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Libertà di stampa, a che prezzo?

 |  redazionehelp

Pochi di noi hanno un’esperienza diretta di come si viva in Paesi lontani. Tutto ciò che vediamo e sappiamo è esperienza mediata. Sono i giornalisti inviati che solitamente raccontano ciò che vivono in maniera più diretta.

Testimoni degli eventi, ricoprono un ruolo di primo piano nell’informazione, raccontando ciò che di drammatico o importante avviene nel mondo. Sergio Canciani, nato nel ‘46, di origine triestina, dopo gli inizi a Radio Trieste, è stato inviato speciale del Tg2 con incarichi a Bucarest, in Ungheria, in Albania e nell’ex Jugoslavia. Con la crisi dell’Urss e delle province satelliti, ha lavorato in Europa Centrale e nei Balcani. Nel ’97 è stato nominato corrispondente dalla Russia ed è stato per 13 anni capo dell’Ufficio di rappresentanza e corrispondenza della Rai a Mosca da dove ha realizzato oltre settemila servizi. Canciani è uno di quei giornalisti che non si è fermato alla scrivania, e all’incontro tenutosi a maggio presso il Circolo della Stampa a Trieste ha spiegato come la Russia di oggi si regga prevalentemente su quattro assi portanti: il Cremlino di Medvedev, uomo democratico che sostiene la società civile e si batte per la libertà della magistratura, il potere verticale di Putin legato al Kgb e al potere forte dei militari, la Chiesa ortodossa; il quarto asse nascosto sono le donne che tengono in piedi il sistema, dal momento che gli uomini russi si rivelano immaturi e inaffidabili. Quando l’inviato ha iniziato il suo mandato la parabola di Gorbaciov era appena terminata e lui assistette al turbocapitalismo di Eltsin. Quest’ultimo, ha spiegato Canciani, “era un uomo che decise di rompere con l’economia pianificata ed ecco che ai lavoratori vennero dati dei voucher ovvero delle azioni commerciabili della propria azienda che decisero di vendere a giovani rampanti, i quali per acquistarle attingevano dai capitali depositati dalla nomenclatura sovietica a Cipro, in totale assenza di controlli fiscali”. “Oggi il cittadino russo – ha chiarito il giornalista – non si interessa assolutamente alla politica e mira semplicemente a migliorare il proprio tenore di vita. Vuole meno pensieri e più comfort”. Ora si trovano tutti i tipi di merce in Russia. Sono presenti grandi catene commerciali quali l’Auchan e l’Ikea. “Quando si parla di comfort – ha precisato Canciani – si parla di comfort diffuso per centocinquanta milioni di abitanti, mentre il lusso appartiene a circa un milione e duecento mila persone, per lo più residenti a Mosca, che oggi rappresenta l’Eldorado delle grandi firme”. Per quanto riguarda l’informazione in Russia, il giornalista ha precisato di non aver mai subito censure dirette, però ha aggiunto che “se si desiderasse fare un servizio sulla Cecenia o su argomenti giudicati sensibili, dopo aver chiesto l’autorizzazione al Cremlino ci si sentirebbe rispondere che la questione appartiene ai militari”. “La libertà di stampa – ha chiarito Canciani – è ad alto rischio in Russia. Sono stati uccisi, infatti, molti giornalisti coraggiosi. Questi colleghi hanno cercato di far luce su quella zona d’ombra dove la politica corrotta si intreccia alla criminalità organizzata ed ai trafficanti di droga, e purtroppo molti di loro hanno perso la vita. I giovani russi che hanno la possibilità di raggiungere una formazione e un’istruzione di alto livello sono dei grandi navigatori di Internet e ciò ha spiazzato i controllori dell’informazione, in quanto la rete non può essere controllata”. Non è mancato un cenno alla situazione locale. “Trieste – ha invitato Canciani – non deve cullarsi nell’idea di essere una città mitteleuropea, ma guardare avanti alle nuove sfide, ai giovani che troppo spesso vengono ignorati e alle importanti realtà presenti sul territorio come l’Area di Ricerca e il Collegio del Mondo Unito”. Il giornalista ha concluso il suo intervento commentando come la RAI soffra di “cattiva organizzazione, di esubero di personale” e quindi sia destinata, se non ripensata e rifondata, a ricoprire un “ruolo marginale nel panorama dell’informazione”. Inoltre, ha sottolineato come il rapporto tra politica e televisione sia sempre esistito e di come la Rai fino ad oggi sia sempre stata un servizio pubblico e “mai così asservito al potere dominante”.


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