Ma chi l'ha mai detto che LinkedIn non serve a niente? Il celebre "social" che mette in collegamento contatti professionali, secondo molti osservatori, ha generato nel tempo un numero di colloqui e di contratti di lavoro inferiore alle attese.
Sarà anche vero, ma in Italia, uno dei Paesi più retrogradi in tema di informatizzazione è accaduto un vero miracolo. Il fortunato selezionato è Alessandro Alfano, fratello del Ministro degli Interni Angelino. L'ex ad di Poste Italiane, Massimo Sarni, l'ha reclutato in qualità di dirigente di Postecom a soli 160mila euro l'anno. Una miseria a cui Francesco Caio, il nuovo capo delle Poste (scelto da Renzi) ha presto risolto aumentando gli emolumenti a 200mila euro l'anno più bonus e fringe benefit ovviamente.
Ma come è avvenuta la scelta? Digitando su LinkedIn a colpo sicuro il nome di Alessandro Alfano! Pensate poi la casualità: gli altri 10 candidati circa erano stati sempre individuati su LinkedIn ma attraverso una ricerca basata sui titoli. Per il giovane Alfano (laurea triennale conseguita a 34 anni) invece la ricerca è stata fatta sul nome. Questo è quanto il Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha stabilito dopo le perquisizioni che hanno portato all'arresto di faccendieri (Raffaele Pizza), politici (il deputato di Ncd, Antonio Marotta) e dirigenti.
Per Poste, che hanno alzato lo stipendio ad Alfano dopo che quest'ultimo ha avuto l'ardire di aprire anche un contenzioso lavorativo trasferendolo a Poste e Tributi, si difendono così: "Abbiamo fatto una quotazione di obbligazioni in Borsa e la legge ci permette di fare come ci pare".
Ah, Postecom non ha emesso alcuna obbligazione. Ai giudici l'ardua sentenza.