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Governo appeso a un filo. La chierezza del M5S, i sotterfugi e i ricatti degli altri

 |  Redazione Sconfini

Siamo arrivati al momento topico di questo travagliato inizio di legislatura.

Lo scontato "vade retro" del M5S (discutibile ma immutabile da un mese a questa parte) è un simbolico contraltare ai silenzi, ai vili ricatti, a prevedibili voltagabbana, a strategie nebulose degli altri partiti principali.

Che farà ad esempio Scelta Civica? Si accontenterà di contare come il due di picche pur di restare al governo?

Che farà la Lega Nord? Siamo sicuri che voterà contro ben sapendo che senza il traino elettorale di Maroni candidato alla presidenza della Lombardia e la sua fantasiosa macroregione del nord rischia di perdere ancora più rappresentanti e di scendere sotto il 4%? Lo stesso Bossi, spalleggiato da Cota hanno detto di non voler far tornare il Paese alle urne.

E che farà il Pdl che con la zavorra Berlusconi e i suoi processi è impresentabile al 99,9% degli elettori di centrosinistra ma che senza Berlusconi è destinato ad un'immediata estinzione? Evidentemente non può votare a favore della fiducia senza un tornaconto in termini di rappresentanza governativa. Ma non sarebbe per loro saggio nemmeno votare contro. Un periodo (seppur breve) all'opposizione farà bene al Pdl per ricompattare i ranghi dei suoi elettori e a far urlare alle molteplici bocche di fuoco para-informative di cui dispone il leader lo sconcerto che ogni decisione del governo Bersani prenderà. Possibile quindi la strategia dell'uscita dall'Aula di Palazzo Madama per consentire comunque il via libera alla fiducia?

Di fatto tutto è oscuro e misterioso. Tutto è segreto. Il sottile filo del ricatto permanente aleggia sul capo di Bersani come una moderna e corrotta spada di Damocle pronta a spezzarsi al momento opportuno. E il coltello per tagliare il filo, è come sempre in mano a Berlusconi.

Almeno finché non sarà dichiarato ineleggibile.

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