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Jonathan Francisca

Dedurre o detrarre? Questo è il problema!

 |  redazionehelp

Marzo: tempo di primavera, che aspettiamo con ansia dopo i lunghi mesi di freddo e grigiore invernale, ma ahimè, tempo anche di… pensare alla dichiarazione dei redditi, attesa con molto meno entusiasmo rispetto all’idea di accogliere la bella stagione.

Ma perché gli italiani affrontano questa incombenza con tanta preoccupazione? La risposta è semplice: nella stragrande maggioranza dei casi l’antipatia riservata a questa procedura tanto ostica quanto necessaria ha una sola causa, ossia l’elevata difficoltà che presenta la sua realizzazione.
Come si compila la dichiarazione dei redditi? Quali sono gli incartamenti da presentare al commercialista o ad altro consulente fiscale che segue la nostra posizione? Quali sono i nostri obblighi, e quelli del datore di lavoro o dell’ente pensionistico cui ci rivolgiamo? Quali sono le agevolazioni di cui possiamo godere in seguito alle spese affrontate nel corso dell’anno? E soprattutto, che cosa sono e come si differenziano oneri deducibili ed oneri detraibili? Abbiamo posto queste e molte altre domande alla dottoressa Geeta Serra, commercialista e titolare dello Studio professionale di Ponte nelle Alpi a Belluno, con la quale abbiamo cercato di fare chiarezza sull’argomento per poterci orientare in quella che si può davvero definire una “giungla fiscale”.
Iniziamo con una domanda basilare: è sempre necessario compilare una dichiarazione dei redditi e quando è necessario porsi questa domanda?
“È importante porsi questa domanda a marzo, e la risposta ad essa è molto semplice: no, non è sempre necessario. In particolare non siamo tenuti a compilare la dichiarazione dei redditi nel caso in cui siamo in possesso solo di un Cud (da dipendente o da pensionato, non fa differenza) e siamo padroni di una sola abitazione. In tutti gli altri casi, invece, è necessario rivolgersi ad un commercialista o ad un altro consulente fiscale e presentare la documentazione necessaria a compilare la dichiarazione dei redditi. Attenzione, gli unici due parametri che determinano l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi sono quelli che ho presentato, mentre è assolutamente irrilevante ai fini di questa distinzione il valore del reddito accumulato”.
Nel caso in cui non siamo obbligati a presentare una dichiarazione dei redditi, è consigliabile compilarla lo stesso?
“È conveniente nel caso in cui possiamo presentare oneri deducibili o detraibili. In tal caso ricordo che è diritto dei cittadini veder riconosciuti questi “sconti fiscali” chiedendo al datore di lavoro o all’ente pensionistico il conguaglio relativo alle somme spese, che di solito viene riportato sulla busta paga di gennaio con riferimento al mese di dicembre. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, è più corretto rivolgersi al proprio consulente di fiducia, il quale ha sempre ben chiara la situazione reddituale dei propri assistiti”.
Quando procediamo con la compilazione della dichiarazione dei redditi quali sono i documenti da presentare al commercialista?
“Consiglio innanzitutto di conservare tutte le ricevute relative ai pagamenti sostenuti nell’anno cui fa riferimento la dichiarazione dei redditi, riponendoli con estremo ordine in una cartellina apposita: in questo modo il professionista potrà valutare nel migliore dei modi il rapporto tra il costo relativo alla propria prestazione e lo sconto fiscale usufruibile attraverso il recupero delle spese e degli oneri, permettendo così di avere un effettivo risparmio di denaro”.
In base a quali canoni si procede con la detrazione o la deduzione degli oneri fiscali?
“La detrazione o la deduzione degli oneri fiscali è stabilita da quella che viene definita la “Bibbia fiscale”, ossia il D.P.R. n° 917/86; in particolare l’articolo 10 fa riferimento agli oneri definiti deducibili mentre gli articoli 12, 13, 15 e 16 trattano gli oneri detraibili”.
Che cosa significa dedurre?
“Letteralmente significa diminuire il reddito prima di determinare l’imposta lorda dovuta, e per capire meglio questo concetto procedo subito con un esempio. Secondo il D.P.R. n° 917/86, coloro i quali presentano un reddito complessivo annuo inferiore ad euro 15.000,00 verseranno un’imposta lorda pari al 23% rispetto al reddito accumulato, mentre coloro i quali presentano un reddito compreso tra euro 15.000,00 ed euro 28.000,00 verseranno, oltre all’imposta pari al 23% di cui parlavamo prima, un’ulteriore imposta pari al 27% sulla parte di reddito che si attesta nello scaglione successivo, compreso tra euro 15.000,00 ed euro 18.000,00. Quindi se una persona ha un reddito di euro 18.000,00 pagherà un imposta del 23% sui primi 15.000,00 euro, e un’imposta del 27% sui rimanenti euro 3.000,00. Mentre le persone che rientrano nel primo scaglione verseranno sempre un’imposta pari al 23%, indipendentemente dal fatto che presentino o no oneri deducibili, coloro i quali fanno parte della seconda categoria avranno notevoli vantaggi: se infatti un cittadino ha un reddito complessivo annuale pari ad euro 16.000,00 e presenta oneri deducibili per euro 4.000,00 questa somma verrà sottratta al reddito, facendolo scendere al di sotto del tetto di 15.000,00 euro, valore per il quale è previsto il versamento dell’imposta minima, ossia del 23% e liberandolo dal pagamento dell’aliquota marginale del 27%. Dedurre è quindi molto conveniente, perché consente di rientrare spesso nello scaglione che prevede il versamento minimo di imposta”.
Quali sono gli oneri deducibili?
“Negli oneri deducibili rientrano le erogazioni, i contributi assistenziali e previdenziali, le spese mediche sostenute in caso di presenza di un grave handicap, gli assegni mensili versati al coniuge per il mantenimento in sede di separazione o divorzio, la previdenza complementare e le spese pagate al Servizio sanitario nazionale attraverso le RC auto”.
Che cosa significa invece detrarre?
“Significa diminuire l’imposta lorda dovuta. Per comprendere anche questo concetto, torniamo al nostro esempio precedente. Se un cittadino ha un reddito complessivo annuo di euro 16.000,00 e ha oneri deducibili per euro 1.000,00, verserà un’imposta lorda del 23% su euro 15.000,00 pari a 3.450 euro. Sarà quindi possibile detrarre oneri fino all’azzeramento totale della stessa imposta lorda, applicando le percentuali di detrazioni e i limiti riportati negli articoli 12, 13, 15 e 16 del D.P.R. n° 917/86”.
Quali sono gli oneri detraibili?
“Fra gli oneri detraibili sono compresi i carichi di famiglia (ossia moglie e figli con un reddito annuo compreso tra euro 0 ed euro 2.840,51), le detrazioni previste per il lavoro dipendente, autonomo o compreso per altri redditi, gli interessi passivi sul mutuo, il 19% sul costo dell’agenzia immobiliare e sulle spese sanitarie, le spese universitarie, i canoni di affitto, gli abbonamenti al trasporto pubblico, i costi pagati alle associazioni sportive dilettantistiche frequentate dai ragazzi di età compresa tra i 5 e i 18 anni, le assicurazioni sulla vita e sugli infortuni, le spese veterinarie, le spese funebri, le spese sanitarie per gravi invalidi che non rientrano tra quelle deducibili (come per esempio le spese di mantenimento per i cani guida che accompagnano le persone non vedenti), le spese sostenute per gli asili nido, il 36% sulle spese di ristrutturazione (prorogato fino al 2012) e il 55% sulle spese per la riqualificazione energetica delle abitazioni (prorogato fino al 2011). Alcune precisazioni sulle voci elencate. Per quanto riguarda i carichi di famiglia, la detrazione sui figli è prevista al 50% sul reddito di ciascun coniuge o al 100% sul coniuge che presenta il reddito più elevato, pertanto consiglio alle coppie che presentano redditi non da lavoro dipendente e che non conoscono con esattezza l’ammontare del proprio reddito di prendere a carico i propri figli per il 50% ciascuno; in sede di dichiarazione, potranno sempre optare per la percentuale più favorevole. Per quanto riguarda le spese sanitarie, tengo a sottolineare questo suggerimento: quando sostenete delle spese mediche fatevi sempre fare la fattura, in quanto le spese mediche sono esenti e non vi è pertanto aggravio di Iva per noi cittadini privati; in questo modo potrete godere delle detrazioni fiscali e dei vantaggi che queste comportano”.
Come si recupera l’eventuale imposta netta?
“Se siamo dipendenti e abbiamo una busta paga o una “busta pensione” possiamo recuperare l’imposta netta tramite il datore di lavoro e l’ente pensionistico cui ci rivolgiamo; in tutti i casi in cui tale recupero non sia possibile, ossia qualora non si abbia un sostituto di imposta come il datore di lavoro o l’ente pensionistico, si procede richiedendo il rimborso all’Agenzia dell’Entrate, come accade per esempio ai lavoratori autonomi o ai contribuenti senza più rapporti da lavoro dipendente nel periodo di presentazione della dichiarazione dei redditi”.
Come risolvere quindi il dilemma tra dedurre o detrarre?
“In un modo molto semplice: ogni volta che risulta possibile… deduciamo e detraiamo!”.

Francesca Fogliato


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