I primi topi iniziano ad abbandonare la nave di Renzi esattamente 5 anni dopo i topi berlusconiani
A volte le coincidenze storiche sembrano cariche di valori simbolici più che rappresentare casuali evenienze. Esattamente 5 anni fa, nel giugno 2011 pubblicammo un articolo profetico dal titolo "Abbandonare la nave! Abbandonare la nave!".
L'analisi verteva sulla situazione all'interno dell'Arca berlusconiana, fino a pochi mesi prima apparentemente inscalfibile grazie alla poderosa maggioranza di cui godeva l'allora Cavaliere dopo le Elezioni Politiche 2008. La situazione economica stava iniziando a precipitare: tra spread, tassi di interesse altissimi, credibilità internazionale sotto i tacchi, totale incapacità amministrativa e politiche rivolte esclusivamente a evitare la galera a Berlusconi e ai suoi seguaci, il centrodestra fin a quel momento compattissimo attorno alla figura del leader iniziava a scricchiolare.
L'Italia era a due passi dal default ma oltre alle pressioni internazionali sul piano interno c'erano moltissime frizioni tra i leader storici. Questi ultimi, con relative schiere di bracci destri, iniziarono ad abbandonare la nave, che pochi mesi dopo, nel novembre 2011 naufragò definitivamente. Alcuni nomi in ordine di fuga: Casini, Cesa, Cuffaro, Fini, Bocchino e ex camerati assortiti.
Dopo la clamorosa doppia batosta elettorale alle recenti amministrative, anche Renzi inizia a puzzare di decomposizione. Il Giglio Magico già da tempo emana cattivo odore e anche la punta di diamante di questo improbabile team toscaneggiante pare avere vita corta. E infatti, come accaduto esattamente 5 anni fa, alcuni dei topi più o meno volentieri imbarcatisi sulla nave renziana iniziano a dissociarsi: D'Alema e Bersani a nome della "Ditta" per esempio, ma non solo.
Oggi è arrivato il segnale determinante: Verdini con il suo raffazzonato gruppo Ala (che pur non avendo elettori ha dalla sua nientemeno che la golden share del Governo) ha contribuito prima a battere al Senato il Governo su un emendamento marginalissimo su una legge legata al Terrorismo e poi il numero legale nelle successive votazioni. Un "pizzino" dalla semplicissima lettura. Renzi ha giocato troppo col fuoco e ora sta per bruciarsi.
Se sarà di parola (ma non lo sarà, o almeno tenterà di non esserlo) a ottobre o al massimo a novembre si dimetterà dopo la sconfitta referendaria e, esattamente come 5 anni fa, i topi saliranno sulla nuova barca di chi dovrà traghettare la legislatura almeno fino a settembre 2017. Quando cioé, i nuovi deputati e senatori alla prima legislatura matureranno il vitalizio.
Tutto, esattamente, come 5 anni fa. Forse dal 2018 le cose cambieranno definitivamente. Fino ad allora possiamo solo sperare di evitare un nuovo Monti.