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La mappa delle nostre emozioni

 |  Redazione Sconfini

La mamma coccola il bambino, accarezzandolo e cullandolo per tranquillizzarlo quando piange. L’adulto ricerca la tenerezza tra le braccia del proprio partner. L’anziano solo darebbe chissà cosa per una semplice carezza. È allora indubbio che in tutte le fasi della vita siamo alla ricerca di un contatto fisico, perché ci fa star bene. Chissà, forse è davvero il ricordo antico delle cure materne che talvolta emerge forte e prepotente. Forse da qui si può partire per parlare di massaggi. Ma se essi corrispondono a una domanda che giace nelle nostre profondità, forse non è corretto pensare che il massaggio sia solo una meccanica azione che lasciamo fare ad altri sul nostro corpo. Possiamo anche ipotizzare che ci sia dell’altro. In questa riflessione ci facciamo accompagnare da Anita Bencich che da anni lavora nel suo studio triestino e che si rifà alla filosofia Tao.


Che il corpo sia uno, lo sappiamo, come del resto non abbiamo dubbi che esso sia composto da più parti. Ma forse non è altrettanto scontato che tutti abbiamo riflettuto sulla relazione tra le parti. “Il corpo – afferma Anita – è unico e allo stesso tempo suddiviso in parti. E ogni parte rappresenta l’intero. L’esempio più noto è il piede: sulla pianta noi troviamo una mappa di tutti gli organi. Tant’è che agendo su un punto preciso di essa possiamo ottenere benefici su altre zone distanti del nostro corpo”. Si pensi alla riflessologia plantare.


E così partendo da quest’idea di unità nella diversità e di costante rimando tra le parti del corpo, che ci si può forse arrischiare a fare un ulteriore passo avanti. Ipotizziamo che questa unità sia totale e riguardi anche le nostre emozioni. Allora anche il nostro corpo avrà organi che in modo specifico corrisponaltderanno ai diversi stati emotivi. Altrimenti detto: ciascuna parte del fisico potrebbe presiedere a uno stato d’animo. “Secondo i Taoisti – spiega la massaggiatrice – esiste questa connessione tra sensi e organi. Cosicché è stata realizzata una mappa dove vengono indicate le parti del corpo dove vanno a concentrarsi particolari stati emotivi: la rabbia nel fegato, la tristezza nei polmoni e la paura nei reni, per citarne solo alcuni”. La conclusione di questa riflessione allora è rappresentata dall’ipotesi che se viene adeguatamente stimolata una parte del corpo dove si annida un’emozione, si può arrivare a far emergere l’emozione stessa. “Le emozioni – sostiene Anita – sono comunque segnali di vitalità, anche quelle negative: esse non devono essere represse bensì incanalate nella direzione giusta”.


Ma procediamo, seppur cautamente, su questo terreno. Di fatto ogni stato emotivo ha un suo opposto, e ognuno ha una sua forma compensativa, altrimenti detto: “Nel cuore – chiarisce l’esperta – giace l’odio ma anche l’amore, nella milza il dispiacere ma insieme ad esso si annidano anche la lealtà e la bontà”. Così messo il discorso può sembrare complicato o fuorviante. Veniamo allora a un ragionamento molto più semplice e che tutti possiamo facilmente verificare. Quando abbiamo mal di denti di sicuro non saremo molto ben disposti verso il mondo. Un qualsiasi malessere fisico condiziona il nostro umore. Allora perché non ammettere che ci sia questa connessione tra anima e corpo? E che quindi curando il corpo si consegua un miglioramento anche dello stato emotivo?


“L’essere umano – sottolinea in conclusione Anita – è animato da energia: essa può essere pulita o sporca. Quando l’armonia del nostro corpo viene rotta da un disturbo fisico, significa che il flusso energetico non scorre più come prima. Bisogna allora cercare di ripristinare l’ordine di prima per essere nuovamente animati da vitalità”. Scaricare o meglio farsi aiutare, grazie a un massaggio eseguito da una persona competente, a scaricare l’energia negativa (sporca) per sostituirla con quella positiva (pulita) può essere una strada da percorrere, tra le molte. Comunque vale la pena provarci senza pregiudizi. Il massaggio ad ogni modo fa star bene e ci riconduce al mondo delle coccole rimpiante e forse non perse per sempre.

Tiziana Benedetti

 


In collaborazione con Help!


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