne l’integrazione nel tessuto sociale. Con il Centro multiculturale “L’ARCA DEI COLORI” (realizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia – Servizio Pari Opportunità) prende vita un luogo d’incontro ideale e accogliente, per azioni mirate ai bisogni di donne e bambini, dove le donne possano essere protagoniste di iniziative e dove possano sviluppare i loro interessi e le loro competenze culturali e professionali, numerose e spesso, purtroppo, mortificate o sottostimate. Queste opportunità finora erano precluse per motivi banali ma fortemente limitanti: le donne immigrate non possono spesso contare su sostegni familiari e non sanno a chi affidare i bambini anche per quelle poche ore necessarie a coltivare piccoli interessi personali. Finalmente c’è un luogo (presso i Nidi nel Nido in via Morpurgo 7/2 a Trieste) dove le donne possono incontrarsi, produrre cultura, scambiarsi esperienze, fruire di incontri di formazione o informazione gratuiti, mentre nella stanza accanto i loro bambini possono essere intrattenuti con giochi e attività da educatori professionali”.

 

Per iniziare a coinvolgere un numero crescente di persone motivate, italiane e straniere, a cosa avete pensato? “Le proposte – risponde Gabriella – sono varie e diversificate: si va dal corso di massaggio neonatale, durante il quale l’insegnante guida con dolcezza l’incontro mamma-bambino attraverso il coinvolgente approccio della gestualità carezzevole, agli incontri di cucina internazionale “Conosciamoci tra i fornelli” che propongono il cibo come veicolo di trasmissione culturale, tenuti da cuochi stranieri e aperti ad italiani e stranieri, per arrivare fino al corso di russo per famiglie (per adulti e bambini) nato per rispondere alle richieste di mamme che hanno adottato bimbi di origine russa e desiderano conoscere e condividere aspetti della cultura e della lingua madre dei loro figli”.

 

“In questo modo – aggiunge Giorgia Sbrizzi, coordinatrice e presidente del Consorzio Servizi per l’infanzia L’Arca di Trieste – mettiamo a frutto la nostra consolidata tradizione per i servizi all’infanzia (in collaborazione con l’associazione Aiko per la famiglia, l’associazione Interethnos che riunisce mediatori culturali, la Fondazione Istituto A. Devoto) anche verso le numerose etnie presenti sul territorio e oltre a organizzare ed accompagnare nella fase nascente questo progetto, in cui le famiglie straniere possono ritrovarsi per conoscersi meglio condividendo l’esperienza genitoriale e approfondendo temi culturali di comune interesse, cerchiamo di creare una vera e propria rete di enti che possano offrire un concreto aiuto ed essere un efficace riferimento per i migranti verso altre problematiche oltre l’infanzia e la famiglia. A questo proposito offriamo uno sportello per l’orientamento (aperto il lunedì dalle 15,30 alle 17,30 in via della Guardia 18, tel. 040.3478485) dove le donne immigrate trovano: accoglienza e ascolto relativamente alle varie problematiche di donne e di madri; sostegno per affrontare eventuali situazioni di difficoltà per lavoro, casa, studio; orientamento sui servizi sociosanitari e educativi del territorio. Per aiutare ulteriormente quelle donne che non hanno un supporto familiare, offriamo, ma solo per tempi molto limitati (per studio, lavoro o cura), un servizio di educativa domiciliare”.

 

Il percorso integrativo non deve significare omologazione: è importante la reciprocità delle relazioni interculturali. L’incontro di mondi diversi aiuta a comprendere la complessità umana e sociale nella nostra attuale società globalizzata, e favorisce la crescita e la promozione umana. “Quella crescita e quella promozione – concludono Giorgia e Gabriella – che oggi noi, con convinzione ed entusiasmo, sosteniamo ma che vorremmo che già da domani portasse queste donne e le loro famiglie ad una gestione autonoma del progetto”.

I.Z.

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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