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Massimo Ciancimino racconta la storia del pizzino che Provenzano inviò a Berlusconi

 |  Redazione Sconfini

berlusconi, dell'utri, video, intercettazione, bombaPochi giorni fa, tra i primi in assoluto, abbiamo dato conto della lettera di minaccia che nel 1991 la Mafia avrebbe scritto a Berlusconi. In quella missiva, che da oggi più propriamente cominceremo a chiamare pizzino, il senso era: "Caro Silvio, o ci dai una delle tue reti o ci sarà un luttuoso evento".

Nei giorni seguenti, durante i quali ha rieccheggiato l'assordante silenzio senza precedenti della disinformazione televisiva, in molti hanno cercato di ricostruire la vicenda. Oggi, Massimo Ciancimino (il figlio del boss Vito, ex sindaco mafioso di Palermo e ora deceduto) svela un retroscena incredibile: quel pizzino è stato scritto da Provenzano, che l'avrebbe data al suo uomo di fiducia Pino Lipari, il quale l'avrebbe consegnata allo stesso Massimo Ciancimino che a sua volta avrebbe completato il "trasferimento" porgendolo nelle mani di Berlusconi in persona.

Ma non è tutto: secondo Ciancimino (fonte corriere.it), vi sarebbero altre due lettere che Provenzano avrebbe inviato a Berlusconi, attraverso Ciancimino e poi Marcello Dell'Utri (il senatore berlusconiano, promotore e fondatore di Forza Italia, già condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa). Assume centralità quindi il ruolo di Dell'Utri (questi fatti stanno infatti emergendo nel corso di un processo a suo carico) in qualità di anello di collegamento tra la Mafia e Berlusconi.

Nella missiva, si fa riferimento anche a importanti "contributi" politici che le famiglie mafiose potrebbero regalare alla nascente Forza Italia e al movimento berlusconiano ispirato ai "valori" di Dell'Utri. Precisamente: “la mafia darà un appoggio che non sarà di poco alla sua posizione politica”.

Si cominciano allora a chiarire, forse, quelle intercettazioni che vedono coinvolti Berlusconi e Dell'Utri, mentre parlano di una bomba ("fatta con affetto", dice Silvio) che l'eroe Vittorio Mangano (lo stalliere di Arcore, mafioso pluriomicida condannato nel processo Spatola istituito da Giovanni Falcone) ha fatto esplodere davanti a una villa di Berlusconi.

Così come acquista un senso l'intercettazione del 17 febbraio 1988, che vede Berlusconi confidare al suo amico Renato della Valle (all'epoca indagato per bancarotta e quindi sotto intercettazione) quanto segue:

sono messo male fisicamente e poi ho tanti casini in giro, a destra e a sinistra. Ne ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandare via i miei figli, che stanno partendo adesso per l’estero, perché mi hanno fatto delle estorsioni in maniera brutta

O Madonna!”, dice Della Valle

è una cosa che mi è capitata altre volte dieci anni fa e ora sono ritornati fuori”.

Senti, Silvio – gli dice Della Valle – va beh, ma hai Saint Moritz, no? Sennò ti dicevo se vuoi mandarli, i figli, anche qui a casa mia non ci sono problemi”, cioè Della Valle gli dice “ scappa per un po’, se ti vogliono minacciare

Grazie, li mando molto più lontani. Sai, siccome mi hanno detto che, se entro una certa data non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me e espongono il corpo in Piazza Duomo…

O Madonna!”, ridice Della Valle

Allora sai, sono cose poco carine da sentirsi dire e allora ho deciso: li mando in America e buonanotte, perché ho un po’ di cosette da fare”.

Della Valle gli chiede “ma ti hanno dato una data? Ti hanno dato un ultimatum? Fino a quella data lì vai anche tu, no?

E Berlusconi dice “no, no, io qui sono difeso per casa

Devono passare sul mio cadavere”, dice Della Valle, come dire “ ti proteggo io

E Berlusconi gli dice “ sì, così ci mettono la bomba in due e ci fanno saltare in due” e ride

E Della Valle dice “ma cosa vuoi che ci facciano saltare, la bomba?

A un certo punto Berlusconi conclude dicendo “Ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non mi rompono più i coglioni”.


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