Politiche 2018: è la fine della parabola della Seconda Repubblica?
L'Italia che esce dal voto politico del 2018 viaggia ad alta velocità su due binari: quello della paura e quello della disperazione.
La paura di diventare meno ricchi, dello straniero, della "teoria dei gender" (la più assurda tra tutte) ha colpito il Nord in modo fragoroso: la vittoria della Lega non si spiega solo con la matrice della destra conservatrice che da quasi sempre attraversa la Val Padana. Si spiega invece con l'impoverimento lessicale e culturare del motore economico del Paese, oramai chino sugli smartphone e più attento ai post su Facebook che ad alzare lo sguardo per vedere dove sta andando. Un campagna così misera sul profilo dei contenuti, anche solo 10-15 anni fa, avrebbe premiato la lega con le tradizionali percentuali del 6-10%. Invece oggi è cambiato tutto. Il voto si sposta in percentuali spaventose in un mese di campagne mirate, ben studiate e furbescamente ritmate da due/tre temi cardine e niente altro. Chiedete ad esempio quali sono gli stimoli allo sviluppo economico che la Lega ha in mente per far riprendere quota al Pil. Quali sono le ricette per la Sanità o per lo spending review. Nessuno saprà dare risposta a queste tre domande. Le uniche risposte possibili sono: "alzare muri", "ruspe", "Boldrini sei una...", "Elsa di Frozen lesbica mai!" perché questo era il livello.
Poi c'è la disperazione: la disperazione del Sud. Un plebiscito mostruoso per il Movimento 5 Stelle al Sud dove si è fatto letteralmente cappotto. Perché? Anche qui, nonostante un programma estremamente più serio, completo e profondo, a far breccia è stato solo e unicamente il reddito di cittadinanza. Che purtroppo in tanti hanno erroneamente letto come guadagnare senza fare un cazzo. O meglio, una beata minchia. C'è della speranza in questo voto però: ribellarsi in massa in modo così evidente alle piccole e grandi mafie che ti premiano con qualche spicciolo in cambio dei tuoi silenzi, del tuo voto, della tua collaborazione e a questo welfare illegale e primitivo per un diritto economico di lungo periodo è certamente un passo avanti. Che però dovrà imporre a tutti di tirarsi su le maniche perché è del tutto evidente che non può durare in eterno e che altri ne avranno più bisogno di te tra qualche tempo.
Poi ci sono i dati indiscutibilmente confortanti: Berlusconi era all'ultimo giro (la prossima volta, glielo auguriamo ma potrebbe non esserci, avrà quasi 87 anni) e l'esiguo consenso avuto significa che è politicamente finito. Ma non è tutto: perché dietro a lui precipita nel baratro anche Renzi, figlio prediletto e distruttore del PD, che ora impiegherà anni per rifarsi una verginità (se mai ce la farà). I partiti cosiddetti "moderati" all'italiana, ovvero quelli che hanno segnato la Seconda Repubblica sono definitivamente cancellati: mai più torneranno Margherite, PD vestiti da DC, Forza Italia in stile Andreotti, UDC, CCD e altre sigle di centro. Anche la sinistra da salotto, un ossimoro scandaloso ma che è stata indubbia protagonista dai tempi di Bertinotti fino a quelli di Grasso e Boldrini, scompare mentre quella rivoluzionaria e anticapitalista, ancora una volta non è riemersa da dove nel 1989 era stata seppellita dalla Storia. La Lega ha cannibalizzato le liste dichiaratamente fasciste con Forza Nuova e Casa Pound il che è un buon segnale per la democrazia del Paese, meno perché quei voti ci sono, sono pesanti in quota Lega e saranno presenti in Parlamento.