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Decreto Romani: nato per rispondere a una direttiva UE, ne viola tre

 |  Redazione Sconfini

Il cosiddetto Decreto Romani, quello che il Governo voleva far passare come un'obbligatoria implementazione della Direttiva 2007/65/CE e che invece è solo l'ennesimo tentativo di censurare Internet, soffocare la libertà di informazione in Italia anche sul web, ostacolare la circolazione di video e di idee tra i cittadini e penalizzare Sky per favorire le aziende di Berlusconi è riuscito in un vero e proprio miracolo legislativo: per rispondere a una direttiva UE ne sono violate tre!

Il Decreto Romani avrebbe dovuto avere a che fare con "l'esercizio delle attività televisive" ma vi sono stati inseriti articoli che vanno oltre la portata della direttiva e ne violano lo spirito oltre che violare in modo palese la Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE.

usbStabilendo con l'articolo 4 comma 1 lettera a che i servizi "anche veicolati mediante siti internet, che comportano la fornitura o la messa a disposizione di immagini animate, sonore e non, nei quali il contenuto audiovisivo non abbia carattere meramente accidentale", devono richiedere l'autorizzazione al governo il Decreto Romani finisce per andare in contraddizione proprio con la direttiva che si desidera recepire.

Al considerando 16, infatti, la Direttiva che il governo spaccia come quella cui dice di voler adegurarsi con questo decreto liberticida, dichiara che NON DOVREBBERO ESSERE CONSIDERATI SERVIZI AUDIOVISIVI: i siti internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio nell'ambito di comunità di interesse.

Ed ecco che il decreto Romani afferma l'esatto opposto dimostrando la pericolosità del disegno legislativo, teso a censurare le attività di libera produzione di materiale audiovisivo da parte di comuni cittadini che poi sarebbero volontariamente riversate su piattaforme di video-sharing come youtube, dailymotion, vimeo ecc..

Inoltre, occorre ricordare che  l'art. 1.3a della Direttiva quadro del Telecoms Package inserisce l'accesso a Internet (non solo la connessione evidentemente) uno strumento chiave per l'esercizio delle libertà fondamentali. Chiaramente sottoporre piattaforme e cittadini ad autorizzazioni ministeriali pone dei limiti inaccettabili alla libertà di espressione.

Infine il decreto è in contrasto con l'art. 4 della Direttiva 2000/31/CE denominato "Principio dell'assenza di autorizzazione preventiva" e che afferma: Gli Stati membri garantiscono che l'accesso all'attività di un prestatore di un servizio della società dell'informazione ed il suo esercizio non siano soggetti ad autorizzazione preventiva o ad altri requisiti di effetto equivalente.

Fin dal 2000, insomma, sono state scritte delle regole europee a tutela degli intermediari e dei prestatori dei servizi di hosting (art. 14 e 15): "il prestatore non è responsabile delle informazioni memorizzate a richiesta di un destinatario del servizio (art. 14)"; "gli Stati membri NON impongono ai prestatori un obbligo generale di sorveglianza sulle informazioni che trasmettono o memorizzano (art. 15)". In tutti i casi la legislazione europea prevede che i contenuti debbano essere rimossi dopo la pubblicazione SOLO nel caso in cui l'autorità giudiziaria dovesse stabilire che sono illegali.

Il Decreto Romani invece IMPONE per legge che i responsabili delle piattaforme oltre alla richiesta di autorizzazioni vigilino anche sui contenuti dei milioni di utenti che utilizzano i loro siti, spingendo Internet ad una generale autocensura preventiva. L'idea di fondo è quella di punire i navigatori e gli utenti del web come se fossero dei criminali ancora prima che commettano dei crimini. Alla faccia del garantismo tanto caro a questi loschi figuri.

Ovviamente da Bruxelles danno per certa una procedura di infrazione contro l'Italia per questo decreto. Si consoli il povero Romani: potrà sempre diventare consulente dei Governi di Cina e Iran per salvare i loro regimi, attaccati dalla libera informazione che circola in Rete.

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