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Ashton Bingham

Falsi abusi sui minori: dalla denuncia alle indagini

 |  redazionehelp

In questi ultimi mesi non passa giorno che quotidiani e televisioni non propongano vicende giudiziarie che coinvolgono minori, sia per veri che per falsi abusi, sia per sottrazione alle loro famiglie.

L’enunciazione di un problema come quello dei falsi abusi non gode di uno spontaneo interesse od approvazione presso l’opinione pubblica poiché sembra andare contro lo sdegno diffuso nei confronti degli abusi sessuali sui minori. La pedofilia è una tragica realtà che merita giustamente riprovazione, decisa condanna e, laddove si può, attenta prevenzione. Ma proviamo per un momento a metterci nei panni di chi subisce l’accusa. Su 5mila denunce che ogni anno vengono fatte, sono meno di mille quelle che hanno un minimo di credibilità e su queste nell’85% dei casi si tratta di padri separati denunciati dalle ex mogli.
L’onlus “Mamme e Papà Separati” del Friuli Venezia Giulia, ogni giovedì organizza incontri per dare supporto alla coppia genitoriale in crisi e una volta al mese, grazie alla collaborazione di avvocati e psicologi approfondisce un tema inerente alle difficoltà di essere un genitore separato. È nell’ambito di questa iniziativa che l’associazione recentemente ha dedicato una serata alla scottante questione dei falsi abusi. “Il nostro obiettivo – ha spiegato il presidente regionale dell’associazione, lo psicologo Paolo Falconer – è di cercare di ridurre il conflitto costruendo un progetto dove il bene dei figli viene messo al primo posto. Nelle separazioni l’accusa per pedofilia è diventata una vera e propria macchina da guerra. Spesso, infatti, le denunce risultano infondate, in quanto capita di frequente che dietro ci siano solo vendette personali”. “Ho avuto la possibilità – ha raccontato l’avvocato penalista Marta Silano – di conoscere molte realtà italiane e devo ammettere che Trieste, per quanto sia una piccola città, ha un numero elevatissimo di denunce per abuso sessuale o presunto, anche se fortunatamente il numero delle assoluzioni è comunque elevato”.
La legge del 1996, abrogando la precedente disciplina che considerava la violenza sessuale come un reato che offende la morale e la società, ha finalmente riconosciuto e tutelato il diritto non solo delle donne, ma anche del minore, intendendo la violenza sessuale come delitto contro la persona. La pena prevista va dai cinque ai dieci anni se la violenza è perpetrata ai danni di una donna, dai sei ai dodici se è un minore di quattordici e dai sette ai quattordici anni se l’atto è compiuto nei confronti di un minore di dieci anni. “La nuova legge – ha aggiunto Marta Silano – stabilisce, inoltre, che ogni atto sessuale anche consenziente, compiuto su una persona di età inferiore ai quattordici anni è da ritenersi violenza sessuale. L’età si alza a sedici, quando il colpevole sia il genitore, il tutore o conosca il minore per ragioni di cura, istruzione, vigilanza, custodia o abbia con quest’ultimo una relazione di convivenza”.
Una statistica del 2009 registra che l’87% delle separazioni è accompagnata da denunce che vanno dal mancato pagamento degli alimenti all’accusa di stalking al più odioso dei reati: l’abuso sessuale. “Il procedimento penale per abuso sessuale – ha dichiarato l’avvocato penalista – è un’esperienza molto difficile da dover far vivere al proprio figlio causa le perizie che deve affrontare ed è proprio per questo motivo che diventano di fondamentale importanza figure professionali quali psicologi, psichiatri infantili, tutti consulenti preposti a verificare la veridicità di ciò che il minore asserisce. Il consulente ha il potere di valutare la testimonianza, cioè se viene rilasciata in modo maturo e coerente, e verificandone l’attendibilità oggettiva riesce a capire se il minore è capace di riportare ciò che è realmente accaduto”. A tal proposito è stata istituita nel 1996 la Carta di Noto che stabilisce delle “linee guida” per l’operato di tutti i soggetti coinvolti in questo tipo di procedimento, la cui violazione non comporta, tuttavia, alcuna nullità/inutilizzabilità degli atti del processo relativo.
“Le testimonianze – ha precisato Marta Silano – vengono raccolte prima del processo e, anche se spesso non avviene, devono essere tutte videoregistrate, come la legge richiede. Le audizioni avvengono in ambiente protetto proprio perché si cerca di mettere il minore a proprio agio. La testimonianza è fondamentale ed è bene fare tutte le domande necessarie, in quanto essa verrà cristallizzata ovvero non potrà più essere modificata”. “Il procedimento – ha continuato – può nascere sia da una rivelazione da parte del minore sia dall’emergere di un disagio fisico quale uno squilibrio ormonale o una diuresi notturna anche se è bene sottolineare che questi non sono sintomi che appartengono solo ed esclusivamente ai bambini abusati”. “Per quanto riguarda il soggetto indiziato di abuso sessuale – ha terminato l’esperta penalista – vi è stato un aggravamento delle misure cautelari e la legge che lo ha introdotto è la n. 38 del 2009, che stabilisce che il sospettato debba andare in carcere e non sia solo allontanato dall’abitazione o dai luoghi che l’abusato è solito frequentare”.
Ciò che succede in sede civilistica non è altro che un riflesso di ciò che accade in sede penale. “Il genitore accusato – ha fatto notare l’avvocato civilista Michele Luzzatto – che nella maggior parte dei casi è il padre, si vede costretto a stare con i propri figli in un tempo limitato e alla presenza dei servizi sociali. Ritengo, tuttavia, che per quanto doloroso e restrittivo sia questo provvedimento, esso sia necessario, anche in caso di calunnia, in quanto si deve ancora stabilire la colpevolezza o meno del soggetto. Inoltre, un atteggiamento conciliante da parte dell’indiziato, nella maggior parte dei casi, viene premiato”.
Gli abusi esistono e la separazione risulta essere il momento migliore per farli emergere. “La dissoluzione del matrimonio – ha confermato la psicologa Paola Matussi – facilita la rivelazione di abuso preesistente, in quanto il bambino si sente più libero di parlare senza timore di ulteriori rappresaglie grazie ad una minore presenza del genitore abusante. Inoltre, nei casi di abuso intrafamiliare, per le madri è molto difficile credere che i mariti possano abusare dei loro bambini e da qua nasce l’omertà. È, tuttavia, altrettanto vero che nei casi di separazione si rilevi, talvolta, un problema opposto: le false denuncie. Con la delusione dettata dal fallimento del loro matrimonio, i genitori possono reagire in modo sproporzionato fino ad innescare delle dinamiche che portano a pensare che l’ex coniuge sia capace di qualsiasi cosa. In particolare, i genitori che accusano possono essere di due tipi: quello vendicativo che cerca di persuadere il bambino, anche se tuttavia il “bambino persuaso” è facilmente riconoscibile in quanto il minore parla come un adulto e non è capace di esprimere emozioni adatte alla situazione, e quello iperansioso che legge in modo errato i sintomi di adattamento della separazione e, reagendo in modo sproporzionato a quello che il bambino ha fatto o detto, dà luogo a fraintendimenti”.
Nel bambino durante la separazione si evidenziano effettivi indicatori di malessere come l’insonnia, incubi e il più preoccupante iperinvestimento emotivo sulle parti genitali che può dar luogo a comportamenti sessualizzati, tutti segnali che possono essere anche ricondotti ad una situazione di abuso. “Bisogna, tuttavia, ricordare – ha sottolineato la psicologa – che i bambini sono continuamente esposti a stimoli sessualizzati dai media, quindi un comportamento che prima poteva essere indice di abuso sessuale ora potrebbe essere la mera riproposizione di un’esposizione visiva. Inoltre, in qualche caso, le domande del genitore possono anche suggestionare, dando così avvio a quel processo psicologico pericoloso denominato rinforzo alla risposta. Ciò si verifica specialmente con i figli più piccoli. In situazione di privazione e di sofferenza a causa della separazione, i bambini diventano particolarmente sensibili all’aumento dell’attenzione ottenuto dopo aver fatto affermazioni a sfondo sessuale che non sono state investigate e quindi rincarano la dose e non ritrattano. In situazioni molto conflittuali, i bimbi si prestano a ciò pur di mantenere un legame psicologico saldo con almeno uno dei due genitori”.
A tal riguardo, alcuni studiosi americani hanno individuato vari fattori piscodinamici che possono indurre il bambino ad una falsa denuncia, tra questi appunto l’esigenza di mantenere il legame psicologico con la madre, la paura di perdere il legame con il genitore preferito, l’unico a cui abbia accesso, l’identificazione con l’aggressore per paura di essere aggredito, l’idealizzazione difensiva dell’accusante e lo scarico dell’aggressività che il bambino accumula e riversa inevitabilmente sul genitore demonizzato. “Inoltre – ha puntualizzato Paola Matussi – la vergogna, un ulteriore fattore motivazionale, impedirebbe al bambino di dire la verità e di ritrattare le accuse. Le rivelazioni possono essere accidentali per i bambini più piccoli e intenzionali per gli adolescenti. Un ricordo basato su un’esperienza reale differisce per aspetti osservabili e coerenti da un ricordo falso. Le rivelazioni sono sempre parziali e confuse e i professionisti hanno il compito di mettere ordine ai sentimenti contrastanti, grazie a strumenti che permettono di valutare la veridicità della testimonianza”.
Le conseguenze di un’accusa di falso abuso sono devastanti per l’intera famiglia, “soprattutto per i bambini – ha osservato la psicologa – che subiscono l’umiliazione di avere un genitore che viene considerato un criminale e che si è macchiato di uno dei crimini peggiori e proprio nei loro confronti, per cui spesso subiscono mortificazioni anche da parte dei coetanei con un conseguente senso di colpa che diventa schiacciante; i figli così si trovano in una situazione drammatica, non possono più contare sul genitore accusato, ma nemmeno sul genitore accusante che, coinvolgendoli in questo processo, li ha traditi”. “Tutti gli operatori del settore – ha concluso – sono concordi che non bisogna mai dubitare a priori di un genitore che, nell’intento di proteggere il proprio figlio, sporge denuncia di abuso”. Sul nostro territorio è presente il gruppo Malab (Gruppo interistituzionale specialistico Maltrattamento e abuso sui minori), pronto ad offrire servizi e supporto a tutti coloro che ne avessero bisogno.
Monica Ricatti


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